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Discussione: E la mafia al nord...

  1. #26
    Il Nonno L'avatar di Terenas77
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    A me la cosa che sconvolge di più di queste cose, sono le cifre riguardo la droga...

    Ma è possibile che ci siano così tanti dementi che si fanno?

  2. #27
    Il Puppies
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Si.

  3. #28
    Chiwaz
    ospite

    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da Terenas77 Visualizza Messaggio
    A me la cosa che sconvolge di più di queste cose, sono le cifre riguardo la droga...

    Ma è possibile che ci siano così tanti dementi che si fanno?
    Milano particamente piscia cocaina

  4. #29
    Suprema Borga Imperiale L'avatar di Marlborough's
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da Scarecrow Visualizza Messaggio
    So che dopo che Saviano aveva parlato della mafia al nord c'è stato un rage collettivo come se tutti cadessero dalle nuvole.
    Guarda...io non sono "il Nord" incarnato ma ti posso assicurare che ogni qualvolta il chiacchierone sparacchia un po' a vuoto su Lombardia, Veneto becero e Lega razzista che però non disdegna il mafiosetto la reazione che va per la maggiore è questa:




    Oppure puoi domandare al papà di Chiwaz che di risposte a Saviano ne ha coniate alcune fatte su misura

  5. #30
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da Terenas77 Visualizza Messaggio
    A me la cosa che sconvolge di più di queste cose, sono le cifre riguardo la droga...

    Ma è possibile che ci siano così tanti dementi che si fanno?
    Dementi?

    Guarda che la maggiorparte di quelli che si fanno la polverina bianca, non sono ragazzini, ma sono adulti di tutti i ceti sociali.
    Penso che dalla classe 1970 in su, degli adulti almeno il 60% si fa di cocaina saltuariamente.

  6. #31
    Il Niubbi
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da MrChuck Visualizza Messaggio
    Dementi?

    Guarda che la maggiorparte di quelli che si fanno la polverina bianca, non sono ragazzini, ma sono adulti di tutti i ceti sociali.
    perché, per essere dementi bisogna per forza essere ragazzini?

    Penso che dalla classe 1970 in su, degli adulti almeno il 60% si fa di cocaina saltuariamente.
    1970-1993, in pratica la stragrande maggioranza degli utenti del forum. quindi 6 su 10 di quelli qua dentro sono drogati, in effetti potrebbe essere

  7. #32
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da Shelton Visualizza Messaggio
    perché, per essere dementi bisogna per forza essere ragazzini?


    1970-1993, in pratica la stragrande maggioranza degli utenti del forum. quindi 6 su 10 di quelli qua dentro sono drogati, in effetti potrebbe essere
    Io non prenderei come esempio questo forum.
    Altrimenti potrei fare una stima e dire che al mondo 8 uomini su 10 hanno paura delle donne

    ps:No, però mi viene da ridere che si pensa che quelli che si fanno di coca siano dei dementi e poi magari si va matti per keith richards.

  8. #33
    Il Niubbi
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    però non ho ancora capito l'identificazione dementi/ragazzini. se ti friggi il cervello con la cocaina a 30, 40 o 50 anni sei demente lo stesso (ora 6 utenti su 10 mi odieranno ancora di più )

  9. #34
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da Shelton Visualizza Messaggio
    però non ho ancora capito l'identificazione dementi/ragazzini. se ti friggi il cervello con la cocaina a 30, 40 o 50 anni sei demente lo stesso (ora 6 utenti su 10 mi odieranno ancora di più )

    Np quella era una precisazione a parte. Magari ci si immagina che chi va a comprare la coca dallo spacciatore sia un ragazzo, invece molto spesso sono uomini con famiglia e una buona posizione sociale.

  10. #35
    Shogun Assoluto L'avatar di Necronomicon
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    io mi stupisco sempre quando vengono sciolti comuni al nord per mafia. Pensavo si fosse culturalmente meno permeabili

  11. #36
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Sei sarcastico?
    Cosa faresti te se viene un mafioso e ti dice "Ok, adesso o fai quello che voglio io o da domani è meglio che inizi a far accendere la tua macchina da qualcun'altro"?

  12. #37
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Certo.
    Vai a denunciarlo.
    Poi, quando il giorno dopo ti rendi conto che magari lui va pure in galera, ma tutti i suoi compari no e avranno un buon motivo per farti le penne, la denuncia la vai a ritirare. Sopratutto se hai una famiglia.

  13. #38
    maxx
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da Marco Mattei Visualizza Messaggio
    Vado a denunciarlo... Ti sembra così strana, come cosa?
    sì, buonanotte.

  14. #39
    Il Nonno L'avatar di Terenas77
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da MrChuck Visualizza Messaggio
    Dementi?

    Guarda che la maggiorparte di quelli che si fanno la polverina bianca, non sono ragazzini, ma sono adulti di tutti i ceti sociali.
    Penso che dalla classe 1970 in su, degli adulti almeno il 60% si fa di cocaina saltuariamente.
    Ribadisco, dementi.

    E gli paghiamo pure il servizio sanitario.

  15. #40
    maxx
    ospite

    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da Terenas77 Visualizza Messaggio
    E gli paghiamo pure il servizio sanitario.
    Infati. Per qusta gente metterei l'assistenza sanitaria a pagamento, come nel caso degli interventi di soccorso per sciatori/alpinisti non rispettosi delle regole.

    Tralasciando la curiosità di vedere le conseguenze, in una città, di una grossa (e intendo GROSSA) partita di droga tossica.
    Ci sarebbe da farsi due risate.

  16. #41
    Suprema Borga Imperiale
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da Pasta X Visualizza Messaggio
    old hanno ammazzato novella vicino a casa mia
    e il suo socio incaprettato davanti al cimitero a san giorgio
    e chi dice che non esiste ha la cassola sugli occhi
    Si vabbè....non erano lombardi a dirla tutta

    Citazione Originariamente Scritto da MrChuck Visualizza Messaggio
    Ok, adesso o fai quello che voglio io o da domani è meglio che inizi a far accendere la tua macchina da qualcun'altro"?
    m'ha fatto lollare

    bhè se va avanti così ben vengano ad investire al nord, che qui di soldi non ne ha più nessuno ormai

  17. #42
    abaper
    ospite

    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da Chiwaz Visualizza Messaggio
    Chi fu ?
    ciocca

  18. #43
    Chiwaz
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da abaper Visualizza Messaggio
    ciocca
    Ciocca quello che non è nemmeno mai stato indagato?

  19. #44
    abaper
    ospite

    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da Chiwaz Visualizza Messaggio
    Ciocca quello che non è nemmeno mai stato indagato?
    no, quello indagato dalla dia di milano per i suoi affari con neri.
    edit: devo riconoscere che, in questo caso, il ciocca è stato quasi abbandonato dalla lega. peccato che abbia subito trovato agganci nella pdl
    Ultima modifica di abaper; 18-03-11 alle 13:51:56

  20. #45
    Chiwaz
    ospite

    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Ah si, è stato indagato da dicembre, io avevo trovato un articolo del Fatto di luglio.

  21. #46
    Vitor
    ospite

    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    mi aspettavo che qualcuno lo avesse già postato con tanto di uuuuuuuuuuuh aaaaaaaaaaah


    Gratteri: «Contro le mafie Berlusconi
    ha fatto meglio di Prodi»
    In prima fila contro la 'ndrangheta però lancia l'allarme: «Se passa questa riforma della Giustizia è la fine»



    MILANO - «No a riforme urlate, ma proposte concrete». Nicola Gratteri parla di un migliore sistema giudiziario per sconfiggere le mafie con Antonio Nicaso, uno dei massimi esperti di 'ndrangheta al mondo, con cui ha pubblicato un libro dal titolo: La giustizia è una cosa seria. Il Procuratore della Repubblica aggiunto di Reggio Calabria, non sceglie la piazza come ha fatto Ingroia: «Io non sarei andato per evitare strumentalizzazioni. Occorre non dare alibi in questo momento». Gratteri per criticare la riforma della Giustizia elaborata dal ministro Alfano, sceglie il palco della libreria Feltrinelli di Milano. Una platea più piccola con cui ragionare. E lo fa in barba a tutte le polemiche con un volume edito da Mondadori: «L'editore non mi ha cambiato neanche una virgola. Scriverò ancora per loro».
    BERLUSCONI-PRODI - Poi spiazza il pubblico in sala: «Se confrontiamo i 18 mesi dell'ultimo governo Prodi con il governo Berlusconi, ebbene l'attuale esecutivo ha fatto di più in tema di lotta alla mafia. Almeno tre cose importanti. La prima: ha abolito il patteggiamento in appello che riduceva ad esempio pene di 27-28 anni si riducevano a pene ridicole di 6-7 anni. Secondo: ha fatto in modo che si possano confiscare i beni anche ai figli dei mafiosi che li ereditavano dai padri. Terzo: ha reso ancora più duro il 41 bis. Punto e a capo. Con la stessa franchezza occorre dire che se passa il ddl Alfano come è ora sarà un apocalisse. Potremo dire addio alla lotta alla mafia».

    LA RIFORMA - E snocciola la sua ricetta. Processo breve: «I dibattimenti - afferma - potrebbero durare meno solo con l'informatizzazione, che abbatterebbe anche costi e abusi». L'indipendenza del pm: «Non possono esserci scelte costituzionali mirate che consentano alla politica di controllare il giudice, ma neanche leggi che possano ostacolare il sistema giudiziario nella persecuzione dei reati». Separazione della carriere: «Non è un dogma anche se l''unicità della carriera costituisce una maggiore garanzia di agganciamento del pubblico ministero a una cultura giurisdizionale. E c'è anche il rischio che se la carriera della polizia giudiziaria dipendesse dal politico di turno, avalleremmo solo corruzione». Poi aggiunge: «Se la polizia non ha l'obbligo di comunicare la notizia di reato immediatamente alla Procura, più giorni passano e maggiore è la possibilità di interferenza, di infiltrazione e di pressioni sulla polizia giudiziaria e di annacquare la notizia di reato». Revisione delle circoscrizioni giudiziarie «che ricalcano ancora lo schema ottocentesco», depenalizzazione dei reati minori «per riservare il processo penale alle questioni di maggiore allarme sociale», scrematura delle cause inutili per i reati di poco conto, riorganizzazione della rete dei tribunali in un «progetto di geografia giudiziaria».

    LA LOMBARDIA - «Dopo 25 anni adesso è chiaro a tutti che la 'ndrangheta è arrivata a Milano». E in sala si lascia scappare una frecciatina: «Persino un ragazzino sa che a Milano c'è la 'ndrangheta mentre un prefetto non lo sa». Un intero capitolo racconta i legami tra il Sud e la Lombardia (usura, estorsione, infiltrazioni negli appalti, movimento terra, riciclaggio, traffico di droga, l'Expo 2015), e ovviamente è ampia la descrizione dei rapporti con il potere politico. «Per beccare la zona grigia occorrono le prove, serve molta pazienza investigativa».

    LA SCUOLA - Gratteri si è detto anche convinto che «con questo sistema giudiziario e scolastico non andiamo da nessuna parte nella lotta alle mafie. Quanto alla scuola, è necessario il tempo pieno per togliere i figli di famiglie 'ndranghetiste alla cultura mafiosa che respirano in casa». Con un sistema giudiziario proporzionato alla realtà criminale, nell'arco di cinque potremmo abbattere le mafie del 70%». Il suo futuro? «Sicuramente da magistrato. Questo lavoro ancora mi emoziona».

  22. #47
    Vitor
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  23. #48
    Suprema Borga Imperiale L'avatar di caesarx
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    Buongiorno.

  24. #49
    Vitor
    ospite

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    Da Il Fatto

    Appalti alla ‘ndrangheta in Emilia
    Indagato un sindaco del Pd Il primo cittadino (al secondo mandato) di un piccolo centro dell'Appennino modenese è sotto inchiesta per corruzione e turbata libertà di scelta del contraente. La Finanza ha le prove dei suoi incontri con gli uomini dei clan

    Anche in Emilia la ‘ndrangheta ottiene gli appalti entrando nelle stanze del potere politico. E’ un quadro accusatorio senza precedenti quello che emerge dall’inchiesta della guardia di finanza nel Comune di Serramazzoni, centro di 8mila abitanti sull’Appennino modenese. Il sindaco Luigi Ralenti del Pd, al secondo mandato, è indagato per corruzione e turbata libertà di scelta del contraente in relazione a due commesse pubbliche: il recente ampliamento del polo scolastico (costo 230mila euro) e il project financing da un milione e centomila euro per il restyling dello stadio dove oggi milita la squadra di dilettanti e vent’anni fa segnava i primi goal il futuro campione del mondo Luca Toni.

    Nel mirino ci sono i lavori edili affidati a una coppia di società a responsabilità limitata, secondo gli inquirenti riconducibili a Rocco Antonio Baglio, considerato la longa manus della cosca Longo Versace di Polistena (Gioia Tauro), e al figlio Michele, una sorta di direttore di cantiere.

    La delicata inchiesta del Pm Claudia Natalini, poi affiancata dal sostituto Giuseppe Tibis, è partita nel luglio scorso dopo l’incendio doloso che ha devastato la villa di campagna di Giordano Galli Gibertini, ex calciatore del Modena titolare di un’impresa edile.

    Pochi mesi prima erano stati bruciati anche gli spogliatoi del campo sportivo di Serramazzoni: ignoti avevano impilato le magliette della squadra, versato olio bollente e appiccato il fuoco. Baglio senior è accusato da un lato di aver bruciato la villa del costruttore, potenziale concorrente, e poi di aver trovato un accordo col sindaco Ralenti per l’assegnazione degli appalti. Sono indagati in concorso col primo cittadino l’ingegnere Rosaria Mocella, direttrice della ‘Serramazzoni Patrimonio’, controllata comunale che ha affidato il progetto ad un’associazione temporanea di imprese, e Marco Cornia dell’Ac Serramazzoni, capofila della cordata e già concessionaria dell’impianto sportivo. L’attenzione delle Fiamme gialle, che nei giorni scorsi hanno acquisito centinaia di documenti cartacei e informatici, si è concentrata su un partner dell’Ati, Restauro e costruzioni srl, e una ditta subappaltatrice, Unione group srl.

    La prima, con ufficio commerciale a Pisa, è intestata a Giacomo Scattareggia, sotto processo a Reggio Calabria per turbativa d’asta in un’inchiesta della Dda locale sulle ingerenze delle cosche negli appalti del Comune di Condofuri, poi sciolto per mafia. Restauro e costruzioni, di fatto gestita da Michele Baglio, avrebbe spinto per l’assegnazione del subappalto di Serramazzoni alla Unione group di Fiorano, intestata alla madre. Azienda con progetti ambiziosi, come riporta il giornale dell’Accademia europea per le relazioni economiche e culturali: già realizzate le opere relative al parcheggio multipiano dell’ospedale di Baggiovara e gli impianti elettrici dell’aeroporto di Lamezia Terme, mentre sono in fieri il centro servizi per il ciclismo di Formigine, i lavori per uno sponsor della Reggina e per le industrie alimentari di kiwi a Polistena e di olio d’oliva a Cittanova.

    Secondo gli inquirenti modenesi Unione in particolare è riconducibile a una vecchia conoscenza dell’antimafia, Rocco Antonio Baglio. Arrivato trent’anni fa in soggiorno obbligato nel distretto ceramico, fu arrestato dal Ros di Bologna nel 1993 dopo il ritrovamento di esplosivo e mitragliatrici a Torre Maina di Maranello. Nell’allora rapporto dei carabinieri Baglio veniva descritto come “elemento di rispetto dell’Emilia Romagna a cui fanno riferimento tutte le cosche che abbiano interessi nella zona”. Abile affarista, non impiegò molto ad allacciare rapporti con i colletti bianchi locali. Su tutti Renato Cavazzuti, ex direttore di filiale della Cassa di Risparmio di Modena e già in Fininvest Programma Italia, poi collaboratore di giustizia che ha fotografato i meccanismi bancari al servizio delle truffe finanziarie.

    E l’avvocato Fausto Bencivenga, arrestato coi Baglio nel lontano 1991 per il crac pilotato della modenese Mida’s. In quel procedimento il figlio Michele, interrogato sulla reale gestione della società intestata a un prestanome, disse che era il padre a “interessarsene economicamente”. A vent’anni di distanza, l’indagine dei Pm modenesi Natalini e Tibis si occupa di contiguità nuove in una regione dove le infiltrazioni mafiose nel tessuto economico sono rimaste prive di ‘sponde politiche’.

    Anche se l’accusa di corruzione resta da dimostrare – in Procura vige il massimo riserbo circa gli indizi raccolti – gli incontri del primo cittadino con Baglio sarebbero provati. Nei giorni scorsi sono stati ascoltati dai magistrati l’ingegnere Rosaria Mocella e Marco Cornia, presidente della società sportiva che ha investito nella ristrutturazione dello stadio (con un mutuo di 700mila euro del Monte dei Paschi di Siena garantito dalla Serramazzoni Patrimonio).

    “Avevo trovato altre due aziende locali ma il bando era talmente ristretto che nessuno aveva i requisiti – ha dichiarato Cornia - così ad un certo punto in Comune mi hanno consigliato i calabresi che avevano già lavorato al polo scolastico. Scattareggia però l’ho visto solo alla firma del contratto”. L’interrogatorio del sindaco Ralenti, che nei giorni scorsi ha assicurato “di aver sempre agito secondo la legge”, è in programma nella giornata di oggi.

  25. #50
    Vitor
    ospite

    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    poi me lo leggo, intanto posto.
    occhio, super wot

    Mafia al nord, la veritàdi Fabrizio GattiNella ricca Brianza, tra Desio, Lissone e Seregno, regnano Tony Pio e il clan Moscato: boss della 'ndrangheta che condizionano la politica, pagano tangenti, ottengono appalti, impongono il pizzo. E regolano i conti con il fuoco(08 giugno 2011)Povero geometra Perri. Nei bar del paese continuano a parlare di lui e non concedono riposo alla sua reputazione. Va bene per le sue macchine bruciate a Desio davanti a casa. Passi per l'attentato al suo ufficio che quasi vent'anni fa mandò a fuoco villa Tittoni Traversi, il gioiello rimaneggiato nel 1776 dall'architetto Giuseppe Piermarini. Ma l'ultima che gli hanno combinato è da pivelli del crimine. Fare il nome dell'assessore alle Società partecipate della nuovissima Provincia di Monza e Brianza, cioè il suo, tanto da costringerlo alle dimissioni, è una leggerezza da rubagalline.

    Rosario Perri, 69 anni, pensionato, incensurato e benestante, deve comunque ringraziare quelle chiacchiere intercettate due anni fa dai carabinieri. Se Candeloro Pio, 47 anni, non ci avesse messo una parola, chissà cosa sarebbe successo al geometra promosso assessore.

    A Seregno, il paesone subito dopo Desio lungo la strada che porta a nord, Candeloro Pio ha mascherato il suo nome spiccatamente calabrese. Si fa chiamare Tonino o Tony. Se lo ricordano bene, prima dell'arresto la scorsa estate, di fronte a quello che era il suo Tricky bar, in piazza Liberazione 20, un brutto quartiere alle spalle dell'abbazia dei frati olivetani. Lui fisico asciutto, fronte stempiata, nato a Melito Porto Salvo, Reggio Calabria, e sua moglie, Anna Saladino, nata a Seregno, 42 anni e tanta mondanità. Come quella sera di fine luglio 2009, quando per selezionare le tre candidate brianzole a Miss Italia la moglie di Tony Pio riunisce su un palco davanti al Tricky bar, come scrivono le cronache locali, l'assessore all'Ambiente del Comune, i vertici del Seregno calcio che sta tornando in serie D e sponsor famosi da prima serata tv.

    Una vita alla Tony Soprano, il protagonista del celebre serial americano. Solo che non c'è finzione nei territori controllati dai Sopranos della Brianza. Il sangue è vero sangue. La 'ndrangheta è 'ndrangheta. Il cemento è cemento. Arrivare fin qui, attraversare Desio e Seregno vent'anni dopo, è come assaggiare il sapore della sconfitta. Niente a che vedere con l'eleganza antica del centro di Monza, la maestosità della Villa Reale, il parco, il Gran premio di Formula 1.

    Il retrobottega del capoluogo della nuova Provincia ti accoglie subito oltre i cantieri per l'interramento della superstrada Milano-Lecco. Appaiono Muggiò, Lissone, Desio, Seregno, Giussano. Una volta erano paesi. Adesso sono incollati come un'unica, orribile periferia. Quindici chilometri senza uno straccio di verde.

    La Brianza monzese non esiste più. E' diventata una distesa di capannoni nuovi e condomini fotocopia di finto lusso. Zone industriali e isole residenziali. Le giunte comunali e la Regione Lombardia hanno lasciato costruireovunque. Centri commerciali e megaparcheggi. Carcasse di cemento prefabbricato da cui pendono striscioni con la scritta "Vendesi". Appartamenti che non trovano compratori. Persiane perennemente chiuse. Si stanno mangiando gli ultimi campi. Gli ultimi filari di bosco. E dove si continua a seminare frumento e orzo, gli agricoltori devono recintare i terreni. Altrimenti la notte entrano i camion e le ruspe per sotterrare i rifiuti industriali. Sono imprese legate alla 'ndrangheta brianzola. Smaltiscono così l'immondizia dell'economia ufficiale. A volte nemmeno la recinzione basta a fermarle. La più grande discarica finora scoperta è ancora lì, sotto sequestro tra Desio e Lissone. Una voragine accanto alla superstrada che d'inverno porta i milanesi a sciare.

    Arcore e le feste del lunedì sera nella villa del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sono ad appena un quarto d'ora di macchina, al di là della valle del Lambro. Quella mattina di due anni fa in cui salva il geometra Perri, Tony Pio è sulla sua Smart con Natale Marrone, 43 anni, allora vicecoordinatore del Pdl a Desio. «Qua a Desio a quella minchia di Perri la possiamo fare qualche azione o no?», chiede Marrone: «Ha 67 anni, non è che gli devo far del male, però lo devo bloccare, fare dei lavoretti». Tony Pio si fa raccontare i dettagli. «A Desio poi nel 2010 mi serviranno i voti», dice Natale Marrone, «ma adesso invece... io gli ho detto delle cose e lui se ne sbatte. Allora adesso, siccome tu mi stai provando per vedere quanto io sono forte, adesso voglio fargli un'azione. Fargli prendere un po' di paura». Tony Pio ascolta. Alla fine spiega che con Perri non si può fare: «E' appoggiato, Natale, fidati». «Allora tu mi dici che conosci quelli che lo appoggiano ed è gente...». «Di fiducia», conclude il discorso Tony Pio.

    Perri e Marrone fanno parte dello stesso partito. Scaramucce tra berluscones. Ma Perri è un pezzo che conta nel Pdl brianzolo. Lui alle prime elezioni per la Provincia di Monza nel 2009 non si candida nemmeno. Il suo nome è scontato. Il presidente Dario Allevi lo prende in giunta a scatola chiusa. Marrone, con la sua richiesta a Tony Pio, è uno dei pochi in Brianza a non conoscere il peso politico del geometra Perri. Una vita passata nel Comune di Desio. Capo dell'ufficio tecnico. Poi presidente del Parco delle Groane. Poi assessoreprovinciale. Una carriera già famosa in zona tra gli anni Ottanta e Novanta.

    In contemporanea con quella di Natale Moscato, 67 anni, allora assessore socialista all'Edilizia e all'Urbanistica di Desio. Il fratello di Natale, Giuseppe Moscato, 69 anni, anche lui nato a Melito Porto Salvo, secondo la Procura di Milano che l'estate scorsa l'ha fatto arrestare con i 160 dell'operazione Infinito, sarebbe il capo della potente "locale" della 'ndrangheta. Un altro fratello, Saverio, è morto qualche mese fa a 60 anni. Natale Moscato finisce invece sui giornali nel 1990. Quando si scopre che ospita in casa suo zio. Niente di male. Se non fosse che lo zio, Natale Iamonte, è uno dei mammasantissima della 'ndrangheta nel mondo. E' venuto a Desio dal nipote a scontare il soggiorno obbligato. Natale Moscato, sempre considerato estraneo all'attività dello zio, non dà le dimissioni dal consiglio comunale. Si giustifica con questa breve lettera al Psi: «Se colpa esiste», scrive, «è quella di una famiglia che per innato senso di ospitalità non ha saputo negarsi di fronte al bisogno di aiuto di un parente in difficoltà».

    Insieme, i fratelli Moscato, compreso l'imprenditore accusato di essere il capo 'ndrangheta, sono proprietari di una costellazione di almeno 15 società tra la Brianza e Milano: imprese di costruzione, vendita di materiale per l'edilizia, gestione di bar, agenzie immobiliari. Nelle intercettazioni ambientali dell'operazione Infinito, Saverio Moscato parla anche di un Perri: «Prende pure i soldi, Perri. Con cinquemila euro, tutti con la zucca così». E racconta di un altro politico che da Desio ha fatto molta strada: «Ci sono soldi anche per Ponzoni e pago», si confida Moscato con Giuseppe Sgrò, 33 anni, secondo le indagini il porta ordini di Tony Pio: «Quanto vuole, il 10 per cento, to'... I politicanti vedi che sono scemi, si accontentano di diecimila di telefono... Io per Ponzoni l'ultima volta che è andato su ho speso diecimila euro di matite... Omaggio per quando si vota Ponzoni... Ponzoni è con Formigoni culo e camicia. Formigoni muove centinaia di milioni di euro. Vorrei partecipare all'Expo...».

    L'attentato a villa Tittoni Traversi nel 1993 archivia per sempre il Psi locale. Mentre il giovanissimo Massimo Ponzoni, 21 anni allora, «nel novembre 1993 è il fondatore del Club di Forza Italia a Desio », come spiega un'altra ordinanza del Tribunale di Milano che descrive l'alleanza tra alcuni imprenditori brianzoli e la 'ndrangheta. In pochi anni Ponzoni va a sedersi alla destra del padre, inteso come il padre politico della Regione Lombardia, il presidente Pdl Roberto Formigoni.

    Ora è «consigliere segretario alla presidenza del consiglio regionale», dopo una stagione come assessore alla Polizia locale, assessore alla Qualità dell'ambiente e delegato regionale per la costituzione della Provincia di Monza e Brianza. Va detto che sia Perri sia Ponzoni hanno sempre smentito contatti e intrallazzi con i Sopranos della Brianza. Negli atti di inchiesta sulla 'ndrangheta vengono infatti soltanto nominati da boss e imprenditori che, secondo i due, parlerebbero a vanvera. A metà dicembre 2009 il geometra Rosario Perri è da poco assessore della nuova Provincia. Lo ricordano in molti alla festa natalizia del Pdl brianzolo. Ci sono Ponzoni, Formigoni, 140 invitati e il ministro Mariastella Gelmini, ospite d'onore. Di quella festa un giornale locale, "L'esagono", pubblica un collage di foto. Una ritrae Perri con il sindaco leghista di Seregno. Abbracciati e sorridenti. Dice la didascalia: «Giacinto Tatone Mariani e il geometra più famoso in Brianza». Come dire: Lega e Pdl qui sono la stessa cosa. La loro forza è il voto cattolico. Tony Pio, il barista che ha salvato il geometra Perri, non è invece uno che si ispira alla preghiera del Padre nostro. Lui insomma i debiti non li rimette per niente. E nemmeno i crediti. Secondo le indagini, è il "capo società" della 'ndrangheta, cioè il vicario di zona del "capo locale" Giuseppe Moscato. Un giorno gli telefona il proprietario di una ditta di autotrasporti di Meda, Claudio Meroni, 45 anni. «Io adesso vengo giù a prendere i soldi». «Quali soldi?», chiede Tony Pio. «Come quali soldi? Gli assegni». «Adesso ti porto il camion», promette Tony Pio. Claudio Meroni insiste: «Ti porto il camion... Tu fino adesso l'hai usato, quei soldi lì me li devi dare». E Tony Pio risponde da copione: «Ascolta, vedi di non fare il buffone con me che ti spacco le corna... Parla per bene, con me parla signorsì... Se voglio io, vieni giù tu, hai capito?».

    Meroni gli propone un incontro al bar di Seregno. Tony Pio gli dice di andare in un parcheggio di camion a Cesano Maderno. E' una trappola. Meroni non si presenta. Tony Pio è furibondo: «Parola d'onore che lo attacco dietro la macchina», dice a un affiliato. Due giorni dopo l'imprenditore chiama il capo società di Seregno. Gli chiede scusa. Vuole sapere se sarà ammazzato: «Mi fai andare a casa o no?». «Tu vai a casa, ci mancherebbe... Ma pensavi di farmi paura, Claudio?». Tony Pio lo manda a prendere e se lo fa consegnare al deposito dei camion. Più tardi parla con la moglie Anna. Viene ascoltato mentre racconta che è al piazzale e si è fratturato un dito «con quel cornuto lì».

    L'imprenditore è stato massacrato di botte. «Eh, non riesce più a parlare», aggiunge Franco, un complice di Pio, «come al solito abbiamo dimostrato che siamo persone a posto». Sono le tre e venti del pomeriggio, mercoledì 7 ottobre 2009. Il giorno dopo, il sito Internet del Comune di Seregno annuncia i risultati di una promozione organizzata dall'assessore Pdl Nicola Viganò con l'associazione Amici del Tricolore: «Giovani e alcol: un tour control'abuso». Spiega Viganò: «Con questa campagna siamo entrati fisicamente nei locali, grazie alla collaborazione dei gestori».

    E chi c'è tra i collaboratori del Comune? Il Tricky bar. Sicuramente l'assessore non sa che proprio in quelle ore il socio di Anna Saladino, nonché suo marito e capo società del crimine, sta mostrando in giro chi comanda a Norddi Monza. Seregno non era così. Qui oggi la 'ndrangheta può contare addirittura su due organizzazioni: la "locale" di Tony Pio, legata al clan Moscato- Iamonte di Desio e un'altra "locale" costituita a Seregno. Quando nel 2008 viene deciso l'omicidio di Nunzio Novella, il boss numero uno in Lombardia che vuole la secessione della 'ndrangheta, i mammasantissima della Calabria incaricano come killer proprio il capo di Seregno: Antonino Belnome, 38 anni, nato a Giussano da genitori calabresi.

    Vent'anni fa, mentre Natale Iamonte si trasferisce a Desio a casa del nipote assessore, Seregno è ancora un paesone ingenuo, bigotto e ricco. Pieno di commercianti e artigiani. E terreni ancora liberi. Un giochetto semplice: trasformare la terra agricola in edificabile e guadagnarci sulla differenza al metro quadro. L'edilizia è sempre il motore. Sulla divisione dei cantieri si sono anche ammazzati in Brianza. Gli ultimi due imprenditori li hanno uccisi a mitragliate, a Vimercate nel 1990: Assunto Miriadi, 36 anni, e il suo socio, cugino e guardaspalle, Giovanni Tripodi, 30. Pure loro di Melito Porto Salvo. Spararono anche a Seregno. Contro tre costruttori, tre fratelli, una sera in centro. Loro risposero al fuoco e si salvarono.

    Poi il silenzio. La 'ndrangheta ci guadagna comunque. Le basta imporre i propri camion, il calcestruzzo, i fornitori, le cave. Un possibile affare per i boss è proprio la cittadina di Tony Pio. Il Comune di Seregno sta discutendo il nuovo Piano di governo del territorio. Secondo le anticipazioni, si prevede di portare il numero degli abitanti da 43 a 60 mila. Si sa già che una parte degli ultimi terreni agricoli diventerà edificabile. Il giro d'affari l'ha calcolato un blog locale: sono almeno 5 mila appartamenti che, anche svendendoli a 200 mila euro l'uno, soltanto a Seregno fanno un un bel miliardo di torta da affettare. Nel frattempo volano accuse, denunce, esposti. E da inizio maggio all'ufficio tecnico quasi ogni settimana si fa vedere la Guardia di finanza. I militari hanno sequestrato delibere e documenti. Dopo l'operazione Infinito, le indagini continuano. Resta da svelare la rete finanziaria.

    Si pensa che la 'ndrangheta alimenti le operazioni immobiliari con soldi sporchi, studi di progettazione, imprese. In tutta la Brianza girano spesso gli stessi nomi. Sotto questa pressione, i piccoli costruttori sono spacciati. La Procura ha finora scoperto a Seregno e dintorni tre arsenali di cui uno affidato al figlio di un panettiere, due casi di lupara bianca, 130 incendi e 70 avvertimenti messi a segno con esplosivi e armi. Come i piccoli attentati che ancora continuano, nei cantieri sull'autostrada Milano-Como.

    Eppure la sicurezza è da anni in cima ai discorsi dei sindaci della Brianza. Ma se si va a leggere, le loro sono ordinanze ridicole. Contro gli stranieri. Contro il kebab. Contro il burka. Contro minareti inesistenti. Certo, la 'ndrangheta è sfacciata. Poche ore dopo l'arresto di Tony Pio, a Seregno si riunisce la giunta comunale. E all'ordine del giorno si ritrova una proposta: «Concessione del patrocinio con l'utilizzo del logo e altri interventi alla società Tricky bar sas per l'iniziativa Calabrisella mia». Oggi Tony e sua moglie Anna non sono più i titolari. Hanno ceduto la società, anche se con riserva di proprietà. Significa che possono riprendersi il bar quando vogliono. Il geometra Perri vive da pensionato a Desio. E si fa vedere poco in giro, al volante del suo Suv. Claudio Meroni lo hanno costretto al fallimento. Dopo dieci anni di Lega nei Comuni, i brianzoli hanno invece scoperto l'infelice classifica delle aeree a più alta densità di cemento. Sono secondi in Italia: 2.057 abitanti per chilometro quadrato. Peggio di così c'è solo la provincia di Napoli.

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