Originariamente Scritto da
Jaqen
La metodologia che indica Karat è la stessa che hanno usato nella mia zona. E dire che qui vicino c'è una comunità cinese storica da anni (addirittura da fine 1800, i primi sono arrivati con le rivolte dei Boxer, per capirci, ed altro giro nel dopoguerra) - e dire che questa comunità cinese "storica" era, nei limiti della riservatezza a loro tipica, abbastanza ben integrata, sicuramente tranquilla e molto poco dannosa per il tessuto del quartiere.
Ma il boom e l'estensione che ha avuto la comunità cinese negli ultimi 10 anni non è dovuto solo all'immigrazione ed ad attività moderatamente oneste. Anche se qui la situazione a livello di sfruttamento e criminalità non è così tragica. Ma molto banalmente, per ogni attività made in italchina che ha un giro d'affari visibile e (forse?) legale in pubblica luce, ce ne sono ALMENO 2 che hanno il negozio sempre semi-deserto, ma un vivace giro d'affari che gli consente di allargarsi o di arricchirsi. Ovviamente i vigili di quartiere ignorano tutto questo e se, su 10 negozi, devono andare da qualcuno, vanno sempre nei 2 o 3 rimasti ad italiani
Ed episodi come quelli raccontati da Karat per il "takeover" di negozi li ho sentiti di persona (così come un esempio dei "ploblemi" è stata una grossa disputa che c'è stata fra pachistani e cinesi per il controllo di una parte di Corticella).
NB: Non è che vivo nel bronx, eh
. Semplicemente, avere quasi il 30% di immigrati di varie etnie nel quartiere dove sono porta le sue problematiche, specie quando le amministrazioni di color sangue si sono rifiutate ideologicamente di riconoscere anche solo la possibilità che problemi ci potessero essere