la poesia non si deve tradurre, è una roba barbarissima, come si può pretendere di riportare la musicalità di una lingua nell'altra?
testo originale da una parte, tradizione letteraria dall'altra.
la poesia non si deve tradurre, è una roba barbarissima, come si può pretendere di riportare la musicalità di una lingua nell'altra?
testo originale da una parte, tradizione letteraria dall'altra.
Appunto, ci vuole un poeta. Chi ha tradotto Omero? Monti.
in before: "eh ma c'è anche la traduzione della Calzecchi Onesti, che poetessa non era". Con "poeta" ovviamente intendo una persona che sa maneggiare il linguaggio. Chi ha tradotto Esercizi di stile? Eco, che poeta non è (che io sappia almeno), ma di certo familiarità con il linguaggio ce l'ha.
Ultima modifica di Ash84; 03-05-12 alle 00:12:08
Appunto, l'autore esprime, il traduttore comunica, rielabora, per usare un termine moderno, fa reverse engineering sul verso per coglierne il senso intrinseco e tentare di riportarlo, e riadattarlo.
Partendo dal presupposto che una traduzione non potrà mai riassumere l'essenza stretta della composizione originale questa operazioni può essere svolta in maniera differente, ma affermare con sicurezza l'una o l'altra verità si porta dietro una serie di cazzi che non sono per niente così automatici perchè si sfocia inevitabilmente in altri campi, come quello del linguaggio, della traducibilità e parecchi altri che complicano sempre di più il discorso.
Ti ripeto, lo trovi a pochissimo prezzo, leggiti Angelus Novus di Benjamin che tra i signori da rispettare del 900 è uno che c'ha speso più di una parola a riguardo.
Ultima modifica di Nevade; 03-05-12 alle 00:15:49
evabbé, e allora giriamo la frittata, come fai tu allora a dire che welsh è un grande scrittore se in effetti non l'hai mai letto, ma hai sempre letto la versione di welsh del signor ciro esposito traduttore di nota fama? come dire che boh, gli acdc sono il mio gruppo preferito ma ho sempre e solo ascoltato cover band. che van gogh è il mio pittore preferito, ho visto tutti i colora il quadro che ha fatto mio cuggino. che life on mars uk è bellissima, ne ho visti tutti gli episodi del remake usa. boh.
Domanda pertinente. Ti ricordo però che un romanzo non è fatto solamente da stile e linguaggio, ma anche di storia ad esempio, di personaggi, di immagini. Sicuramente però non posso dire di conoscere Welsh al 100%.
ma devi scendere a dei compromessi troppo pesanti. là non stai più leggendo omero. stai leggendo la versione di omero di monti. è più una roba sua che di omero.Appunto, ci vuole un poeta. Chi ha tradotto Omero? Monti.
in before: "eh ma c'è anche la traduzione della Calzecchi Onesti, che poetessa non era". Con "poeta" ovviamente intendo una persona che sa maneggiare il linguaggio. Chi ha tradotto Esercizi di stile? Eco, che poeta non è (che io sappia almeno), ma di certo familiarità con il linguaggio ce l'ha.
testo originale da una parte e traduzione letterale di fronte. m'è sempre parsa l'unica via.
Sì, ma per farlo deve compiere un percorso molto simile alla creazione. Che differenza c'è tra il poeta originale che piazza una figura retorica in quel punto e il traduttore che deve capire a cosa serve quella figura retorica e renderla in qualche modo, magari addirittura cancellandola e mettendo qualche altro artificio più avanti (perchè lo scopo della figura retorica non è fine a sè stesso ma a trasmettere qualcosa al lettore)? Nessuna.
Tradurre è tradire.
Traslando il discorso dalla lingua ai media, perché tutti i recenti film che hanno tentato di fotocopiare i fumetti su pellicola hanno fallito miseramente?
Stiamo cominciando ad intenderci.
Poi siccome magari uno vuole leggere il vero omero o il vero shakespeare, viva il testo a fronte.
Comunque, signori, il discorso è interessantissimo (e incredibilmente sta rimanendo nei binari della civiltà ), ma l'ora è tarda. A domani.
Nessuna!?Sì, ma per farlo deve compiere un percorso molto simile alla creazione. Che differenza c'è tra il poeta originale che piazza una figura retorica in quel punto e il traduttore che deve capire a cosa serve quella figura retorica e renderla in qualche modo, magari addirittura cancellandola e mettendo qualche altro artificio più avanti (perchè lo scopo della figura retorica non è fine a sè stesso ma a trasmettere qualcosa al lettore)? Nessuna.
La differenza fra il poeta (poi non ho capito perchè ti sei impuntato su sta cosa della <poesia> ma va bene lo stesso) e chi lo traduce è che, semplicemente, uno è il cazzo di poeta, e l'altro è il cazzo di traduttore.
Perchè il poeta non deve "capire" a che serve quella figura retorica, quello è il traduttore che fa da mediatore con il fruitore (che non esiste, ricordiamolo sempre che fa bene), il lavoro del traduttore non è quello del poetare, il lavoro del traduttore è freudianamente di "ri-costruzione" e non di costruzione.
Si, e il naufragar m'é dolce in questo mareTradurre è tradire.
Non lo fare per niente sto paragone, non esiste, non è "linguaggio" inteso in quella manieraTraslando il discorso dalla lingua ai media, perché tutti i recenti film che hanno tentato di fotocopiare i fumetti su pellicola hanno fallito miseramente?
Mannaggia nevade.
Mi sono impuntato sulla poesia perché la considero l'estremo dello spettro dei testi in cui è più evidente il carattere di coautorialità del traduttore. Dall'altro estremo c'è l'indicazione stradale, la lista della spesa. A metà c'è il romanzo scritto "normale". Verso la poesia c'è il romanzo scritto "strano", alla welsh appunto.
Ti faccio un esempio specifico: welsh scrive "eftir" al posto di "after". Perchè? Perché vuole simulare la parlata scozzese stretta. Come fa il traduttore? Avrebbe senso tradurre eltteralmente e storpiare la parola "dopo", tipo "depo"? ovviamente no. Può usare un dialetto nostrano? Potrebbe, ma la scelta sarebbe terribile perché troppo marcato regionalmente. Cosa ha fatto Bocchiola? Si è inventato una lingua nuova, una lingua strana, come è quella di welsh, e non marcata regionalmente. Quindi magari quell'"eftir" lo traduce con un normale "dopo", però se nella riga successiva compare un "cock" lui lo traduce come "tamango", o "parapunzi". Se questo non fa parte del processo creativo allora non so cosa possa esserlo
Ho aperto un topic a mia insaputa
mi pareva il punto di partenza migliore
...ma soprattutto ho ottenuto lo "scopo": hanno smesso di discutere
Spe che iniziano con gli errori di traduzione di ASOIAF
boh io non riesco a vederla così bianca o nera la faccenda
allora per tutti gli autori che non scrivono in italiano/inglese ? non li avrei mai letti?
sava avrebbe dovuto impararsi il russo per leggersi dostoevskij?
neva il tedesco per i filosofi?
io lo svedese-norvegese-finlandese etcetc per tutti i nordici che mi leggo?
sono d'accordo sulla discussione quando verte sul fatto se un traduttore deve solo tradurre e/o (re)interpretare il testo originale
ma da li ad arrivare che la traduzione è "il male definitivo" ce ne passa
E chi lo dice?
il lavoro dei traduttori è sminuito e disprezzato senza motivo per me.
Andrebbero ringraziati a caratteri cubitali, sempre.
...si si poetica, musicalità della lingua, attinenza semantica, metafore è un LAVORONE e andrebbero ringraziati. STOP.
Tutte il resto sono fisime snob e parole tanto per discutere ( che benvengano èh! ).
Ma Cristo ci sei dicci tu come stanno le cose che ne sai più tutti qua dentro sull'argomento
Ma avete già detto tutto voi, purtroppo le cose stanno che l'arte della traduzione vive nello spazio tra una scuola di pensiero e l'altra. Non aderisce all'una o all'altra, c'è un'oscillazione perenne che a mio modo di vedere è irrisolvibile. Sono centinaia di anni che la società moderna occidentale si interroga sulla questione. Tradurre è tradire, ma tradurre è anche interpretare; e non interpretare il testo, ma interpretare una sfumatura o l'altra del ruolo di traduttore.
imho un conto è l'utilità della traduzione (e qui quoto Sava) e un altro la filologicità della traduzione.
A logica direi che la traduzione comprende ben due passaggi soggettivi da parte del traduttore, cioè come il traduttore interpreta ciò come legge e come poi lo traduce in testo scritto, quindi è impossibile che la traduzione sia oggettiva, però accettata la soggettività intrinseca della traduzione è inevitabile capire quanto questa soggettività possa essere "marcata".
Imho dipende molto dal lettore.
Detto prosaicamente quando vado a comprare un libro scritto da Mr.X voglio leggere un libro scritto da mr. x e tradotto in Italiano o voglio leggere un libro scritto a quattro mani ?
Personalmente odio le traduzioni eccessivamente "target-oriented" ma a volte mi capita di comprare diverse edizioni di un libro per leggere come un determinato scrittore ha tradotto un determinato un libro, quindi come lui lo ha letto e lo ha percepito, però è una mia scelta consapevole.
Per me la traduzione è un male necessario perchè se no non potrei leggere tutti i libri che voglio, però proprio perchè un male necessario voglio che il suo apporto sia ridotto al minimo, se ciò è possibile.
nel tuo esempio Camus ci vedo perfetto il caso "Pratchett".
Le traduzioni "prime" ... scialbette e terra terra. Le ultime comiche e contestualizzate.
Se ne potrebbe discutere di come le traduzioni di siano evolute
bravo, Pratchett è uno di quegli autori di cui ho più edizioni
Non sono le "traduzioni" che si evolvono, è che magari assumono gente capace di fare il proprio lavoro che è diverso