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  1. #51
    Il Nonno L'avatar di lishi
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Citazione Originariamente Scritto da Muccolo Visualizza Messaggio


    e se prima non potevano attraccare le metaniere, figuriamoci ora col blizzard.
    occhio che dove non sono riusciti gli scagnozzi del presidente abbronzato potrebbe riuscirci il candore della neve abbondante a far incazzare il popolino bue, saggiamente fomentato da qualche fratello musulmano:



    vediamo che succede se dovremo rinunciare pure al gas algerino, stai a vedere che, con il governo tecnico, pure il referendum antinuclearista finirà tra la carta per pulirsi il deretano a far compagnia all'articolo 18.
    Cioè una centrale fra 15 anni per risolvere un problema di oggi

  2. #52
    Il Niubbi
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Citazione Originariamente Scritto da lishi Visualizza Messaggio
    Cioè una centrale fra 15 anni per risolvere un problema di oggi
    questo ritornello si sente dal 1986

  3. #53
    Il Nonno L'avatar di lishi
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Citazione Originariamente Scritto da Shelton Visualizza Messaggio
    questo ritornello si sente dal 1986
    Cioè una centrale fra 30 anni per risolvere il problema di oggi

  4. #54
    Lo Zio L'avatar di D@net
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Scaricatevi i prezzi dell'energia dell'ultima settimana: 140 € la mattina alle 10 quando dovrebbe costarne circa 75€.
    Grafico prezzi medi:



    evviva l'olio combustibile !
    Ultima modifica di D@net; 13-02-12 alle 21:27:23

  5. #55
    Shogun Assoluto L'avatar di Manu
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Andiamo tutti avanti col pellet!

  6. #56
    Il Nonno L'avatar di Muccolo
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    i cinesi tanto per non farsi mancare niente, e visto che già stanno sui coglioni al resto mondo, hanno deciso di scassare gli zebedei pure ai filippini:

    Cina-Filippine, rischio guerra per petrolio e gas

    TAG: cina, filippine, hillary clinton, Huangyan, manila, pechino, petrolio, Scaraborough, usa

    Il presidente cinese Hu Jintao (Foto LaPresse)

    PECHINO – Un gruppetto di isole nel Mar della Cina rischiano di scatenare una guerra tra Filippine e Repubblica Popolare Cinese. Il motivo è sotto quegli scogli, e si chiama petrolio e gas. Le isole in questione sono le Huangyan, o Scaraborough Shoal, in filippino. Farebbero parte del territorio nazionale cinese, ma sono contese da Manila. Da oltre un mese navi non militari dei due Paesi stazionano nelle acque antistanti gli isolotti. La sovranità su quelle isole è contesa.

    Da Pechino, attraverso il People’s Army Daily (il quotidiano dell’Esercito Popolare di Liberazione), fanno sapere che “La Cina non rinuncerà neanche a un centimetro del proprio territorio”. E il viceministro della Difesa, Fu Ying, ha avvertito: “Siamo pronti a reagire ad un eventuale peggioramento della situazione”. Pechino ha convocato l’ambasciatore filippino Alex Chua, manifestando il disappunto per la controversia in corso.
    Lo scontro tra Manila e Pechino per il gruppo di atolli fra l’isola di Luzon e le isole Zhongsha si è acuito lo scorso otto aprile, quando la marina filippina ha tentato di bloccare pescherecci cinesi che avevano varcato il confine nel mare al centro della contesa. Era quindi seguito l’intervento di navi da guerra cinesi, a protezione delle imbarcazioni e degli “interessi” nazionali.
    Da allora la tensione nella zona è forte. Mercoledì 9 maggio la Cina ha portato in funzione la sua prima piattaforma petrolifera per acque profonde interamente autoprodotta. L’impianto “servirà anche a proteggere la sovranità e le acque territoriali cinesi”, secondo Wang Yilin, presidente dell’industria petrolifera cinese National Offshore Oil Corp.
    Al momento, dopo settimane di schermaglie varie, a guardia della zona, ci sono quattro navi di sorveglianza e dieci pescherecci cinesi e due navi della guardia costiera e un peschereccio filippino.
    A nulla sono valsi gli sforzi diplomatici messi in campo dalla comunità internazionale, mentre Washington mantiene il suo sostegno a Manila. Secondo quanto riferito mercoledì dal segretario della Difesa filippino Voltaire Gazmin, il segretario di Stato, Usa Hillary Clinton, e il capo del Pentagono, Leon Panetta, hanno assicurato alle Filippine che non resteranno al di fuori del conflitto, onorando così il trattato di reciproca difesa siglato da entrambe le parti nel 1951.
    Ma le Filippine non sono l’unico Paese a contendere la sovranità territoriale di Pechino nel Mar Cinese. Anche Vietnam, Malaysia, il sultanato del Brunei e Taiwan avanzano delle pretese.
    Il 9 maggio hacker cinesi hanno attaccato due volte importanti siti filippini, tra cui quello del presidente della Repubblica, della polizia, di ministeri ed enti governativi. Sul sito della Philippines News Agency, l’agenzia di stampa di Manila, gli hacker cinesi (forse incoraggiati dalle istituzioni di Pechino) hanno pubblicato il loro manifesto: ”L’isola Huangyan appartiene alla Cina, che potere avete per dire il contrario? Non è possibile la tolleranza, non c’è bisogno di sopportare” era scritto nel messaggio sotto la bandiera rossa che era accompagnato dall’inno nazionale cinese. “Ogni Paese ha i suoi confini e voi avete oltrepassato i nostri. Ogni paese ha una linea estrema di pazienza, se avete attraversato la linea, la Cina adotterà delle misure”, chiudeva il breve messaggio.
    I turisti cinesi intanto sono stati invitati a non partire per le Filippine. I maggiori tour operator della Repubblica Popolare hanno cancellato i loro viaggi, mentre l’ambasciata cinese a Manila ha emesso un avviso a tutti i cinesi nell’arcipelago di non spostarsi troppo e fare attenzione.

  7. #57
    Il Puppies
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    più che altro visto che possono

  8. #58
    FRIGG
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    L'inverno sta arrivando (cit)
    è logico che una potenza come la Cina voglia dettare legge nella sua area di influenza, soprattutto se ci sono in gioco giacimenti di combustibile ricchi

  9. #59
    Lo Zio L'avatar di painofsalvation
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    come cantavano i Prophilax, vent'anni d'analità:

    http://www.ilgiornale.it/speciali/ve...ame-57159.html

  10. #60
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Son tutti contro Ilvio

  11. #61
    Il Nonno
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    russi particolarmente attivi sti giorni...

    http://www.ilsole24ore.com/art/finan...?uuid=AbHjD46H

    http://www.ilsole24ore.com/art/notiz...?uuid=Ab5zQ26H

    il colpaccio però l'ha fatto la Rosneft...

    21 giugno 2013

    Petrolio, nasce l'asse Russia-Cina: mega-contratto da 270 miliardi di dollari per il colosso statale Rosneft

    di Marco Masciaga

    Con una mossa destinata a spostare decisamente verso Oriente il baricentro del proprio business, il colosso energetico russo Rosneft ha firmato venerdì a San Pietroburgo un contratto con la Cina che gli consentirà di esportare verso Pechino 365 milioni di tonnellate di petrolio nell'arco di 25 anni. Il contratto, del valore di 270 miliardi di dollari, è uno dei più grandi mai siglati nella storia dell'industria energetica mondiale.
    Per comprendere la portata dell'accordo basta pensare che i 600mila barili al giorno di fornitura sono esattamente il doppio di quanto inviato attualmente in Cina dalla società moscovita. Dopo l'annuncio ufficiale, il presidente russo Vladimir Putin non ha escluso che il totale delle forniture a Pechino possa un giorno salire fino a 900mila barili al giorno. Un'ipotesi non così improbabile se si tiene conto del fatto che lo scorso novembre, secondo i dati dell'Iea, la Russia ha superato l'Arabia Saudita diventando il primo produttore mondiale, mentre la Cina è ormai stabilmente il secondo consumatore del pianeta dopo gli Stati Uniti.
    Con questo contratto - e gli anticipi che comporta, nell'ordine di 60-70 miliardi di dollari - Rosneft ha la possibilità di alleggerire in maniera sostanziale il proprio indebitamento e trovare nuove risorse con cui sviluppare i suoi giacimenti artici.
    L'accordo ha anche implicazioni geopolitiche difficili da ignorare. Con il nuovo contratto Rosneft, una società statale che oggi è leader incontrastata del mercato petrolifero russo, sposta verso una regione a forte crescita come l'Asia una parte importante del proprio sforzo distributivo, ridimensionando così la propria esposizione verso gli assai meno dinamici mercati europei. Il nuovo accordo non comporterà automaticamente una redistribuzione verso Est della produzione attuale, ma determinerà piuttosto l'invio verso la Cina di quanto inizierà a venire estratto di qui a pochi anni nei nuovi giacimenti di Rosneft in Siberia Orientale.
    Per Pechino il deal con il colosso russo rappresenta un passo ulteriore verso quella sicurezza energetica che è sempre più centrale nelle strategie di crescita cinesi. La seconda economia mondiale è sempre più dipendente dalle importazioni di petrolio per alimentare le proprie industrie e da alcuni anni sta facendo in modo di non dipendere troppo da singoli fornitori e da singole rotte.
    L'accordo con Rosneft rafforza i rapporti con un produttore non-Opec (a Vienna la Russia è un semplice Paese osservatore) e utilizza una direttrice (in Asia nord-orientale) meno rischiosa di quelle che portano in Cina il greggio mediorientale attraverso l'Oceano Indiano e lo Stretto di Malacca. La fragilità di quella rotta è da tempo considerato un fattore di rischio dagli strateghi cinesi che da una parte spingono per un rafforzamento della presenza navale di Pechino nell'Oceano Indiano e dall'altra per la creazione di un oleodotto e di un gasdotto che colleghino il porto birmano di Sittwe con la regione cinese dello Yunnan così da bypassare lo Stretto di Malacca, un collo di bottiglia facilmente bloccabile da forze ostili a Pechino in caso di conflitto.

    se riuscissero ad arrivare pure agli indiani usa/opec farebbero scoppiare chissà quale casino.

  12. #62
    Suprema Borga Imperiale L'avatar di Orologio
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    A naso nel giro di 10 anni ci saranno grossi cambiamenti....dopotutto se gli usa stanno per raggiungere l'autonomia totale, per forza di cosa tutti gli assetti cambieranno.

  13. #63
    Shogun Assoluto
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Citazione Originariamente Scritto da Orologio Visualizza Messaggio
    A naso nel giro di 10 anni ci saranno grossi cambiamenti....dopotutto se gli usa stanno per raggiungere l'autonomia totale, per forza di cosa tutti gli assetti cambieranno.
    Non solo l'autonomia ma pure diventeranno esportatori

    i beduini senza i dollaroni vedrai come si cagheranno sotto

  14. #64
    La Borga L'avatar di Lewyn
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Citazione Originariamente Scritto da MrWashington Visualizza Messaggio
    Non solo l'autonomia ma pure diventeranno esportatori

    i beduini senza i dollaroni vedrai come si cagheranno sotto
    I beduini continueranno a ridersela grassa, visto che
    1) non diranno di sicuro "o mio dio! A chi venderemo tutto quest'olio adesso!"
    2) potrebbero sbattere l'olio statunitense fuori dal mercato in qualsiasi momento
    3) le major americane e le compagnie di servizio continueranno a lavorare in quei paesi

    Gli unici che han qualcosa da perderci, allo stato attuale, siamo sempre noi europei.

  15. #65
    Shogun Assoluto
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Citazione Originariamente Scritto da Lewyn Visualizza Messaggio
    I beduini continueranno a ridersela grassa, visto che
    1) non diranno di sicuro "o mio dio! A chi venderemo tutto quest'olio adesso!"
    2) potrebbero sbattere l'olio statunitense fuori dal mercato in qualsiasi momento
    3) le major americane e le compagnie di servizio continueranno a lavorare in quei paesi

    Gli unici che han qualcosa da perderci, allo stato attuale, siamo sempre noi europei.
    ma te consideri ancora l'europa ?

  16. #66
    Il Nonno
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Stampa l'articolo Chiudi 26 settembre 2013

    Le centrali elettriche italiane nel mirino del gigante russo Gazprom

    di Federico Rendina

    Si sono fatti largo delle nostre telecomunicazioni conquistando due anni fa Wind dall'ex padrone egiziano Sawiris, che nel 2005 l'aveva rilevata dal suo creatore, l'Enel. Sono entrati a gamba tesa nella raffinazione e distribuzione dei carburanti italiani con Lukoil. E ora l'affondo russo, qui da noi, nel settore nevralgico dell'energia. Prende forma il nuovo gasdotto paneuropeo South Stream, congegnato in partnership con la nostra Eni per raddoppiare la capacità di rifornimento di gas russo all'Europa scavalcando («affiancando» precisano da Mosca) il problematico passaggio dall'Ucraina. I lavori stanno partendo. Si assegnano le commesse. Si perfezionano gli accordi intergovernativi lungo il tracciato. Certo, il governo italiano ha anche spianato la strada ai tubi alternativi del Tap, la pipeline chiamata a captare dalla Puglia il nuovo metano alternativo dell'Azerbajan. Ma con i suoi 63 miliardi di metri cubi l'anno il South Stream, che passa più a Nord attraversando la Bulgaria per lambire lo stivale da nordest, è ben altra cosa. Almeno cinque volte più robusto e capiente. Ci darà linfa energetica vitale. Ma c'è chi prova turbamento per quel mare di metano targato Gazprom che ci legherà ancora di più al fornitore che con l'Algeria si contende il grosso dei nostri approvvigionamenti.
    Spoiler:
    Chi guida il gioco Vittoria russa, in ogni caso. Anche perché con il nostro premier Enrico Letta è stato appena imbastito un nuovo patto di cooperazione energetica e industriale: appuntamento il prossimo 26 novembre a Trieste per le mosse operative. Perché allora, si domandano i russi, non puntare più in alto? Magari all'ingresso nei gangli vitali del sistema elettrico europeo, ed italiano, egemonizzato proprio dal gas. Ed ecco la sorpresa. Affiorerà domani a Milano dal convegno a larga partecipazione russa chiamato appunto a celebrare, con una tappa di un robusto road show europeo, i pregi e le virtù del South Stream.«Gazprom sta negoziando con Enel per acquisire strutture di generazione» anticipa al nostro giornale il viceministro russo per l'energia Anatoly Yanovsky, economista cinquantasettenne che conosce nei dettagli problemi e virtù del nostro precario equilibrio energetico. «Guardiamo alle centrali elettriche italiane ma anche a quelle controllate dall'Enel all'estero, nel quadro della collaborazione in atto con Enel e Eni che vede i vostri operatori già partner della Russia anche nelle strutture energetiche del nostro paese» precisa Yanovsky.L'Enel, non è un mistero, sta vendendo per arginare il debito. Nelle ultime ore si è impegnata a cadere proprio in Russia un'importante partecipazione in Severenergia alla compagnia locale Rosneft per la bellezza di 1,33 miliardi di euro. La centrale elettrica belga di Marcinelle sta già per passare a Gazprom per poco più di 200 milioni di euro. Il nuovo "pacchetto centrali" in trattativa con Gazprom potrebbe valere di più, e non poco. Tempi e modi dell'operazione? Possibili acquisizioni russe anche di centrali italiane, molte delle quali come si sa non versano in buona salute, controllate dai concorrenti dell'Enel? Il ministro non lo rivela. Ma apre, con l'occasione, anche un altro fronte di collaborazione (o di conquista) per noi particolarmente delicato: l'energia nucleare. Tornare all'atomo? «Nel nucleare l'Italia conserva e sviluppa altissime competenze. Ecco perché vogliamo coinvolgervi nei nostri progetti. In particolare vorremmo avviare una collaborazione strutturale con Ansaldo Nucleare, non solo nell'attività in Russia ma anche nei mercati internazionali». La semi-moratoria Europea? La super-moratoria italiana? «Mi auguro vivamente che un giorno possiate tornare all'energia nucleare anche nel vostro paese. Il nucleare, ne sono fermamente convinto, rappresenta una locomotiva indispensabile per lo sviluppo dell'attività industriale, dell'intera economia. E siamo pronti a lavorare con voi per favorire questo scenario. Per lavorare sul nucleare anche in Italia».Qualcuno gioirà. Qualcuno tremerà. Ma un po' di imbarazzo c'è per tutti, visto che tra dubbi energetici e crisi industriali il gruppo Ansaldo energia è formalmente in vendita, pronto per passare anch'esso in mani straniere. Una partita che potrebbe interessare direttamente i russi? A Mosca non rispondono.Yanovsky è pronto, intanto, a magnificare le doti del South Stream come nuovo carburante del nostro locomotore energetico. «Rappresenta - insiste - una soluzione a lungo termine per assicurare le forniture di energia ai cittadini europei consentendo la connessione diretta tra i consumatori con le più consistenti riserve mondiali di gas, che sono tuttora in Russia». Nessuna competizione, nessuna alternativa con l'attuale gasdotto russo che attraversa l'Ucraina. Anzi «si aggiunge a quelle forniture creando nuove rotte di trasporto, diversificando le e incrementando il livello di sicurezza energetica per l'intera Europa, che nei prossimi anni tornerà a chiedere gas aggiuntivo» sostiene il ministro russo. L'incognita dell'hub Ma quando comincerà davvero a funzionare il nuovo gasdotto, e con quale ritmo? «Si partirà entro il 2015 con un incremento dei volumi di anno in anno, a seconda dell'entità della richiesta dei singoli paesi». Diversificazione delle rotte ma non della dipendenza dell'Europa dagli attuali fornitori. Ci sarà comunque qualche beneficio nei prezzi finali del metano? «Una connessione diretta tra i consumatori di gas e con le maggiori riserve russe favorirà la formazione di livelli di prezzo più bassi rispetto ad altri tipi di forniture» garantisce Yanovsky. Che rassicura sulla buona capienza delle riserve metanifere russe «stimate in 35 trilioni di metri cubi» pronti ad entrare a regime grazie «agli investimenti che stiamo mettendo in atto sia nelle esplorazioni che nell'estrazione». Qualche incognita c'è semmai sulla struttura contrattuale che caratterizzerà anche il nuovo gasdotto. I prezzi europei del metano hanno subito nell'ultimo biennio una vera picchiata grazie alla sovrabbondanza di gas disponibile anche in conseguenza del calo dei consumi dovuto alla crisi globale, ma anche con l'affermarsi dei contratti spot al posto dei vecchi contratti "take or pay" a lungo termine. Di cui il South Stream non potrà comunque fare a meno, perché - avverte Yanovsky - «va assicurato il payback degli investimenti insieme alla necessaria efficienza economica». Ma il nuovo mega-tubo è compatibile o anzi rischia di ostacolare il sogno italiano di fare della nostra penisola un lucroso hub continentale del metano? «L'Italia ha un significativo vantaggio strutturale riguardo a un progetto di questo genere e proprio il South Stream - sostiene il ministro russo - può contribuire in maniera significativa al fatto che diventi realtà». 26 settembre 2013
    parecchia offerta, minore domanda causa crisi infinita, misà che la guerra del gas è finita prima di iniziare davvero.

  17. #67
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Economia
    21/05/2014
    Russia e Cina firmano l’accordo sul gas
    Fornitura da 456 miliardi per trent’anni



    Dopo oltre un decennio trovata l’intesa tra la russa Gazprom e la cinese Cnpc: partirà dal 2018. Mosca tra 4 anni avrà un grosso mercato alternativo alla Ue
    REUTERS

    + Il gas dell’Adriatico fa gola alla Croazia L’Italia è in ritardo francesco grignetti
    + Mosca e Pechino, il caos in Ucraina fa riavvicinare le due superpotenze francesca paci








    Spoiler:
    La crisi tra Russia e Occidente legata all’Ucraina, la peggiore dalla guerra fredda, ha spinto Putin a voltarsi verso la Cina per trovare un secondo mercato di sbocco al gas russo neutralizzando almeno in prospettiva la minaccia di sanzioni, soprattutto in campo energetico: dopo dieci anni di faticosi negoziati, Mosca e Pechino hanno firmato infatti a Shanghai uno storico accordo per una fornitura trentennale di 38 miliardi di metri cubi l’anno, a partire dal 2018. Una intesa che vale 400 miliardi di dollari, come ha sottolineato l’ad di Gazprom, Alexiei Miller.

    Si tratta del «contratto più grosso in tutta la storia dell’industria del gas nella storia russa e sovietica», come ha evidenziato lo stesso Putin, che ha suggellato con la sua presenza la firma del contratto tra Gazprom e la cinese Cnpc, avvenuta alle 4.00 ora cinese: un indizio dell’urgenza del leader del Cremlino, deciso a non tornare da Shanghai senza aver concluso il negoziato per giocare meglio la sua partita a scacchi con un Occidente che sembra voltargli le spalle.

    Anche oggi il vicepresidente Usa Joe Biden è tornato a minacciare nuove sanzioni contro la Russia se sabotera’ le presidenziali ucraine di domenica. Il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso, dal canto suo, ha preannunciato un «buonissimo pacchetto» di misure per ridurre la dipendenza energetica europea dalla Russia e ha chiesto a Putin di non interrompere le forniture di gas finché sono in corso le discussioni a tre (Ue, Russia, Ucraina) sul debito ucraino per il metano russo.

    Né Bruxelles né Mosca comunque possono cambiare a breve i loro rapporti energetici: ad entrambe servono almeno quattro anni, rispettivamente per la commercializzazione dello shale gas Usa in Europa e per l’inizio delle forniture alla Cina.

    Nella fretta di chiudere con Pechino, Putin ha dovuto cedere sul prezzo, che non è stato svelato ma che è stato facilmente calcolato: circa 350 dollari per mille metri cubi, contro i 480 all’Ucraina. Ma quella siglato oggi in presenza anche del presidente cinese Xi Jinping è qualcosa di più di un contratto record con un partner strategico anche politicamente, in funzione anti-americana: è il riorientamento geopolitico dell’export del gas russo verso il maggior consumatore di energia del pianeta (che potrà così ridurre la sua dipendenza dall’inquinante carbone) e il più importante partner commerciale singolo della Russia, con un interscambio commerciale di 90 miliardi di dollari nel 2013, da portare a 200 nei prossimi dieci anni.

    Una svolta accompagnata da una serie di accordi che aprono ulteriormente ai cinesi le porte dell’economia russa, in particolare nel settore delle infrastrutture e delle materie prime. Il contratto per il gas si accompagna infatti ad investimenti per lo sviluppo di giacimenti russi e per la costruzione dei gasdotti fino alla Cina, per un totale di 55 miliardi di dollari da parte di Mosca e di almeno 20 da parte di Pechino (che compensa così il buon prezzo per il gas): «Sarà il sito di costruzioni più grande del mondo senza alcuna esagerazione», ha evidenziato Putin, che si è appena lasciato alle spalle a Sochi una Olimpiade da 50 miliardi di dollari.

    Il metano sarà portato nella Cina nordorientale attraverso il gasdotto “La forza della Siberia”, già in costruzione dal 2007: 4000 km di tubi per un volume sino a 61 mld di metri cubi di gas l’anno, estratti da due giacimenti della Siberia occidentale (diversi da quelli usati per l’Europa) e portati sino a Vladivostok. Si tratta di riserve per 3 mila mld di metri cubi, che possono garantire per 50 anni il mercato domestico russo e quello estero. Putin ha annunciato anche l’inizio di colloqui con Pechino per il gasdotto dell’Altai, 2600 km di tubi che dovrebbero collegare i giacimenti della Siberia occidentale alla Cina occidentale, con un volume sino a 30 miliardi di metri cubi l’anno.

    Dopo il nord stream e il south stream, l’Aquile bicipite russa allunga così i suoi artigli energetici anche sulla Cina, consolidando le basi di una partnership strategica destinata a segnare la geopolitica dei prossimi decenni.



    Esteri
    21/05/2014
    Mosca e Pechino, il caos in Ucraina
    fa riavvicinare le due superpotenze



    Siglato lo storico accordo sul gas da 400 miliardi. Così Putin si assicura
    un partner che gli consente di diversificare il problematico mercato europeo
    Putin e Xi Jinping firmano lo storico accordo sul gas

    + Russia e Cina firmano l’accordo sul gas Fornitura da 456 miliardi per trent’anni




    francesca paci



    Spoiler:
    Mosca e Pechino hanno firmato l’accordo sul gas all’alba di stamattina, un dettaglio che rivela quanto lunghe siano state le trattative ma anche quanto Putin volesse a tutti i costi tornare a casa con le spalle coperte dai cinesi. Per quanto Pechino abbia voluto negoziare fino all’ultimo, potendo disporre del tempo di cui invece era ed è a corto il Cremlino, il suo interesse ad assicurarsi un’alternativa energetica al carbone era ed è direttamente proporzionale a quello del partner commerciale a diversificare il problematico mercato europeo.
    Le strade delle sue superpotenze, allontanatesi all’inizio della crisi Ucraina a causa della preoccupazione della Cina per i propri movimenti separatisti, tornano così a incrociarsi.

    Sono anni infatti che, ciascuna a suo modo, lavorano entrambe nelle retrovie recuperando il terreno perso per esempio in Africa e in Medioriente dal soft power ma anche dall’hard power occidentale. Solo pochi giorni fa il Cairo ha concordato per il 2015 la fornitura di 7 carichi di gas Gazprom a prezzo agevolato, ultima tappa del corteggiamento di Putin del nuovo governo egiziano, emarginato da Europa e Stati Uniti dopo la cacciata dell’ex presidente Morsi. Ma non c’è solo l’Egitto.

    La Cina, che detiene ormai il controllo assoluto del lucroso business dei gadget del Ramadan nel mondo musulmano (perfino le leggendarie koefie palestinesi prodotte a Hebron sono ormai made in China), è più che di casa in Sudan (dove dopo aver riconosciuto il Sud Sudan nel 2011 ha offerto al governo aiuti e prestiti a pioggia, dall’industria mineraria alla partecipazione nei due grandi gruppi petroliferi Petrodar and the Greater Nile Petroleum Operating Company, e si è assicurata l’80% dell’export del greggio). La Russia dal canto suo può contare sulla Turchia, nonostante i due paesi siano in apparenza concorrenti regionali. Più delle ambizioni geopolitiche possono infatti quelle economiche: prova ne sia il silenzio di Ankara sulla crisi in Crimea, nonostante vi viva un consistente comunità turco-tatara.

    Rispetto agli alleati della Nato la Turchia ha tenuto un profilo bassissimo in questi mesi proprio in virtù nell’importante cooperazione economica con Mosca e della dipendenza dal gas russo. Così come il Cremlino, sostenitore dell’arci nemico di Ankara Assad e ossessionato dall’islamismo, se ne guarda bene di intervenire nella querelle sulle tendenze autoritarie di Erdogan.
    Russia e Cina sono accomunate dal fatto di non chiedere conto del comportamento “etico” dei propri partner commerciali. Un plus (questo sì soft power) che sommato al doppio standard spesso adottato dall’occidente nel giudicare i tiranni propri amici toglie i paesi sottosviluppati o in via di sviluppo dall’imbarazzo della scelta.




    ma vogliamo fare un applauso all'amministrazione premio oscar per l'abbronzatura per i notevoli risultati conseguiti?


  18. #68
    alberace
    ospite

    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Dal punto di vista europeo, non ci saranno in ogni caso conseguenze di rilievo. I giacimenti da cui proverrà il gas diretto in Cina (Kovykta e Chayandin) si trovano in Siberia Orientale, mentre il grosso dei volumi diretti verso l’UE proviene e continuerà a provenire dalla Siberia Occidentale.

    fonte:
    http://www.sicurezzaenergetica.it/20...cordo-sul-gas/

  19. #69
    Chiwaz
    ospite

    Predefinito Re: Disinformazione sulle scelte di politica estera del Governo (Gas Wars Inside)

    Sentivo alla radio dal manager di una ditta del gas che la fornitura annuale è meno di quella data all'Ucraina.
    Niente x cui strapparsi i capelli.

  20. #70
    Chiwaz
    ospite

    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    Citazione Originariamente Scritto da alberace Visualizza Messaggio
    Dal punto di vista europeo, non ci saranno in ogni caso conseguenze di rilievo. I giacimenti da cui proverrà il gas diretto in Cina (Kovykta e Chayandin) si trovano in Siberia Orientale, mentre il grosso dei volumi diretti verso l’UE proviene e continuerà a provenire dalla Siberia Occidentale.

    fonte:
    http://www.sicurezzaenergetica.it/20...cordo-sul-gas/
    Infatti.
    Sono gasdotti del tutto diversi.

  21. #71
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    Predefinito Re: Disinformazione sulle scelte di politica estera del Governo (Gas Wars Inside)

    Citazione Originariamente Scritto da Chiwaz Visualizza Messaggio
    Sentivo alla radio dal manager di una ditta del gas che la fornitura annuale è meno di quella data all'Ucraina.
    Niente x cui strapparsi i capelli.
    son stato in macchina quasi tutto il giorno, in effetti la notizia passava un po' come 'ommamma vedi te 'sti russi e 'sti cinesi che adesso ci fottono a tutti'

    comunque impressionante, sentivo anche di prime proposte di gruppi di acquisto europei, tanta fortuna.

  22. #72
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    Predefinito Re: Disinformazione sulle scelte di politica estera del Governo (Gas Wars Inside)

    Citazione Originariamente Scritto da Chiwaz Visualizza Messaggio
    Sentivo alla radio dal manager di una ditta del gas che la fornitura annuale è meno di quella data all'Ucraina.
    Niente x cui strapparsi i capelli.
    Il problema é che le portinaie con l'hobby della geopolitica hanno già cominciato a pontificare da sotti i caschi della parruchiera.

    La crisi ucraina ha spinto la Russia a vendere il gas ai cinesi. Poi si scopre che i colloqui Russia vs Cina per la fornitura di gas sono iniziati 10 anni fa, sono stati sospesi perché i cinesi chiedevano un prezzo toppo basso, adesso grazie alla sapiente politica estera di Vladimiro la Russia ha dovuto cedere alle pretese cinesi, e venderà gas al prezzo richiesto da Pechino, cosa che A) gli farà perdere i soldi derivanti dal delta tra il prezzo fatto agli Europei e quello minore fatto ai cinesi B) non permetterà alla Russia di chiudere i rubinetti all'Europa perché la fornitura ai cinesi (che per altro inizierà non prima del 201 equivarrà al 30% di quanto venduto agli Europei.

    Ovviamente le signore Marie, pensano che sia tutta colpa degli Ammericanz, ma che ci vogliamo fare? Va già bene che non abbiano dato colpa ad Abberluscone..

  23. #73

    Predefinito Re: Disinformazione sulle scelte di politica estera del Governo (Gas Wars Inside)

    Citazione Originariamente Scritto da Sarpedon Visualizza Messaggio
    Il problema é che le portinaie con l'hobby della geopolitica hanno già cominciato a pontificare da sotti i caschi della parruchiera.

    La crisi ucraina ha spinto la Russia a vendere il gas ai cinesi. Poi si scopre che i colloqui Russia vs Cina per la fornitura di gas sono iniziati 10 anni fa, sono stati sospesi perché i cinesi chiedevano un prezzo toppo basso, adesso grazie alla sapiente politica estera di Vladimiro la Russia ha dovuto cedere alle pretese cinesi, e venderà gas al prezzo richiesto da Pechino, cosa che A) gli farà perdere i soldi derivanti dal delta tra il prezzo fatto agli Europei e quello minore fatto ai cinesi B) non permetterà alla Russia di chiudere i rubinetti all'Europa perché la fornitura ai cinesi (che per altro inizierà non prima del 201 equivarrà al 30% di quanto venduto agli Europei.

    Ovviamente le signore Marie, pensano che sia tutta colpa degli Ammericanz, ma che ci vogliamo fare? Va già bene che non abbiano dato colpa ad Abberluscone..
    Bah, io non lo sottovaluterei un contratto di fornitura con un'economia ed una popolazione come quella cinese e fossi uno che deve vendere gas, lo sconticino su un contratto che potenzialmente potrebbe diventare bello sostanzioso lo farei. Soprattutto se l'altro cliente è corteggiato dal fornitore americano.

    Inoltre, come la Russia non potrà chiudere i rubinetti all'europa, nemmeno all'europa converrebbe non acquistare più dalla Russia, tanto che Barroso s'è subito premurato di chiedere stabilità sulle forniture a Putin, giusto per sottolineare l'indipendenza energetica dell'europa

  24. #74
    Moderatore BI BI DA L'avatar di Jaqen
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    Predefinito Re: La guerra del gas e' ricominciata

    C'è un fattore che non hai contato però, Sarpe. Che il contratto non è stato negoziato in dollari, a quanto mi risulta.

  25. #75
    Il Nonno L'avatar di Lord Derfel Cadarn
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    Predefinito Re: Disinformazione sulle scelte di politica estera del Governo (Gas Wars Inside)

    Citazione Originariamente Scritto da Chiwaz Visualizza Messaggio
    Sentivo alla radio dal manager di una ditta del gas che la fornitura annuale è meno di quella data all'Ucraina.
    Niente x cui strapparsi i capelli.
    sì, ma potrebbe essere solo il principio, la cina è interessata a ridurre la dipendenza dal carbone, ed attualmente è in conflitto con diversi paesi confinanti per le contese sui giacimenti di gas che vi sono prossimi, quindi se in futuro troverà più conveniente comprare gas dalla russia le forniture potrebbero aumentare considerevolmente o eventualmente rivendere l'eccesso ai vicini indiani, anche loro discretamente affamati di energia.

    poi è normale che ogni media, in base agli interessi dei propri editori esalterà e minimizzerà le informazioni che più li aggradano, senza tirare in ballo geostrateghi della domenica, che non capisco se fosse riferito ad utenti del forum o redattori degli articoli citati, certo che manco avere il paracchi della nato, o avere investito su un cavallo zoppo, non credo che dia i titoli per giudicare dall'alto gli interventi altrui.
    poi se qui dentro a qualcuno è stato pubblicato un articolo o un testo da qualche autorevole rivista o casa editrice specializzata potrà condividere tale opera per avere il piacere di erudirci in merito.
    Ultima modifica di Lord Derfel Cadarn; 22-05-14 alle 10:55:45

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