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  1. #1
    Lo Zio L'avatar di Cromat82
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    Predefinito Boom delle partite IVA, parliamone

    La “partita Iva”: era il segno, il marchio della piccola e familiare impresa, il brand della “Italia che lavora”, l’orgoglio di non essere dipendenti, impiegati, “fannulloni”. Ora è per quasi un milione di giovani italiani una condanna, una fregatura, la prigione di un precariato a vita di cui la partita Iva butta via la chiave. Con la partita Iva si dice sì a salari dimezzati, no ad assistenza sociale, si pagano contributi alti e non si avrà mai pensione. E il tutto per legge e non per caso o sfortuna. Maschio, circa 30 anni, reddito attorno ai 20 mila euro annui. Il ministero dell’Economia e il Censis lo disegnano così. È l’identikit del «capitalista individuale», l’«uomo azienda» ovvero il giovane che sceglie (almeno in teoria) di offrirsi come autonomo nel mercato del lavoro aprendo, come si dice, partita Iva.
    Ma la realtà è ben diversa: il boom delle partite Iva, secondo il rapporto Censis 2009 sono aumentate del 16.3% raggiungendo quasi quota un milione, non è necessariamente sintomo di un’economia sana e di un paese ricco di idee, anzi.
    Spesso, sempre più spesso, la partita Iva è un’ultima spiaggia, l’unica alternativa alla disoccupazione. Una volta, pur di lavorare, ci si accontentava di un co.co.co, contratto di collaborazione continuativa o di un contratto a progetto. Adesso queste sono forme di precariato di lusso, fuori portata specie per quei giovani che si trovano davanti ad aziende che puntano alla sostituzione dei contratti flessibili con formule, ancora, più esternalizzate e a basso costo.
    Spiega Flavio, una trentina d’anni, commercialista che sta cercando di diventare consulente del lavoro: “Fino a due anni fa non mi era mai successo. Ora la situazione è cambiata, seguo almeno 7-8 giovani che hanno dovuto aprire partita Iva per fare lavoro dipendente. Io quasi sempre li scoraggio, gli spiego che ci rimettono e basta, ma loro mi dicono che non hanno alternativa”. Gente, prosegue il commercialista, che non ce la fa: “Guadagnano 1000 euro al mese, devono pagarci me, e spesso non lo fanno, e le tasse. Soprattutto non hanno nulla da “scaricare” rispetto al fisco perché sono dipendenti non hanno spese fatturabili, per loro la partita Iva non ha nessun senso”.
    E i numeri dell’Italia in crisi confermano le parole del professionista: calano le diverse forme di lavoro a termine (-9,4%), le collaborazioni a progetto (-12,1%) e quelle occasionali (-19,9%). Cala tutto tranne il numero delle partite Iva che godono, soprattutto, di una situazione normativa quantomeno incerta.
    Non solo: del milioncino di partite Iva nel nostro paese più del 50% è monocommittente, ovvero lavora per un solo cliente. L’anomalia è servita, quasi tutte le imprese con un solo cliente chiuderebbero presto bottega. Le partite Iva invece no, proliferano. Come è possibile? Semplice: “A parte alcune eccezioni – dice Flavio – non sono aziende, ma lavoratori dipendenti”. Con tanto di obblighi tipici del lavoratore subordinato: presenza in azienda, orario di lavoro vincolato e utilizzo del materiale fornito dalla società che (non) lo assume.
    Aprire una partita Iva: si entra all’Agenzia delle Entrate come privati cittadini, si compila un modulo e si esce come imprenditori. Peccato, però, che nella realtà non lo si sia affatto: né prima né dopo la firma sul modulo. Capita, sempre più spesso, ai lavoratori subordinati: segretarie, comparse, lavoratori dello sport e dello spettacolo, persino commessi e muratori. L’ultima frontiera? I raccoglitori di pomodori. Tutti trasformati, “come per incantamento”, in imprenditori di sé stessi: è l’ultima fase di una trasformazione progressiva del mercato, dal lavoratore inamovibile a quello flessibile, da quello flessibile a quello genuflesso. Con che conseguenze? E a che prezzo?
    Spiega ancora il commercialista: “Per l’azienda quasi nullo: al contrario è un bel risparmio e, soprattutto, un sacco di grane in meno. Un lavoratore autonomo è fuori dall’impresa, non costa quasi niente in tasse e si può tagliare in qualsiasi momento evitando grane sindacali di qualsiasi genere”.
    Per il lavoratore, invece, dipende. Molto di rado ci si guadagna qualcosa. Anzi. C’è un primo costo secco, il commercialista. Chiunque decida di non servirsene prima o poi paga. Le norme sono centinaia, cambiano continuamente. Le scadenze fiscali sono continue, pressanti e fluttuanti. O si è già commercialisti, quindi, o è meglio cercarne uno e pagarlo. Poi ci sono le tasse: ad un dipendente vengono conteggiate e prelevate dalla busta paga. Decurtazione dolorosa ma, almeno, automatica. Un autonomo, invece, entra nella giungla fiscale. C’è innanzitutto la gestione separata Inps: iscrizione obbligatoria per tutti i mestieri che non contemplano ordine professionale e quota annuale di contributi attorno ai 2600 euro annui per avere una pensione, se tutto va bene, di 500-600 euro al mese. Poi, quando necessario, c’è da pagare l’iscrizione in camera di commercio: 88 euro all’anno. E, ovviamente l’Irpef, una quota attorno al 23% se uno fattura meno di 20 mila euro, a salire in base al reddito. Le scadenze, di solito, sono trimestrali e, giusto per complicare un po’ la situazione ci si mettono le proroghe, gli acconti e gli spostamenti di termini. Senza considerare il tempo che la gestione della partita Iva si “mangia”: tempo di lavoro extra e non retribuito.



    Ma chi sono le nuove partite Iva? Giovani con il gusto del rischio? Assolutamente no. Qualche esempio: Samantha ha 36 anni, una bimba di un anno e un marito che lavora in nero. Lei ha una laurea in lettere e sta per prenderne una seconda ma, un po’ per scelta di vita un po’ per mancanza di possibilità migliori, ha deciso di lavorare con la danza. Per anni ha lavorato in nero, retribuzioni da fame e vertenze che non si vincono mai.
    Poi, dopo 10 anni di insegnamento sono arrivati i primi contratti, ovviamente stagionali. Con la crisi, invece, un nuovo passo indietro: «Mi hanno proposto di aprirmi una partita Iva – racconta – avevano bisogno di pagare meno tasse».
    Ma la proposta, in realtà è un diktat: non c’è nessuna alternativa, nessun contratto di tipo diverso all’orizzonte. E, ovviamente, a Samantha non conviene. Ne parla con un consulente del lavoro che è dubbioso. Per non rimetterci in tasse deve dichiarare meno di quanto guadagni realmente, sotto i 7500 euro annui, infatti per i lavoratori dello sport c’è l’esenzione dall’Irpef. Lo Stato guadagna un evasore di necessità con la complicità dell’ennesima azienda che punta solo a pagare meno.



    Matteo adesso fa il fotografo. Lui è uno di quelli che la partita Iva l’ha aperta per scelta. Lavora in proprio o con altri colleghi, “fa i matrimoni” i battesimi e affini. Solo un pugno di mesi prima, lavorava per una società che assembla e vende pc. In nero. Oltre 60 ore settimanali per circa 900 euro mensili. E richieste di una forma di contratto che non arrivava mai. Fino al giorno in cui il direttore lo convoca e gli illustra la proposta: «In nero non vi possiamo tenere (sottinteso: ci piacerebbe tanto ma il rischio inizia a diventare alto), apriti una bella partita Iva e non se ne parla più». Un contratto? «No – gli ha risposto il capo – lo Stato deve capire che io più del 10% in tasse non pago. Fino a che non si adegua niente contratti». E lo stipendio? Lo stesso di prima, la partita Iva è un modo per risparmiare mica per premiare il lavoratore.
    Partita Iva anche per i raccoglitori di pomodori di Castel Volturno, nel napoletano. Un lavoro che gli italiani non fanno e che fanno i nigeriani. Per tradizione, un lavoro in nero. Oggi per i “caporali” c’è un’alternativa a costo zero: gli extracomunitari si aprono partita Iva per poter lavorare. Dipendenti indipendenti senza assicurazione né malattie. Con un contratto vero risolverebbero il problema del permesso di soggiorno. Con la partita Iva, invece, ne ottengono uno provvisorio di sei mesi. Da rinnovare ogni volta esibendo i pagamenti in regola. Guadagnano 400 euro al mese e il 20% se ne vanno in tasse e i “caporali” sono tutelati. Lo chiamano mercato del lavoro, se lo è, quella delle partite Iva è la bancarella degli ambulanti.
    http://www.blitzquotidiano.it/econom...ta-iva-170960/


    Non conosco bene le dinamiche del mondo del lavoro, essendo un neolaureato, però quanto riportato nell'articolo, con i dovuti distinguo da fare per scremare facili sensazionalismi, mi pare abbastanza preoccupante.


    Che ne pensate?

  2. #2
    Shogun Assoluto L'avatar di Necronomicon
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    Penso che è sempre il lavoratore a rimetterci.
    E che non mi capacito di come ci siano persone disposte a rimetterci o a lavorare gratis pur di lavorare.
    Ho sentito delle storie incredibili e ancora mi chiedo perché attratte da un miraggio che sanno essere tale, le persone si lascino così intortare.

    E che in questo periodo ci sono fin troppe giustificazioni per mandare via anche gente che lavora in azienda da una vita per assumerne altra di giovane con contratti al limite del ridicolo.
    Ultima modifica di Necronomicon; 11-12-09 alle 16:30:07

  3. #3
    La Borga L'avatar di Firestorm
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    c'è sempre la speranza che prima o poi la situazione migliori e magari ci scappa il contratto ma purtroppo in molti casi non succede mai.
    Ultima modifica di Firestorm; 11-12-09 alle 17:36:45

  4. #4
    Chiwaz
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    Fregatura totale.

    Niente contributi, niente ferie, niente malattia, possibilità di "licenziamento" da un giorno all'altro.

  5. #5
    Lo Zio L'avatar di alemar78
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    Bisogna anche dire che per chi non ha un lavoro da tanto o per chi è alla prima esperienza è sempre meglio "fare curriculum" che stare a casa a fare nulla...è chiaro che non è una situazione ideale, ma chi lo fa, lo fa nella speranza che serva direttamente o indirettamente a migliorare la propria situazione nel medio/lungo periodo...

  6. #6
    Shogun Assoluto L'avatar di Necronomicon
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    Lavori in nero, accetti di lavorare gratis, accetti di rinunciare a tuoi diritti, accetti di perderci pur di lavorare per qualcuno.
    Una referenza che molti cercano. Decisamente.

  7. #7
    La Borga L'avatar di Firestorm
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    la questione è ci sono molte persone che pur di lavorare devono farlo così...non certo per loro volontà ma perchè alcuni impreditorucoli da 2 soldi pensano che il materiale umano sia una cosa su cui si può risparmiare come sulla cancelleria.

  8. #8
    TeoN
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    Citazione Originariamente Scritto da Necronomicon Visualizza Messaggio
    Lavori in nero, accetti di lavorare gratis, accetti di rinunciare a tuoi diritti, accetti di perderci pur di lavorare per qualcuno.
    Una referenza che molti cercano. Decisamente.
    Ma non e' che da curriculum tu fai risultare che lavori gratis eh ? e che se arriva uno che fa vedere che e' rimasto senza lavoro, non ha trovato niente e piuttosto che niente ha aperto un attivita' e ha racimolato qualche soldo, fa un impressione decisamente migliore di uno che si e' iscritto al collocamento ed e' tornato da mamma per i mesi dopo.

    Poi magari uno la fame e il lavoro gratis l'ha fatto, pero' almeno ai colloqui ti presenti diversamente.

    Io stesso d'istinto se mi arriva qualcuno a un colloquio ( ed e' successo ) che riporta come ultima esperienza lavorativa 2007, la prima cosa che penso e' " e negli ultimi due anni che diamine hai fatto ??? "

    Insomma e' anche un po' di furbizia e buon viso a cattivo gioco, vero che sarebbe meglio avere tutti buoni contratti e migliori ammrtizzatori sociali, ma di fronte al fatto compiuto meglio arrabattarsi che aspettare la divina provvidenza

  9. #9
    Lo Zio L'avatar di alemar78
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    Citazione Originariamente Scritto da Necronomicon Visualizza Messaggio
    Lavori in nero, accetti di lavorare gratis, accetti di rinunciare a tuoi diritti, accetti di perderci pur di lavorare per qualcuno.
    Una referenza che molti cercano. Decisamente.

    Pensi che i futuri datori di lavoro preferirebbero assumere un integerrimo 30enne che non ha mai lavorato in vita sua perchè non disposto a "scendere a compromessi" di tipo economico o di qualsivoglia altro tipo?!

    L'ho specificato, ci sono casi e casi...un neolaureato che per una serie di motivi non ha trovato lavoro, nel primo anno post laurea ad esempio, piuttosto di rimanere fermo, visto che non ha in mano nulla, a mio parere fa bene a tentare quella via, sia pur temporanea, per fare esperienza e fare curriculum.
    Allo stesso modo chi è uscito dal mercato del lavoro da troppo tempo, per qualsiasi motivo, può cercare di rientrarvi in quel modo.

    Qui non si tratta di scegliere tra un lavoro con partita IVA sottopagato e un lavoro da dipendente a tempo indeterminato...si tratta di scegliere tra un lavoro con partita IVA sottopagato e lo stare a casa senza un lavoro.

    Ovvio che se si può si cercano altre forme di contratto...ma non sempre si può scegliere e a quel punto...

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da alemar78 Visualizza Messaggio
    Bisogna anche dire che per chi non ha un lavoro da tanto o per chi è alla prima esperienza è sempre meglio "fare curriculum" che stare a casa a fare nulla...è chiaro che non è una situazione ideale, ma chi lo fa, lo fa nella speranza che serva direttamente o indirettamente a migliorare la propria situazione nel medio/lungo periodo...
    sbagliato... molto spesso è preferibile non fare nulla.

  11. #11
    Lo Zio L'avatar di alemar78
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    Citazione Originariamente Scritto da Bukowski's back Visualizza Messaggio
    sbagliato... molto spesso è preferibile non fare nulla.
    Non dirlo a me, dillo a chi non ti assumerà...

    il "ti" è generico ovviamente.

    Edit: Comunque tanto per non rendere inutile questo mio post, posso chiederti in base a cosa dici che exp=0 (no lavoro) sia meglio di exp=n (lavoro di qualsiasi genere che aggiunge esperienza)?
    Ultima modifica di alemar78; 11-12-09 alle 20:12:13

  12. #12
    PinHead81
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    Citazione Originariamente Scritto da Bukowski's back Visualizza Messaggio
    sbagliato... molto spesso è preferibile non fare nulla.
    In che tipo di aspettativa di lavoro scusa? Credo che praticamente tutti quelli che tengono colloqui valutino in maniera positiva il tenersi occupati (anche con lavori non strettamente attinenti) piuttosto che lo stare a spasso...

  13. #13
    Shogun Assoluto L'avatar di Gnappo_gheyz
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    domani mando un curriculum a Teon.

  14. #14
    Lo Zio L'avatar di alemar78
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    Senza contare che, al di là dello sviluppo di competenze strettamente professionali che possono essere o non essere attinenti con le proprie prospettive di lavoro future, esistono anche altri fattori...ho imparato un sacco di cose nei lavori che ho fatto prima di arrivare a quello che spero sia il mio lavoro definitivo e le utilizzerò sicuramente ora...

  15. #15
    PinHead81
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    Beh poi è ovvio che non sempre è un bene se il lavoro non c'entra proprio una fava cioè...magari, se devi fare un colloquio a una grande multinazionale, ad esempio, glissi sul fatto che hai consegnato le pizze col vespino negli ultimi anni. Io di solito tenevo/tengo almeno 5/6 tipologie diverse di curriculum e lettere di presentazione, che sono "tagliati" sul tipo di azienda e lavoro per cui mi candido.

  16. #16
    Lo Zio L'avatar di alemar78
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    Citazione Originariamente Scritto da PinHead81 Visualizza Messaggio
    Beh poi è ovvio che non sempre è un bene se il lavoro non c'entra proprio una fava cioè...magari, se devi fare un colloquio a una grande multinazionale, ad esempio, glissi sul fatto che hai consegnato le pizze col vespino negli ultimi anni. Io di solito tenevo/tengo almeno 5/6 tipologie diverse di curriculum e lettere di presentazione, che sono "tagliati" sul tipo di azienda e lavoro per cui mi candido.
    Ovvio e giusto.
    Ci sono competenze spendibili in sede di colloquio e/o curriculum e altre, spendibili proprio nell'atto pratico del lavoro.

  17. #17
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    vabbè ovviamente dipende da chi sei e da che fai.

    se sei formato conformarsi per fame alle condizioni mediocri porta su larga scala ad uno sfruttamento diffuso ed una guerra tra poveri.

    ovviamente se c'è mammà che ti mantiene

  18. #18
    Banned L'avatar di Charles Bronson
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    Citazione Originariamente Scritto da Firestorm Visualizza Messaggio
    la questione è ci sono molte persone che pur di lavorare devono farlo così...non certo per loro volontà ma perchè alcuni impreditorucoli da 2 soldi pensano che il materiale umano sia una cosa su cui si può risparmiare come sulla cancelleria.
    ma se uno è un fenomeno che il destino cinico e rio ha messo nelle mani di un imprenditorucolo da due soldi, non gli conviene mettere su un'impresa per conto proprio e dimostrare al mondo come si fa l'imprenditore di serie A?

    certo, magari poi tocca farsi il culo 10 ore al giorno più qualche sabato e domenica, procurarsi il lavoro, farsi pagare dai clienti, non fermarsi nemmeno con la febbre a 38, rischiare il fallimento, etc.

    ma per chi è un fenomeno sono tutti problemi secondari

  19. #19
    TeoN
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    Citazione Originariamente Scritto da Gnappo_gheyz Visualizza Messaggio
    domani mando un curriculum a Teon.
    Mi raccomando, il colore della camicia al colloquio fa tanto nel mio caso.




  20. #20
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    Teon, ti mando un curriculum anche io...

  21. #21
    La Borga L'avatar di Firestorm
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    Citazione Originariamente Scritto da Charles Bronson Visualizza Messaggio
    ma se uno è un fenomeno che il destino cinico e rio ha messo nelle mani di un imprenditorucolo da due soldi, non gli conviene mettere su un'impresa per conto proprio e dimostrare al mondo come si fa l'imprenditore di serie A?

    certo, magari poi tocca farsi il culo 10 ore al giorno più qualche sabato e domenica, procurarsi il lavoro, farsi pagare dai clienti, non fermarsi nemmeno con la febbre a 38, rischiare il fallimento, etc.

    ma per chi è un fenomeno sono tutti problemi secondari

    per aprire un'azienda non basta la buona volontà nessuno ti fa credito da zero se hai a malapena i soldi per vivere e ti pieghi a fare un lavoro sottopagato ti pare che uno abbai i soldi per farlo?
    se sei alla fame nessuna banca ti assegna quel credito sufficiente ad aprire anche un bancarella di frutta, figuriamoci un'azienda individuale in un bugigattolo con 3000 euro di affitto (a dir poco) all'anno le spese di riscaldamento (non tanto per te ma per il cliente che se lo accogli a 10 gradi non fai una grande impressione) le spese di elettricità e di un telefono almeno fisso un PC anche dell'anteguerra minimo minimo hai bisogno di 10000 euro per poterlo fare...
    Una banca 10000 euro specie oggi non te li da neanche morta se non hai o beni per 10000 euro oppure un reddito che ti permetta di rientrare in un tempo decente da un prestito simile.
    Ultima modifica di Firestorm; 12-12-09 alle 07:54:27

  22. #22
    TeoN
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    Predefinito Riferimento: Boom delle partite IVA, parliamone

    Citazione Originariamente Scritto da Firestorm Visualizza Messaggio
    per aprire un'azienda non basta la buona volontà nessuno ti fa credito da zero se hai a malapena i soldi per vivere e ti pieghi a fare un lavoro sottopagato ti pare che uno abbai i soldi per farlo?
    se sei alla fame nessuna banca ti assegna quel credito sufficiente ad aprire anche un bancarella di frutta, figuriamoci un'azienda individuale in un bugigattolo con 3000 euro di affitto (a dir poco) all'anno le spese di riscaldamento (non tanto per te ma per il cliente che se lo accogli a 10 gradi non fai una grande impressione) le spese di elettricità e di un telefono almeno fisso un PC anche dell'anteguerra minimo minimo hai bisogno di 10000 euro per poterlo fare...
    Una banca 10000 euro specie oggi non te li da neanche morta se non hai o beni per 10000 euro oppure un reddito che ti permetta di rientrare in un tempo decente da un prestito simile.
    Ni, e' vero che ora come ora e' difficile ottenere credito dalle banche, ma esistono modi per farseli dare, a cominciare dai fondi europei ( a Gennaio apro un srl intestando il 67% della societa' a una carissima amica, in modo da ottenere i finanziamenti per l'imprenditorialita' femminile ). Certo che devi presentarti con un progetto sensato, un idea chiara di cosa serve a titolo di materiali, una previsione almeno triennale delle vendite e dei costi/ricavi. Se poi hai gia' della clientela interessata la cosa aiuta molto.

    Ovvio che a chi parte da zero tutto e' piu' ostico, ma esistono centri che fanno da consulenti per le nuove attivita', a volte le banche stesse ( ma li purtroppo conta molto la persona che trovi piu che la banca in se' ) aiutano con consigli, del resto a loro conviene molto di piu' che partano attivita redditizie che far prestiti insolventi in partenza.

    Non dico sia una passeggiata, ma se hai l'idea e accetti il fatto che purtroppo l'Italia non e' l'America e il rientro dell'investimento di impresa lo hai solo dopo circa tre anni, i risultati si ottengono.

    Certo, vuol dire non avere piu' orari e prepararsi a un minimo di tre anni di inferno, ma se passi i tre anni di attivita' con un bilancio non dico bello ma decente allora hai in mano qualcosa che puoi rinvedere per un bel po' di soldi o a quel punto se ti piace rilanciare e far crescere.

    Ripeto, non e' facile, fattibile, ma non facile.

  23. #23
    Banned L'avatar di Charles Bronson
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    Predefinito Riferimento: Boom delle partite IVA, parliamone

    Citazione Originariamente Scritto da TeoN Visualizza Messaggio
    Ni, e' vero che ora come ora e' difficile ottenere credito dalle banche, ma esistono modi per farseli dare, a cominciare dai fondi europei ( a Gennaio apro un srl intestando il 67% della societa' a una carissima amica, in modo da ottenere i finanziamenti per l'imprenditorialita' femminile ). Certo che devi presentarti con un progetto sensato, un idea chiara di cosa serve a titolo di materiali, una previsione almeno triennale delle vendite e dei costi/ricavi. Se poi hai gia' della clientela interessata la cosa aiuta molto.

    Ovvio che a chi parte da zero tutto e' piu' ostico, ma esistono centri che fanno da consulenti per le nuove attivita', a volte le banche stesse ( ma li purtroppo conta molto la persona che trovi piu che la banca in se' ) aiutano con consigli, del resto a loro conviene molto di piu' che partano attivita redditizie che far prestiti insolventi in partenza.

    Non dico sia una passeggiata, ma se hai l'idea e accetti il fatto che purtroppo l'Italia non e' l'America e il rientro dell'investimento di impresa lo hai solo dopo circa tre anni, i risultati si ottengono.

    Certo, vuol dire non avere piu' orari e prepararsi a un minimo di tre anni di inferno, ma se passi i tre anni di attivita' con un bilancio non dico bello ma decente allora hai in mano qualcosa che puoi rinvedere per un bel po' di soldi o a quel punto se ti piace rilanciare e far crescere.

    Ripeto, non e' facile, fattibile, ma non facile.
    tutto vero, ed inoltre ci vuole un requisito fondamentale: la volontà. che significa anche capacità di soffrire, cosa che a mio avviso si sta sempre più smarrendo in una generazione che non è affatto abituata a farlo

    non a caso trovi in giro delle imprese di albanesi partiti con le pezze al culo che, mangiando pane e cipolla per qualche anno, oggi si ritrovano con una certa posizione. se invece sul culo di partenza hai i jeans da 300 euro e di lavoro vuoi fare il critico cinematografico, con contratto a tempo indeterminato e zero responsabilità, è chiaro che sorge qualche difficoltà

  24. #24
    Shogun Assoluto L'avatar di skywolf
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    Predefinito Riferimento: Boom delle partite IVA, parliamone

    se uno è "un fenomeno che il destino cinico e rio ha messo nelle mani di un imprenditorucolo da due soldi", effettivamente non è detto che gli convenga "mettere su un'impresa per conto proprio e dimostrare al mondo come si fa l'imprenditore di serie A", perchè non tutti siamo fatti per tutti i lavori. Magari (faccio per dire) un ingegnere può avere delle doti che lo rendono un bravissimo progettista ma un pessimo imprenditore; egli meriterebbe di lavorare per un imprenditore che magari ha doti opposte -e che lo paga per quel che vale.

  25. #25
    Shogun Assoluto L'avatar di Gnappo_gheyz
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    Predefinito Riferimento: Boom delle partite IVA, parliamone

    Mi raccomando, il colore della camicia al colloquio fa tanto nel mio caso.
    ho quella nera che uso quando devo farmi dare la mancia extra dalla nonna.

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