«Non si tratta di sciopero bianco, né nero, né rosso - dicono -, continueremo a fare il nostro dovere come se non più di prima dedicando il nostro tempo alla ricerca, essenziale e fondamentale per il futuro del Paese».
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I LORO COMPITI sono di ricerca, tuttavia hanno accettato anche incarichi didattici e coprono il 30 per cento dei corsi della Statale. Ora, però, hanno deciso di non andare in aula. D'altronde il disegno di legge in questione li affida per i prossimi anni solo la didattica integrativa (esami e tesi di laurea) ma non i corsi.
I più arrabbiati sono quelli di Ingegneria che hanno già deciso di astenersi dall'insegnamento anche per nei prossimi giorni e di non assumersi per quest'anno accademico la titolarità di corsi. Chiedono come gli altri che venga riconosciuto il loro ruolo docente e che venga garantita «secondo regole giuste e condivise» la possibilità di progressione di carriera.
Chiedono, inoltre, alle istituzioni locali, universitarie e politiche di farsi portavoce del loro stato di agitazione. E si dicono «disposti ad atti di responsabilità a seguito di azioni concrete» in grado di migliorare la situazione della ricerca.
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