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  1. #26
    Moloch
    ospite

    Predefinito Riferimento: La guerra del gas e' ricominciata

    Ma così ti perdi il fatto che è tutta colpa degli EBREI

  2. #27
    Lo Zio L'avatar di painofsalvation
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    Predefinito Riferimento: La guerra del gas e' ricominciata

    Comunque ne parlarono anche su Libero e l'articolo e' reperibile sul sito della difesa:

    http://www.difesa.it/files/rassegnas...1/12814804.pdf

    quindi minchiate piu' di tanto non sono di sicuro, poi fate come vi pare.

    OBAMA COME GIUDA

    Il presidente ci sorride ma convoca Gorbaciov: aiutami a fermare l'italia berlusconiana. Obiettivo: spezzare l'asse Silvio-Putin e avere mano libera sull'Europa

    LA CASA BIANCA CHIAMA GORBACIOV:FERMA SILVIO

    Il presidente Usa Chiede aiuto all'ex leader sovietico per spezzare l'asse tra il premier e Putin, troppo filo europeo

    Come se non bastassero veline, divorzio e giudici. Anche sul fronte internazionale Silvio Berlusconi ha le sue gatte da pelare. In questo caso si tratta di partita alta, tra numeri uno del mondo, un club dove il nostro primo ministro è entrato a pieno titolo grazie alle relazioni personali con l’ex presidente Bush e con Vladimir Putin. La sinistra italiana ci ha sempre scherzato sopra, ma è un fatto ormai accertato che il Cavaliere ha contribuito in maniera determinante a tenere buoni i rapporti tra le due superpotenze Usa e Russia. Era di casa al Cremlino come alla Casa Bianca e più di una volta si è prestato a fare da mediatore, come nel caso della delicata crisi georgiana. Ora Bush non c’è più, al suo posto è arrivato Obama e Putin sta cedendo non si sa quanto spontaneamente fette di comando al suo delfino e presidente Dmitry Medvedev. Ovvio che gli equilibri stiano cambiando ma forse nessuno immaginava in tempi così rapidi e in modi così bruschi. (…) (…) Al di là delle dichiarazioni di facciata, delle foto in amichevoli atteggiamenti come è successo al recente G 20 di Londra, mister Obama ha deciso di tagliare le gambe al ruolo internazionale dell’Italia berlusconiana. Ovviamente nulla deve apparire e gli stessi canali diplomatici ufficiali non sono abbastanza sicuri per mettere in atto delicate operazioni contro un alleato storico quale noi siamo per gli Stati Uniti. Così il 23 marzo Obama ha ricevuto una visita tenuta molto riservata da Michail Gorbaciov, ultimo segretario generale del partito comunista dell'URSS, fautore dell'operazione di cambiamento che nel 1991 ha portato alla dissluzione dell'impero comunista. Argomento all'ordine del giorno del colloquio e' stato proprio il caso Italia e più precisamente le amessa a punto di una strategia per depotenziare ad ogni costo l'asse Berlusconi-Putin troppo autonomo, troppo filo europeo e quindi troppo pericoloso per le nuove strategie dell'america di Obama.
    Che il presidente Usa preferisca avere come interlocutore Mendvedev che con Putin non e' un mistero e lo si e' capito chiaramente anche nel corso della recente tensione Usa-Mosca sulle manovre nato ai confini con la Georgia. I due preferiscono guardare ad oriente , alla cina in particolare, piuttosto che alla vecchia e incartata Europa Che rimarrebbe tagliata fuori piu' di quanto gia' non lo sia dalle grandi strategie politiche ed economiche dei prossi anni.
    Cosi', l'uomo che in patria viene inseguito per le presunte scappatelle, in america e' visto come un nemico in quanto difensore del ruolo che il vecchio continente deve giocare sullo scacchiere internazionale.
    Gia' ma perche' Gorbaciov? Premio nobelper la pace, l'wx capo dell'Unione Sovietica e' un ambasciatore occulto a tempo pieno. Tra una conferenza e un premio ha libero accesso alle stanze che contano e ancora molti e influenti amici in Russia ma anche tra i post comunisti italiani ed europei. Insomma, dietro l'immagine pubblica di un innocuo reduce a cui si deve la caduta del muro di Berlino, puo' ancora provare a muovere leve che contano. Anche in Italia.

    sta di fatto che solo pochi giorni fa Silvio Berlusconi e Vladimir Putin hanno rilanciato la loro alleanza strategica sugellando a Soci, sul mar nero, la firma
    di un maxi accordo tra Eni e Gazprom sul gasdotto South Stream destinato a segnare il futuro energetico dell'Europa. Mal visto da Bruxelles che vuole a tutti costi ridurre i legami commerciali con Mosca per potenziare ancora di piu' la dipendenza con l'area del mar Caspio attraverso un altro grande gasdotto, il Nabucco che dovrebbe bypassare Russia ed Ucraina.
    Un berlusconi debole e in difficolta' insomma farebbe gioco non solo a Di Pietro e Franceschini, ma a mezzo mondo, quello che guarda a Obama come al salvatore dell'universo e al nostro continente come una terra di facili conquiste. In loco, cioe' qui da noi, giornali e giudici sono gia' al lavoro. Sempre qui, ma anche altrove, da due mesi si e' rimboccato le maniche anche Michail Gorbaciov, Nobel per la pace. Come sempre, la loro pace.
    Sinceramente posso capire la paura di non ottenere petrolio al prezzo che piu' faceva comodo agli americani (e con lo spettro dell'URSS ai vecchi tempi), quindi invadere i paesi dei beduini ma adesso mi dovete spiegare che boia c'entrano gli americani con le repubbliche ex sovietiche, per quale motivo gli dovrebbe essere dovuto fare affari con loro?
    sytanno dall'altra parte dell'atlantico che minchia centrano con l'asia e l'europa?
    sempre a fare da intermediari e parassitare e hanno crearo il wto appositamente per questo.
    nel mondo gli affari si facessero tra i paesi direttamente interessati, altro che americani.
    iniziano veramente a fare schifo, devono monopolizzare tutto loro, magari per ricattare energeticamente pure cina ed india paesi nei quali hanno, stupidamente, umanamente parlando, delocalizzato le loro aziende (e pure le nostre grazie alla loro idea del WTO) facendo perdere milioni di posti di lavoro per fare arricchire gente che di soldi ne aveva gia' abbastanza.
    e poi mi vengono a parlare delle oligarchie delle ex repubbliche sovietiche, delle dittature... ma per cortesia.

    si sono abituati male col mondo a strisciare ai loro piedi spero che inizino a prendere pizze in faccia a destra e manca, probabilmente non piu' dall'italia, ma credo che nei prossimi anni dovranno iniziare a prendere in considerazione l'idea di ridimensionarsi di parecchio e smetterla di far pagare agli altri il loro stile di vita sovradimensionato.

    volendo, per chi vuole ci sarebbe anche un articolo di Veneziani:

    http://rassegna.camera.it/chiosco_ne...tArticle=M3KQL

    come noterete sono articoli di parecchi mesi fa, in tempi meno sospetti.
    Ultima modifica di painofsalvation; 18-12-09 alle 17:14:26

  3. #28
    Moloch
    ospite

    Predefinito Riferimento: La guerra del gas e' ricominciata

    Citazione Originariamente Scritto da painofsalvation Visualizza Messaggio
    Comunque ne parlarono anche su Libero e l'articolo e' reperibile sul sito della difesa:

    http://www.difesa.it/files/rassegnas...1/12814804.pdf

    quindi minchiate piu' di tanto non sono di sicuro, poi fate come vi pare.



    Sinceramente posso capire la paura di non ottenere petrolio al prezzo che piu' faceva comodo agli americani (e con lo spettro dell'URSS ai vecchi tempi), quindi invadere i paesi dei beduini ma adesso mi dovete spiegare che boia c'entrano gli americani con le repubbliche ex sovietiche, per quale motivo gli dovrebbe essere dovuto fare affari con loro?
    sytanno dall'altra parte dell'atlantico che minchia centrano con l'asia e l'europa?
    sempre a fare da intermediari e parassitare e hanno crearo il wto appositamente per questo.
    nel mondo gli affari si facessero tra i paesi direttamente interessati, altro che americani.
    iniziano veramente a fare schifo, devono monopolizzare tutto loro, magari per ricattare energeticamente pure cina ed india paesi nei quali hanno, stupidamente, umanamente parlando, delocalizzato le loro aziende (e pure le nostre grazie alla loro idea del WTO) facendo perdere milioni di posti di lavoro per fare arricchire gente che di soldi ne aveva gia' abbastanza.
    e poi mi vengono a parlare delle oligarchie delle ex repubbliche sovietiche, delle dittature... ma per cortesia.

    si sono abituati male col mondo a strisciare ai loro piedi spero che inizino a prendere pizze in faccia a destra e manca, probabilmente non piu' dall'italia, ma credo che nei prossimi anni dovranno iniziare a prendere in considerazione l'idea di ridimensionarsi di parecchio e smetterla di far pagare agli altri il loro stile di vita sovradimensionato.

    volendo, per chi vuole ci sarebbe anche un articolo di Veneziani:

    http://rassegna.camera.it/chiosco_ne...tArticle=M3KQL

    come noterete sono articoli di parecchi mesi fa, in tempi meno sospetti.
    Ma lo sai cos'è il WTO?

  4. #29
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    Predefinito Riferimento: La guerra del gas e' ricominciata

    qualche giorno fa:

    La Polonia, nuovo campo di battaglia energetica tra Ue e Russia

    Mauro Bottarelli

    martedì 6 aprile 2010

    Alla fine, la verità viene - quasi sempre - a galla. E non sono buone notizie quelle che ci ha portato il ponte pasquale. A partire dalla Cina. A dire una parola chiara sul rischio devastante di bolla che è alle porte, questa volta è stato Guo Shuqing, presidente della China Construction Bank, gigante dei mutui immobiliari e del real estate che ha parlato «di situazione decisamente preoccupante se la crescita, come sembra, sarà del 9,5%». Previsione, quest’ultima, della Banca Mondiale, mentre analisti indipendenti parlano addirittura dell’11-12% per l’anno in corso.

    Cifre insostenibili. E lo sanno bene a Washington, dove Tim Geithner, il segretario al Tesoro, ha deciso di posticipare la pubblicazione di un documento durissimo verso la politica monetaria di Pechino e la sua volontà di non far apprezzare la valuta di riferimento. Il 12 e 13 aprile il presidente cinese, Hu Jintao, sarà negli Stati Uniti per un meeting sulla sicurezza nucleare: prima di allora, non conviene a nessuno far innervosire ulteriormente il già nervoso gigante rosso.

    Anche perché il 1° di aprile, quello che nel mondo anglosassone, viene chiamato Fools’ Day, è arrivata una brutta sorpresa accessoria per l’America: è terminato il programma di riacquisizione da parte dello Stato degli assets tossici e ora che la Fed ha sborsato 1,7 trilioni di dollari, il paese deve ricominciare a camminare senza le stampelle e con le sue gambe ancora tremebonde. Il problema è che quei 1,7 trilioni di denaro creato dal nulla spariranno - e con essi il loro effetto placebo sull’economia - non appena i bonds saranno venduti sul libero mercato.

    E resteranno solo i segnali negativi, come il rischio deflattivo: i rendimenti dei bond del Tesoro a dieci anni sono cresciuti di 30 punti base a uno storico 3,94%, le case invendute in salita, il 24% dei mutui precipitati in equity negativa. Per non parlare della massa monetaria M3: la sua epica contrazione è stata del 6% da settembre a oggi. Insomma, guai in vista dopo l’indigestione di soldi “falsi” stampati e benedetti da Ben Bernanke. Ora Washington non può contare su nessuna stampella, né quella del quantitive easing, né quella di Pechino, storico detentore del debito Usa caduto in disgrazia. O quasi.

    Arrivano segnali di fragilità dal mondo e di brutte intenzioni protezionistiche. La Russia è stata messa sul banco degli imputati per la sua politica ultra-punitiva verso le aziende russe che vogliono quotarsi sui mercati esteri, costringendole a pre-collocazioni attraverso status offshore per aggirare i vincoli imposti dal Cremlino. Il quale., invece, stende tappeti rossi alle aziende straniere per farle quotare alla Borsa di Mosca, il cui indice la scorsa settimana ha infatti registrato la migliore performance tra le piattaforme regolamentate con quasi il 5% di crescita.

    Non è migliore, né casuale nel suo timing, la situazione in Sudafrica, dove l’assassinio del leader pro-apartheid, Eugene Terreblanche, ha visto il paese precipitare in una nuova spirale d’odio innescata dal leader dell’influente Anc Youth League, quel Julius Malema, che da settimane arringa le folle al grido di «Uccidi il boero» e che l’altro giorno, casualmente a ridosso dello storico accordo-cartello dei giganti estrattivi del minerale ferroso, ha chiesto a gran voce la rinazionalizzazione delle miniere ora in mano a gruppi stranieri, di fatto legittimi proprietari.

    Siamo all’esproprio, una scelta che - ad esempio - potrebbe devastare il mercato dei metalli preziosi, visto che l’85% delle riserve di platino sono proprio in Sudafrica, così come l’80% di quelle di manganese e il 73% di quelle di cromo. Ma si sa, in questi casi l’accusa di razzismo e colonialismo è sempre alle porte: accettiamo allora questo razzismo al contrario e il suo ricatto economico, visto che se il discorso populista che vuole il popolo sudafricano unico detentore delle risorse del paese si scontra con la realtà di un mercato che negli anni ha legittimamente acquisito assets nel paese portando ricchezza (senza gli odiati bianchi sfruttatori e capitalisti, a Pretoria si sarebbero scordati il business miliardario dei mondiali di calcio).

    Guarda caso saranno loro a pagare le scelte di Malema. Nomi come Rio Tinto, Anglo American, BHP Billiton, Xstrata ma anche Anglo Platinum e Kumba Iron Ore: pensate che queste quattro aziende pesano per il 10% sull’indice FTSE 100 di Londra e analisti della City hanno detto chiaramente che una nuova spirale di violenza e l’ipotesi di nazionalizzazione delle miniere porterà con sé una devastante impennata nel prezzo delle commodities. E indovinate un po’ chi pagherà questi rincari per estrattori, trasportatori e produttori di beni?

    Bravi, noi consumatori finali che ci stracciamo le vesti contro il mercato e la globalizzazione cattiva. La verità, come dicevamo all’inizio, viene quasi sempre a galla. Lo ha ammesso ieri sul Financial Times Wolfgang Munchau, dicendo chiaro e tondo che la Grecia andrà in default sul debito, anche se non quest’anno e nessuno potrà farci nulla, poiché si tratta di dinamiche del debito pubblico legate a formule matematiche e cicli storici: non si scappa e l’impennata dei cds sul default sovrano a 10 anni parla questa lingua.

    Ma la verità è anche quella raccontataci, dati alla mano, dalla Hedge Fund Research, un compilatore di indici con sede a Chicago, “la città della speculazione” secondo gli anti-mercatisti: ebbene, i fondi che avrebbero affossato la Grecia con le loro scommesse naked short sui cds sul debito sovrano hanno già perso l’1,25% di quanto investito quest’anno, proprio a causa dell'instabilità creata dalla politica: chi scommette su tassi d'interesse, bond sovrani e valutario - i cosiddetti macro hedge funds - hanno perso per il semplice fatto che si trovano a dover giocare su un tavolo dove l’avversario è mazziere e baro al tempo stesso.

    E hanno perso giganti come Brevan Howard, Tudor BVI Global e Moore Capital, non dei parvenu. Ma queste cose non vanno dette né scritte, meglio riempire la testa della gente di “versioni ufficiali”. Fino a quando sarà possibile, però, non si può dire: il tempo sta davvero scadendo per i profeti dell'inganno, i guai sono alle porte. Ovunque si guardi.

    P.S. La nuova battaglia energetica di cui parliamo da giorni, a breve avrà un nuovo fronte: tenete d’occhio la Polonia. In quel paese, entro un mese, Conoco-Phillips, Talisman Energy e Exxon-Mobile si lanceranno in una gara miliardaria per garantirsi i diritti di trivellazione a Gdansk, sulla costa baltica.

    Si tratta di un “tesoro” di 1,38 trilioni di metri cubi di gas non convenzionale, ovvero “intrappolato” tra le rocce e ora potenzialmente estraibile grazie a una nuova tecnologia americana: se il progetto andrà in porto, il monopolio russo sulla fornitura di gas all’Europa sarà finito e quindi anche il ruolo di interdizione e “ricatto” di Mosca verso l’Ue. Difficile che il Cremlino non prenda le sue contromosse. Attenzione alla Polonia, quindi.
    oggi:

    Russia: precipita aereo con a bordo il presidente polacco Kaczynski

    non si ha notizia di superstiti. le persone a bordo erano 132, sarebbero tutte morte


    Il velivolo, sui cui viaggiava il gotha delle istituzioni polacche, si è schiantato mentre atterrava a Smolensk

    L'aereo che trasportava il presidente polacco Lech Kaczynski e la moglie è precipitato mentre era in fase d'atterraggio all'aeroporto russo di Smolensk. Non si ha al momento notizia di eventuali superstiti. Le persone a bordo al momento dello schianto sarebbero state 132 e sarebbero tutte morte. Si ignorano inoltre le cause precise che hanno portato alla sciagura aerea. L'aereo si sarebbe schiantato nei pressi dello scalo russo, mentre nella zona vi era una fitta nebbia. L'aereo ha toccato le cime degli alberi prima di schiantarsi al suolo. A bordo dell'aereo vi erano, oltre a Kaczynski, anche il capo di stato maggiore polacco, il viceministro degli Esteri e il governatore della banca centrale.

    VIAGGIO DIPLOMATICO - Il presidente polacco sarebbe dovuto atterrare all'aeroporto di Smolensk per recarsi poi a Katyn e rendere omaggio alle 22.000 vittime dell'eccidio ordinato da Stalin.

    Redazione online
    10 aprile 2010
    allora o e' solo un caso, o Bottarelli porta sfiga, oppure c'ha ragione sul complotto inside...
    Ultima modifica di painofsalvation; 10-04-10 alle 09:32:14 Motivo: perche' si

  5. #30
    Shogun Assoluto L'avatar di н¢ε
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    tutto ciò è molto inquietante

  6. #31
    La Borga
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    Citazione Originariamente Scritto da painofsalvation Visualizza Messaggio
    la polonia nuovo campo di battaglia energetica tra ue e russia
    tzè.
    noi c'abbiamo le accise che contano per il 45% del prezzo e ci evitano di scannarci per sciocchezzuole che spostano il 5-10% non di più

    finalmente ho usato anch'io la nuova faccina

  7. #32
    Hoffmann
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    Predefinito Riferimento: La guerra del gas e' ricominciata

    Mandiamo ai polacchi qualche foto di Enrico Mattei. Così, solo per suggerire una pista...
    Ultima modifica di Hoffmann; 10-04-10 alle 10:50:28

  8. #33
    Lo Zio L'avatar di painofsalvation
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    Predefinito Riferimento: La guerra del gas e' ricominciata

    e adesso sembrerebbe entrare nel vivo la competizione tra paesi produttori di gas trasportato via pipeline e quelli via metaniere.

    APPROVVIGIONAMENTI DI GAS FRA SICUREZZA E FLESSIBILITA’

    Durante la crisi fra Ucraina e Russia la strategia italiana di approvvigionamento del gas tramite pipelines è stata messa sotto accusa perché non darebbe sicurezza di fornitura. Varie fonti istituzionali, governative e industriali hanno allora giocato la carta dei “rigassificatori” cioè potremmo dire di veri e propri “porti per il gas” dove potrebbero attraccare navi provenienti da nazioni diverse con gas liquido da immettere (dopo evaporazione) nelle condutture nazionali esistenti.
    Chi volesse maggiori dettagli tecnici può andare nell’internet dove si trova praticamente tutto. Qui vorrei solo accennare alle caratteristiche più peculiari di questa tecnologia, di quali interessi economici e geopolitici si pone al servizio, gli effetti che potrebbero derivarne sulle scelte economiche e geopolitiche italiane.


    1. GNL: nuova fonte di energia?


    E’ una domanda abbastanza banale ma vale la pena di rispondere. GNL sta per Gas Naturale Liquefatto il che vuol dire metano per il 90-95%, il resto essendo etano, propano e butano. Quindi nulla di nuovo sotto il sole se non per il fatto che i paesi produttori (meglio sarebbe dire “estrattori”) di metano trovano interessante questa tecnologia per esportare il loro prezioso prodotto anche in paesi geograficamente lontani e non raggiungibili con gasdotti. E’ ovvio che la tecnologia è più costosa ma in particolari condizioni di mercato ( e tanto più lontano è il mercato di sbocco) diventa competitiva.

    A loro volta i paesi importatori guardano con interesse al GNL perché permette loro di avviare una svolta energetica dal petrolio o carbone al metano, molto meno inquinante in termini di CO2, in prospettiva sempre più penalizzata da pesanti tasse quando emessa in atmosfera (carbon tax), anche in assenza di collegamenti diretti tramite pipelines con i paesi produttori di gas (pensate al Giappone per esempio).

    Abbastanza esemplare da questo punto di vista la strategia della British Gas che si è assicurata capacità di rigassificazione sia in Inghilterra che in Cile, dotandosi di capacità di vendita tendenzialmente costante al di là delle variazioni stagionali tipiche del mercato del gas: un’opportunità che solo il GNL offre.


    1. GNL: il mercato mondiale


    Data la premessa non dovrebbe suscitare sorpresa il fatto che Giappone, Sud Corea e Taiwan risultino da anni i maggiori importatori di GNL del mondo (22 nazioni nel 2009) con una quota di mercato sempre superiore al 50% dal 2000 ad oggi. Non sorprendente è anche il dato che sia l’UK in Europa a mostrare il maggiore dinamismo con una quota crescente (arrivata al 20% della domanda UK di gas, in vista del progressivo esaurimento dei giacimenti del Mare del Nord), subito dietro la Spagna e ben davanti a Belgio, Francia, Italia (rigassificatori di La Spezia/ENI e Rovigo/Edison, Qatar Petroleum, Exxon).
    Gli USA erano considerati fino a ieri un cliente interessante e numerosi impianti di liquefazione erano stati programmati negli anni scorsi per far fronte ad una domanda che si pensava crescente in modo continuo e stabile. Nossignore: negli USA il metano costa molto meno recuperarlo dalle miniere di carbone e questo ha messo un po’ in crisi nel 2009 l’industria del GNL dal lato dei “liquefatori” cioè i soliti: Algeria, Egitto, Russia, Canada più qualche newcomer molto aggressivo come Qatar (maggior esportatore dal 2006) e Australia (50 MT/y previste nel 2015). I nuovi giocatori di serie B saranno invece: Nuova Guinea, Angola, Iran, Yemen, Perù.

    La domanda globale nel 2009 si è attestata attorno ai 200 milioni di tonn (MT), pari al 6,6% del consumo di gas mondiale, ed è prevista salire a 360 MT/y nel 2020 quando entreranno in funzione molti nuovi impianti di liquefazione la cui costruzione è già partita. Per sostenere la domanda si fa conto ovviamente su Cina (previsione per 32 MT/y importate nel 2020), Brasile, Cile, Argentina, ma molti impianti sono stati rimandati in considerazione del rischio di un eccesso di capacità impossibile da piazzare a prezzi remunerativi. In particolare la Cina potrà giocare tutte le sue carte di potente importatore giocando fra il gas delle pipelines (dal Turkmenistan, dalla Birmania e, in prospettiva, dalla Russia), il gas autoprodotto ed il GNL importato.

    Questo però è il futuro lontano, per il breve periodo al recente meeting internazionale di Orano (Algeria) le prospettive del mercato del GNL sono state rappresentate con preoccupazione, in particolare per la pratica sparizione del mercato USA che sarà attivo solo sullo spot market, per soddisfare i picchi di consumo o riempire gli stoccaggi strategici nei momenti di prezzi favorevoli. E comunque “salvando” indirettamente i produttori dal confrontarsi con prezzi decrescenti.


    1. GNL: qualche riflessione sui possibili effetti sul mercato del gas in Italia


    E’ quindi la flessibilità l’atout del GNL in un mondo crescentemente instabile. Da intendersi in particolare come riferita all’origine-destinazione del prodotto. Il trasporto via nave apre la possibilità di vendite “spot” con possibilità di spuntare prezzi remunerativi su mercati locali in concomitanza con il decrescere della domanda nei mercati vincolati da contratti long-term causa crisi economica.
    Se la flessibilità è la cifra distintiva di questa tecnologia ne deriva come conseguenza che essa sarà privilegiata dai traders di gas (multinazionali come BG o nazioni con limitato mercato interno e vaste riserve, come Qatar, Australia e Canada) che la troveranno particolarmente idonea per spuntare il miglior prezzo (per la parte venditrice) in ogni periodo di tempo in ciascun mercato di consumo. Questa è la strategia di marketing seguita finora dal Qatar che giostra fra i mercati molto “liquidi” di USA e UK e quelli di Asia-Pacifico dove si possono spuntare prezzi migliori perché più “ricattabili”.

    Molto meno attraente sarà per le nazioni come Algeria e Russia, ben collegate da pipelines e vincolate da contratti a medio-lungo termine (formula take-or-pay).
    Non a caso infatti la strategia di Algeria e Russia punta ancora largamente sullo sviluppo delle pipelines (Northstream e Southstream per la Russia, Galsi, Medgaz e gasdotto trans-sahariano dalla Nigeria - TSGP - per l’Algeria). Pur non tralasciando investimenti nel GNL: impianto di Sakhalin per il mercato giapponese (Russia) ed impianto di Gassi Touil pianificato per il 2013 (Algeria).

    Tornando alla questione di inizio articolo, mi sembra a questo punto abbastanza logico concludere che dal punto di vista della sicurezza degli approvvigionamenti una rete di rigassificatori risulterebbe abbastanza ininfluente per l’Italia, mentre forse, e tuttalpiù, potrebbe aiutare a strappare migliori condizioni di prezzo del gas nel momento in cui si andranno a rinnovare i contratti a lungo termine con Algeria e Russia.

    L’idea poi di trasformare l’Italia in un hub del gas per tutta l’Europa mi sembra abbastanza velleitaria, anche se non del tutto peregrina, ma soprattutto tardiva, considerato che in Europa ci sono già 20 rigassificatori con una capacità nominale di 170 miliardi di metri cubi/anno (BCM) (25% ca. del consumo europeo) a fronte di un’importazione di GNL pari a 71 BCM nel 2009.

    E’ però un dato di fatto che le nuove pipelines entreranno in competizione con il GNL il quale deve trovare mercato a tutti i costi dopo aver tanto investito nella liquefazione e potrà offrire ai consumatori prezzi relativamente sganciati dalla quotazione del petrolio, contrariamente al gas delle pipeline. Se dovessi dare un consiglio all’ENI (che ovviamente non ne ha bisogno) non mi preoccuperei tanto di contrastare (o sembrare di contrastare) la costruzione di nuovi rigassificatori (una decisione che per alcune nazioni europee può essere di natura politica più che economica, vedi Polonia), quanto di cercare una maggiore connettività della fitta rete di gasdotti europei in modo da aumentare la sua flessibilità gestionale. Oltre che investire su nuovi stoccaggi strategici, magari utilizzando i giacimenti di gas esauriti o in via di esaurimento (vedi articolo di M. Muchetti sul Corsera del 3/5/2010).

    Mentre ai decisori politici suggerirei di stare attenti alla possibilità che il GNL importato dai rigassificatori spiazzi eccessivamente il gas importato via pipeline (per il puro gioco della concorrenza di prezzo questo è quanto accaduto in Italia nel 2009 con l’avvio del rigassificatore di Rovigo), senza aver verificato la sostenibilità di tali immissioni in termini di sicurezza a lungo termine. Insomma le centrali elettriche di Edison hanno tutto il diritto di funzionare con gas pagato meno sul mercato spot del GNL, ma l’interesse del sistema industriale nazionale è in ultima istanza quello di avere costanza di erogazione dell’elettricità.

    Diverso invece, proprio sul piano strategico, se il GNL entrasse nella rete italiana per poi essere esportato in altri paesi confinanti, rafforzando per questa via alleanze politiche e scambi commerciali. Ma questo non potrebbe non essere un compito precipuo di ENI, la compagnia di bandiera italiana.

    Red

    Roma/3.5.2010

    http://conflittiestrategie.splinder....80%2599-di-red
    Ultima modifica di painofsalvation; 09-05-10 alle 12:19:25

  9. #34
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Con South Stream ancora fermo sulla carta, Nabucco peggio, l'Ucraina ritornata sotto l'influenza dei russi, che a causa dell'ondata di gelo, giustamente, attinge al gasdotto a man bassa stavolta però con la benedizione di gazprom, e con ben 2 e dico DUE (godi popolo bue morto di freddo!!!!) rigassificatori progettati alla cazzo di cane che quando c'e' maltempo sono praticamente inservibili, rischiamo di aggravare ulteriormente la crisi economica:

    Spoiler:
    articolo di martedì 07 febbraio 2012
    Forniture, ora l'Italia trema:
    "Senza gas per tre giorni
    ci costerà un punto di pil"


    di Sergio Rame
    L'Italia ha dichiarato lo stato d'emergenza. La situazione resta critica. La Russia: "Non possiamo aumentare le forniture". E le imprese nostrane vanno in crisi
    La Russia non aumenterà le forniture di gas all'unione europea. La situazione resta critica ovunque: l'ondata di maltempo non sta risparmiando nessuno. E l'Italia sembra avere le ore contate: se, infatti, i distacchi decisi dal comitato emergenza gas dovessero andare avanti per oltre tre giorni, l’impatto sul nostro pil sarebbe una contrazione di circa l'1 per cento. Secondo Paolo Culicchi, il presidente di Gas Intensive, consorzio di otto associazioni della Confindustria nei settori ad alto consumo di gas, le interruzioni hanno già colpito almeno 400 aziende.
    "Le misure prese dal governo italiano per far fronte all’emergenza gas sono adeguate e sono basate sul mercato", ha spiegato all’Ansa la portavoce del commissario Ue all’energia Gunter Ottingher facendo sapere che, per il momento, "non è necessario fare scattare misure europee" dal momento che "il mercato può far fronte alla situazione in Italia". I vertici di Bruxelles sono, infatti, convinti che l’Italia possa "fare fronte alla riduzione dei flussi di gas dalla Russia (-18%) con le misure preventive adottate, tra cui più importazioni dall’Algeria, l’uso di tutta la capacità dei gasdotti, diminuzioni dei consumi delle imprese". Proprio oggi il premier russo Alexander Medvedev, ha ribadito che il colosso del gas non è nelle condizioni di fornire più gas a quei Paesi del Vecchio Continente che hanno fatto richiesta supplementare. "Durante la prima settimana di febbraio abbiamo ricevuto richieste di aumento del 50% delle forniture - ha detto Medvedev - non abbiamo potuto rispondere positivamente a tutte le domande". Ad ogni modo, a detta del numero uno di Gazprom, i Paesi dell'Eurozona hanno "riserve sufficienti per evitare problemi".
    Ad ora l'Italia e la Polonia sono gli unici due Paesi del Vecchio Continente che hanno dichiarato lo stato di emergenza. "La dichiarazione è stata fatta sulla base del regolamento europeo 2010 che prevede tre livelli", ha fatto sapere la portavoce della Commissione europea, Marlene Holzner, spiegando però che la dichiarazione italiana riguarda il livello 2. "Un livello che presuppone da parte del governo il monitoraggio e l’adozione delle misure di mercato adeguate". I tecnici di Bruxelles hanno, tuttavia, assicurato che la situazione sta migliorando da quando i livelli di flusso dalla Russia sono tornati normali in Ungheria, Polonia, Grecia, Bulgaria, Lettonia, Lituania e Estonia. Ma permangono i cali in Slovacchia (-1%), Italia (-18%) e Austria (-20%).




    ad aver avuto altri 3 rigassificatori sparpagliati in giro magari qualche probabilità in nostro favore ci sarebbe stata invece niente, nella culla della inciviltà NINBY per colpa di pochi laidi inetti tocca andare tutti a fondo:

    Spoiler:
    articolo di martedì 07 febbraio 2012
    Italia a corto di gas
    Ecco di chi è la colpa
    se restiamo al freddo


    di Gian Maria De Francesco
    I "no" delle Regioni a gasdotti e rigassificatori ci condannano alla dipendenza. Scatta l'emergenza: rubinetti chiusi alle aziende
    «Il rigassificatore di Brindisi? Un crimine». Parola del governatore pugliese Nichi Vendola. «Il no al rigassificatore non è una scelta nimby (acronimo british per «non nel mio giardino») ma di sviluppo», gli fa eco il sindaco del comune triestino di Muggia, Nerio Nesladek. Il terminal di rigassificazione off-shore di Porto Recanati, invece, difficilmente riuscirà a vedere la luce perché il presidente della Regione Spacca e i Comuni di Ancona e Macerata hanno detto «niet».
    E così, con le temperature sottozero e i consumi di gas che si impennano l’Italia si ritrova con due soli rigassificatori in funzione - quello spezzino di Panigaglia da 4 miliardi di metri cubi e quello di Rovigo da 8 miliardi di metri cubi - e con la necessità di riavviare le inquinantissime centrali a olio combustibile. Perché su circa 12 progetti di infrastrutture di rigassificazione, solo due sono state realizzate. Mentre le altre sono bloccate. Se il nostro Paese soffre la carenza di approvvigionamento, si possono ringraziare i vari Vendola, Spacca e Nesladek. Infatti, l’88% del gas utilizzato in Italia arriva attraverso il tubo dei gasdotti e non via nave. Il che si traduce con una dipendenza per oltre i due terzi del fabbisogno nazionale da Alegeria (37%) e Russia (30%). E se l’Eni non avesse riavviato la produzione libica (12,5%), come ha detto l’ad Paolo Scaroni, la situazione sarebbe ancor più drammatica.
    «Il maggiore responsabile - commenta Stefano Saglia, deputato Pdl e già viceministro dello Sviluppo - è il governo Amato del 2001 che ha approvato una riforma della Costituzione nella quale un settore strategico come l’energia è materia concorrente fra Stato e Regioni, una mostruosità».
    Gli stessi toni utilizzati dal presidente dell’Authority per l’Energia, Guido Bortoni, nella sua ultima relazione annuale. «Senza infrastrutture l’Italia sarà condannata a diventare una “provincia“ del gas e non un Paese-snodo che assume un ruolo cruciale», aveva detto. Una sollecitazione che rischia di restare lettera morta se ci si pone una semplice domanda: come potrà giungere in Italia il nuovo gasdotto South Stream il cui sbocco è previsto a Otranto, se la Puglia da dieci anni blocca con vari pretesti un rigassificatore? «Anche la sinistra si riempie la bocca con parole come “liberalizzazioni“, ma queste si ottengono se si ha un’abbondanza di infrastrutture; se queste ultime coincidono con la domanda non c’è concorrenza», aggiunge Saglia. Senza contare che comitati «no-tutto» ed enti locali spesso si oppongono anche alla realizzazione dei campi di stoccaggio con il risultato che la capacità italiana di accumulo è di 14,7 miliardi di metri cubi con il rischio di intaccare le riserve strategiche in casi di emergenza come accaduto nella crisi ucraina del 2006.
    Il problema non si esaurisce solo con l’annosa carenza infrastrutturale. Si tratta di definire una vera e propria politica energetica. A partire dall’utilizzo del gas stesso: nel 2010 il 25,4% è stato destinato agli usi industriali e il 41,7% (35,8 miliardi di metri cubi) alla produzione di energia elettrica. Si comprende bene che la rinuncia al nucleare implichi un sempre maggiore sfruttamento di questa fonte energetica. Ecco perché la diversificazione è importante.
    L’Italia potrebbe essere in grado di produrre biometano (ottenuto da residui zootecnici e sottoprodotti agricoli) per soddisfare fino al 20%, ha rilevato il Consorzio Italiano Biogas. Non meno necessaria una razionalizzazione della distribuzione con nuovi investimenti, oggi resi più difficili da un mercato finora frammentato in centinaia di piccoli operatori comunali, come sottolinea Intesa Sanpaolo in un convegno in programma oggi.


    Ultima modifica di Muccolo; 08-02-12 alle 06:26:20

  10. #35
    PinHead81
    ospite

    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Credevo fosse un thread sui peti

  11. #36
    tizio_incognito
    ospite

    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Ah se lo dice il giornale
    Mi pare impossibile che dopo un inverno più mite del solito siamo già in riserva dopo una settimana di freddo. Come tutte le "emergenze" in Italia anche questa puzza troppo di modo per alzare i prezzi e forzare la mano all'opinione pubblica sulla costruzione di nuove centrali.

  12. #37
    Il Nonno L'avatar di Muccolo
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    no, non è che lo dice solo il giornale, se col ditino pigro e pacioccoso ti fossi preso il disturbo di fare qualche ricerca su google magari potevi evitare di scrivere un messaggio inutile.

  13. #38
    tizio_incognito
    ospite

    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Ah sì mi fido dei giornali
    A meno che non ci divertiamo a bruciare il gas per strada è IMPOSSIBILE aver finito le riserve in 7 giorni dopo un inverno mite.

  14. #39
    Moloch
    ospite

    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    nessuno dice che le riserve sono finite, semplicemente che il minore afflusso di gas russo potrebbe portare ad un aumento dei prezzi in funzione della scarsità di combustibile e ad interruzioni nelle forniture.

    ma le centrali brutte e cattive non le fanno, quindi stai pure tranquillo

  15. #40
    La Borga
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    tolta la riserva strategica di 5 miliardi di m3 che non si può certo consumare per una nevicata, gli stoccaggi in italia sono circa pari a 10 miliardi di m3, quindi con un consumo superiore alle forniture di circa 160 milioni di m3 al giorno, abbiamo riserve di gas per oltre 2 mesi.
    chiaramente interrompendo gli interrompibili l'autonomia aumenta ulteriormente.

  16. #41

    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Con 2 mesi,

    facciamo un mese e mezzo và, si arriva praticamente al rigidissimo aprile

    Insomma, vabbè, ci siamo capiti

  17. #42
    Il Nonno L'avatar di lishi
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Citazione Originariamente Scritto da Battlerossi Visualizza Messaggio
    Con 2 mesi,

    facciamo un mese e mezzo và, si arriva praticamente al rigidissimo aprile

    Insomma, vabbè, ci siamo capiti
    Oddio implicherebbe anche che la quantità che entra meno quella in uscita rimanga fermo per 2 mesi.

    Direi che è lecito supporre che la quantità consumata diminuirà e quella in entra aumenti.

    +10 centesimi il GPL per il perché manca il metano

    Considerando che sono riusciti anche a infilare 3-4 euro GPL dentro oltre al massimo stoccabile nel serbatoio mi sa che di li non passo po.

  18. #43
    Shogun Assoluto L'avatar di Manu
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Niente paura, arriva un accordo con la Tunisia

    http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE81701N20120208

  19. #44
    tizio_incognito
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Citazione Originariamente Scritto da Moloch Visualizza Messaggio
    nessuno dice che le riserve sono finite, semplicemente che il minore afflusso di gas russo potrebbe portare ad un aumento dei prezzi in funzione della scarsità di combustibile e ad interruzioni nelle forniture.

    ma le centrali brutte e cattive non le fanno, quindi stai pure tranquillo
    E quindi, visto che di riserve ne rimangono per mesi, si tratta dell'ennesima "emergenza" all'italiana dove qualcuno ci deve mangiare, che sia sui prezzi di gas e petrolio oppure appalti di costruzione di centrali che funzioneranno poco e male, aiutato dal governo connivente di turno.

  20. #45
    Moloch
    ospite

    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    sì, vabbè

  21. #46
    tizio_incognito
    ospite

    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Grande argomentazione. Scommetto che nei temi a scuola andavi fortissimo.

  22. #47
    Moloch
    ospite

    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    è arrivato

    semplicemente, dal momento che la chiosa ideale alla tua "argomentazione" sarebbe stata FATE GIRARE PRIMA CHE CENSURINO, ho ritenuto e ritengo di poter impiegare il mio tempo in attività più proficue del tentare di convincerti di qualcosa, tipo levare una zecca al gatto

  23. #48
    alberace
    ospite

    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    booja!

  24. #49
    Il Nonno L'avatar di Muccolo
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata



    e se prima non potevano attraccare le metaniere, figuriamoci ora col blizzard.
    occhio che dove non sono riusciti gli scagnozzi del presidente abbronzato potrebbe riuscirci il candore della neve abbondante a far incazzare il popolino bue, saggiamente fomentato da qualche fratello musulmano:

    Maltempo: Algeria, cittadini in rivolta per ritardo soccorsi
    Occupate strade per protesta contro autorita'

    09 febbraio, 09:45


    (ANSAmed) - ALGERIA, 9 FEB - Si stanno moltiplicano gli episodi di forte protesta, in Algeria, da parte dei cittadini che accusano le autorità, soprattutto nazionali, per i forti ritardi nei soccorsi alle comunità ancora isolate a causa della neve. Nel mirino delle proteste anche la società Naftal, che si occupa della distribuzione delle bombole di gas butano (necessarie per il riscaldamento domestico) e che starebbe consegnando il prodotto non proporzionalmente alle esigenze della gente. Sale intanto il bilancio delle vittime: a Tiaret una donna di 35 anni e il suo bambino di uno sono stati uccisi dalle esalazioni di monossido di carbonio sprigionatesi dal loro camino. (ANSAmed).
    vediamo che succede se dovremo rinunciare pure al gas algerino, stai a vedere che, con il governo tecnico, pure il referendum antinuclearista finirà tra la carta per pulirsi il deretano a far compagnia all'articolo 18.

  25. #50
    Shogun Assoluto L'avatar di Manu
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Ma come, nevica pure in Algeria?

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