Il colosso americano ha annunciato un'interessante iniziativa a supporto dello sviluppo indipendente e del crowd funding, tanto di moda in questo periodo con il proliferare di iniziative sui vari Kickstarter, e che prevede la cancellazione dei costi di distribuzione su Origin, la piattaforma di digital delivery di Electronic Arts, per ogni sviluppatore che abbia un titolo PC scaricabile pronto alla pubblicazione, purché finanziato con successo da un'operazione di crowd funding. In questo modo il prodotto sarà presente su una vetrina che conta al momento dodici milioni di iscritti, e sicuramente la cosa porta degli indubbi benefici.

Quella che appare come una lodevole iniziativa di EA viene in parte smorzata dalla decisione di limitare questa offerta a soli novanta giorni, dopodiché - in mancanza di altre indicazioni a riguardo nel comunicato stampa appena giunto in redazione - sullo sviluppatore tornano a ricadere i costi normali di distribuzione, che non siamo in grado di quantificare. Si potrebbe obiettare che tre mesi sono un tempo più che sufficiente per piazzare il proprio prodotto, e durante questo lasso di tempo probabilmente si realizza la maggior parte dei ricavi; se è così, allora vorrebbe dire che dopo tre mesi il numero di copie vendute si assottiglia drasticamente, così come il margine di guadagno per EA... Non potrebbero decidere di cancellare i costi definitivamente e non pensarci più? Ci farebbero senz'altro una migliore figura...

"I progetti finanziati dalle community sono una specie di 'premio del pubblico', un modo per i giocatori di far sapere quali sono i titoli che loro, realmente, vogliono comprare e giocare", ha dichiarato Jane Jensen, presidente di Pinkerton Road, che ha appena finanziato la sua prossima avventura, Moebius, da lei stessa definita il successore spirituale di Gabriel Knight. "È bello vedere che un publisher così grande come EA ne tiene conto, e offre opportunità di distribuzione per questi giochi".

Alle lodi della Jensen si unisce anche Brian Fargo di inXile Entertainment: "ho un rapporto di lunga data con EA, ed è bello vedere come riconoscano e supportino il modello del crowd funding. L'annullamento per novanta giorni dei costi di distribuzione su Origin a favore dei giochi finanziati dai fan è un bonus economico notevole per i piccoli sviluppatori. Non vediamo l'ora di offrire Wasteland al pubblico di Origin".

In tutto questo, però, leggiamo sempre nel comunicato stampa, gli sviluppatori sono comunque tenuti a "offrire un supporto continuativo per i propri giochi", anche dopo i tre mesi di "bonus".




Parere spassionato e fuori dai denti? Tutta questa storia mi sembra più che altro uno "stunt" buono per riempirsi la bocca con gli azionisti e gli investitori, e far vedere che anche un colosso come EA non rimane indifferente alla piccola rivoluzione che il crowd funding sta portando avanti... O peggio, perché così facendo cerca comunque di intrufolarsi nella scena indie, offrendo agli studi con poche risorse uno strumento che di fatto li lega a un publisher, fingendo di dimenticarsi che è stata proprio la volontà di avere le mani libere da realtà come EA a rappresentare uno dei motivi per cui tanto successo riscuotono le iniziative di crowd funding.

Se Wasteland 2 è tanto fico, perché EA non l'ha finanziato fin dall'inizio? Se Jane Jensen è tanto geniale, perché è stata costretta a fondare una sua software house, e a sbattersi per finanziarsi il suo Moebius? Credete che Fargo e compagnia bella, prima di mettersi in mutande davanti al mondo, non abbiano provato strade tradizionali rivolgendosi ai publisher per cercare finanziamenti?

Il paradosso di un publisher che sostiene progetti PAGATI dagli utenti, perché nessun publisher - tra cui esso stesso - li avrebbe mai finanziati, è davvero macroscopico. Verrebbe da sperare che gli sviluppatori indipendenti che ancora non hanno deciso di appoggiare l'iniziativa trovassero altri modi per distribuire i propri prodotti. Oppure, in un mondo ideale in cui le aziende si fanno realmente concorrenza, sarebbe fantastica una contromossa da parte di Valve che decide di offrire analogo (se non superiore) supporto su Steam, ma per sempre, e non solo per tre mesi. La cosa rimarrebbe paradossale, per carità, ma almeno sarebbe realmente a costo zero per gli sviluppatori.