ma che
questa è la pena per cosa comunque?
ma che
questa è la pena per cosa comunque?
intanto non si è eletto il presidente di lega e han rimandato ancora l'elezione
questi i voti:
11 Abodi
6 Simonelli
1 Lotito
1 Beretta
Lotito si è autovotato
io spero che si sia autovotato, se no significa che lì in mezzo c'è qualcuno che lo ha votato
Per ben tre volte... http://www.calciomercato.com/news/el...-e-nera-793822
abete presidenteee
e Beretta presidente di lega
yahooo
Ancora razzismo nel mondo del calcio e ancora una volta coinvolta è la Pro Patria, già protagonista del caso Boateng. E’ stata infatti sospesa la partita con il Casale, valida per il torneo giovanile Berretti. Il calciatore Fabiano Ribeiro, accusa il Casale, ha ricevuto un insulto razzista e lo staff tecnico nerostellato ha deciso di non proseguire la partita. Per questo la Lega Pro ha deciso di trasferire alla Procura federale gli atti relativi.
L’episodio che ha causato la sospensione della partita è avvenuto quando la squadra ospite era in vantaggio per 2-0. Secondo quanto riposta il sito della società piemontese, il giocatore Fabiano Riberio e stato oggetto di ”un presunto insulto di carattere razziale, circostanza che ha suscitato un profondo sgomento nei giocatori e nello staff tecnico i quali, autonomamente, hanno deciso di non proseguire la partita”. L’A.S. Casale Calcio ”si riserva di appurare quanto accaduto e la veridicita’ degli avvenimenti al fine di adottare i provvedimenti necessari. Nel contempo la societa’ stigmatizza l’accaduto e si rimette a quanto sara’ deciso dalle autorita’ federali competenti”.
Da parte sua, la Pro Patria “comunica che dopo aver ascoltato i giocatori, i dirigenti e lo staff tecnico, si riserva di conoscere le decisioni del Giudice Sportivo prima di rilasciare dichiarazioni in merito, sicuri che quanto accaduto verrà chiarito dagli Organi competenti”.
pure nelle gare dei ragazzini, ma come si fa
L'ex presidente della Figc Franco Carraro candidato con il Pdl al Senato. Quarto posto nella lista dell'Emilia, posto quasi blindato.
peccato che Moggi abbia rinunciato, sai che coppia.
E' morto Garrone.
appena letto sulla Gazza, son rimasto abbastanza
Ciao Riccardo,
vai a insegnare agli angeli come vendere l'attacco titolare e retrocedere in B
Spietato
Gli ultimi 2 anni son stati demenziali,e poco d'altro si puo dire,però,gli anni prima son stati quel che son stati.
Mi spiace :(
SALERNITANA, Daspo di due anni a Montervino
Offese e sputo' a tifosi Aversa, provvedimento questore Caserta
23.01.2013 14:00 di Redazione FV Twitter: @firenzeviola_it articolo letto 322 volte
Fonte: ANSA
(ANSA) - CASERTA, 23 GEN - Il questore di Caserta, Giuseppe Gualtieri, ha firmato il Daspo della durata di due anni a carico di Francesco Montervino, il giocatore della Salernitana che domenica, nel corso della gara di Lega Pro, secondo l'accusa nei suoi confronti, dopo il gol ha esultato con frasi offensive e sputi a tifosi dell'Aversa (Caserta). Il centrocampista e' stato squalificato per 6 giornate. Nel corso degli incidenti tra tifoserie tre carabinieri sono rimasti feriti; 12 i denunciati.
Ermh....Quindi è squalificato per 1 mese e mezzo ma non puo andare allo stadio per 2 anni?
Non c'è un piccolo problema tecnico?
come funziona il daspo a un giocatore? può giocare ma non andare sugli spalti, o non può proprio entrare in uno stadio?
può segnare solo al volo e se sbaglia va in porta
E se segna di spalla il portiere é eliminato
some stories
Il calcio di oggi non ha memoria. Corre troppo veloce, non ha tempo per voltarsi indietro. Anche perché se ti giri perdi la palla e prendi il gol.Il ritmo è asfissiante: corse, scatti, partite in tv, servizi sulle televisioni, polemiche di presidenti e calciomercato. E il tam tam delle radio, i taccuini dei giornalisti, le veline e le discoteche, e giù con un’altra partita. Tra uno scandalo, l’indignazione generale, le grida che chiedono forche e le amnistie basta il tempo di un caffè. E un’altra partita.
Non c’è tempo per pensare e per chiedersi che senso abbia tutto il circo. Per dare un’occhiata alla strada fatta: da dove si viene e dove si va. Memoria.
Ricordare per conoscersi, per trovare la propria identità e per non ripetere gli errori del passato.Carlo, Ferdinando e Rino: tre nomi comuni. Tre ragazzi italiani, che con il pallone tra i piedi o nella testa sono finiti nei lager nazisti.
Carlo Castellani ha 35 anni e possiede una segheria a Montelupo dopo essere stato il bomber dell’Empoli per nove stagioni capace di realizzare 62 reti con la maglia dei toscani. E’ la notte dell’8 marzo 1944: il rumore delle ruote dei camion dei fascisti rompe il silenzio e il sonno di un paese operaio; urla e stridori, lacrime e polvere alzata. Quattro giorni prima Montelupo aveva alzato la testa e aveva scioperato in massa contro il regime: un affronto insopportabile per i Camerati che decidono una punizione esemplare. Rastrellamenti, casa per casa. Carlo viene svegliato all’alba, bussano alla porta. “Stai tranquilla, resta con i bambini, vado giù io a sbrigare la faccenda: lo sanno che noi non c’entriamo niente”.
Davanti alla porta c’è Orazio. L’amico Orazio Nardini. “Cerchiamo tuo padre, dobbiamo portarlo in caserma”. “Ma mio padre è malato, non può venire! E poi cosa vorrà mai da lui il maresciallo?” Il padre di Carlo è David Castellani, conosciuto in tutta la zona per le sue posizioni antifasciste. “Va bene se vengo io al posto di mio padre in caserma a parlare con le autorità?”.
L’amico Orazio annuisce. Già, l’amico. Il camion si unisce a una schiera di altri camion e torpedoni, direzione Firenze. Il treno sbuffa, il vapore è nero come la pece. Nero come la morte che Carlo Castellani, fino al 2011 miglior cannoniere della storia empolese, troverà nel campo di concentramento di Mathausen. ”Racconta come sono morto!… Dì loro quanto ho sofferto…più di Gesù Cristo!” le ultime parole di Carlo raccolte dall’amico Aldo Rovai, compagno di campo.
Ferdinando Valletti, classe 1921, inizia a giocare nell’Hellas Verona. Con un diploma di perito industriale, nel 1938 si trasferisce a Milano con un contratto all’Alfa Romeo; oltre a lavorare continua a coltivare la sua passione calcistica con la maglia del Seregno, finché viene notato dal Milan che lo ingaggia per la stagione 1942-43. In maglia rossonera gioca mediano a fianco di un certo Giuseppe Meazza; dopo alcune amichevoli della stagione successiva si infortuna al menisco. Arrivano le milizie fasciste all’Alfa Romeo.
Alcuni compagni di fabbrica indicano Ferdinando come uno degli organizzatori dello sciopero nello stabilimento del marzo 1944. Delazione. Valletti viene arrestato e portato al carcere di San Vittore con altri ventidue operai; da lì al tristemente famoso binario 21 della Stazione Centrale il passo è breve. Lo stesso fumo di Castellani; la stessa direzione Mauthausen. Ferdinando lavora nella cava di pietre, finché viene trasferito nel sottocampo di Gusen dove viene impiegato nello scavo di gallerie sotterranee.
Finché un giorno un kapò non arriva alle baracche del campo e chiede se tra i deportati ci sia qualcuno che sa giocare a pallone, perché manca un giocatore per una partita tra sottufficiali. Il milanista Valletti non si tira indietro, anche se malconcio e denutrito e viene assoldato come riserva della squadra per un torneo. Gioca in condizioni pietose, con la divisa da detenuto, spesso scalzo come racconta la figlia Manuela, ma con le sue prestazioni si guadagna un premio: essere trasferito a lavorare nelle cucine. E’ la sua salvezza. Gli alleati lo liberano il 5 maggio 1945.
Mario Pagotto detto Rino è il terzino del grande Bologna di Weisz che dà spettacolo in Italia e in Europa: vince tre scudetti e conquista il Torneo Internazionale dell’Expo Universale a Parigi nel 1940 umiliando il Chelsea per 4-1. Rino arriva anche in Nazionale, prima che incominci l’incubo: la guerra. L’allenatore Weisz, fugge verso l’Olanda per sfuggire alle persecuzione fasciste verso gli ebrei, ma viene catturato e deportato ad Auschwitz dove verrà ucciso con tutta la sua famiglia. Rino viene catturato dai nazisti dopo l’8 settembre del 1943, dopo aver combattuto tra le fila degli Alpini, e deportato. Prima Hohenstein, quindi Bialystok in Polonia: lavori forzati, fame, condizioni disumane.
L’Armata rossa avanza e, di conseguenza, anche i prigionieri vengono spostati: Rino finisce a Odessa e, da lì, a Cernauti. Con un gruppo di ex calciatori italiani mette su una squadra che affronta rappresentative equivalenti di prigionieri di altre nazioni. Rino e i suoi vincono sempre. Da Cernuti passano a Sluzk, ma il risultato non cambia: i ragazzi di Cernuti non hanno avversari che riescano a tenere loro testa. Fino alla grande sfida, alla vera e propria partita per la vita. Rino ha organizzato un torneo tra le varie rappresentative nazionali presenti nel lager che sta riscuotendo successo tra i kapò perché permette loro di divertirsi ad assistere alle partite; l’incontro decisivo è contro la rappresentativa dell’Armata Rossa. Gli aguzzini nazisti tengono così tanto a vedere i sovietici perdere che fanno capire a Pagotto e ai suoi che, in caso di vittoria, avranno la possibilità di anticipare il ritorno a casa.
Altro che Fuga per la vittoria. Si gioca per la vita, per riabbracciare moglie e figli: “Quelli di Cernuti” vincono umiliando gli avversari per 6-2 e il 18 ottobre 1945 ritornano a casa.
Raccontare senza stancarsi mai di farlo.
Ricordare.
La memoria del calcio italiano: per non perderla più.
Emanuele Giulianelli