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GOTEBORG (Svezia), 6 agosto 2006 - Dopo l'antipasto della cerimonia di apertura, in programma domenica alle 20 nella centrale piazza di Goteborg, lunedì mattina, con le prime gare dei 100 ostacoli donne e del peso maschile, partono ufficialmente i diciannovesimi campionati europei di atletica. Una manifestazione nata nel lontano 1934, con soltanto rappresentanti maschili, e che si tenne nello stadio comunale di Torino. Le donne furono ammesse solo nell'edizione successiva e in una sede separata (Vienna). Per vedere gareggiare contemporaneamente i due sessi si dovette attendere la fine della guerra, il 1946 in quel di Oslo.
Per ora la manifestazione svedese, ancor prima di iniziare, ha già battuto un piccolo ma significativo record: atleti (oltre 1300) e nazioni (4
partecipanti. Solo Armenia e Liechtenstein non hanno iscritto nessuno. E per la prima volta in assoluto Serbia e Montenegro partecipano divise e sotto due bandiere diverse. A questa manifestazione continentale sono legati momenti bellissimi per l'atletica e i campioni azzurri. Purtroppo da alcuni decenni a questa parte le soddisfazioni sono andate sempre più scemando, sino ad arrivare alle sole quattro medaglie (un oro e tre bronzi), tutte al femminile, dell'ultima edizione di Monaco 2002.
La pattuglia italiana quest'anno è piuttosto numerosa, sono oltre 80 gli atleti iscritti. Buon segno? A prima vista potrebbe anche esserlo, ma analizzando più in profondità la levatura tecnica e le possibilità di andare a medaglia ecco che spuntano diverse lacune di un movimento che sta attraversando una crisi a dir poco acuta. Scorrendo i nomi dei nostri atleti, l'unico con serie e concrete possibilità di salire sul podio è il talento reatino Andrew Howe, capofila stagionale continentale nel salto in lungo con l'8.41 ottenuto all'Olimpico di Roma il 14 luglio scorso. Attenzione, però, a non caricarlo di troppe responsabilità. E' sì un grande talento e dalle grandi capacità, ma sulla pedana dello stadio Ullevi si troverà a dover battagliare con vecchi marpioni sempre capaci di piazzare la zampata giusta all'ultimo balzo.
Dal resto della compagnia si può solo sperare che trovi il momento giusto per centrare un risultato degno che li possa "sparare" sul podio. Non ci mancano certo atleti in grado di acchiappare una medaglia, ma darli per "sicuri" medagliati è tutta un'altra storia. I più accreditati sono i fratelli Ciotti (Nicola e Giulio) nell'alto, Fabrizio Donato nel triplo e Giuseppe Gibilisco nell'asta, se saprà ritrovare ritmo e forza per sorprenderci come fece ai Mondiali di Parigi 2003 (oro) e ai Giochi di Atene dell'anno dopo (bronzo), senza dimenticare poi la staffetta 4x100, quest'anno la migliore in Europa con 38"56. Fra le donne, fari puntati su Antonietta Di Martino (alto), Magdelin Martinez e Simona La Mantia (triplo) e le due martelliste Clarissa Claretti e Ester Balassini.
Discorso a parte le specialità della strada: maratona e marcia. Nella prima schieriamo un vero e proprio asso: Stefano Baldini, già oro a Budapest '98, e Bruna Genovese, la più accreditata a una medaglia fra le donne azzurre. Nel "tacco e punta" possiamo contare sull’apporto di Alex Schwazer nella 50km (bronzo mondiale lo scorso anno a Helsinki) e sulla voglia di riscatto di Ivano Brugnetti (20 km), campione olimpico in carica.