La polizia giudiziaria (1906) - Cap: Il criminale zingaro
Q-li zingari e loro caratteri. § 1. Generalità. — Il Wlislocki, il quale convisse per qualche tempo con gli zingari, li descriveva così: - Le loro qualità morali offrono uno strano miscuglio di vanità e di volgarità, di civetteria, di serietà e di leggerezza, una mancanza quasi totale di giudizio virile e d'intelligenza, accompagnata da ingenua per- fidia e da astuzia, complementi ordinari di una ignoranza generale. La verità non li mette mai in imbarazzo, ed essi sostengono il prò ed il contro con una sfrontatezza che non li fa mai arrossire, essendo ad essi perfettamente ignota la vergogna. Non temono che le percosse, e sono nei loro sentimenti più sensuali che crudeli e vendicativi „ (1). Senonchè tale descrizione, per quanto eccellente, è ancora troppo benevola, e bisogna diminuire di molto gli elogi ch'essa contiene. In fondo, lo zingaro è di una pigrizia incorreggibile, vendicativo e crudele in sommo grado, e nello stesso tempo d'una incredibile vigliaccheria.
§ 2. Come delinquono gli zingari. — Lo zingaro non commette mai un crimine per il quale debba esporsi ad un peri- colo: colpisce persone addormentate, o stando appiattato in una imboscata sicura, o col veleno; non depreda un viaggiatore se prima non l'ha ucciso a tradimento, o messo in stato da non poterp iù offendere. Sovente basta un gendarme o magari una guardia campestre sola, armata della semplice sciabola, a disperdere una banda di zingari. Un giorno un solo gendarme arrestò più di 40 zin- gari, tra i quali erano una trentina d'uomini, sospetti di furto. (1) Wlislocki, Vom wandernden Zigeunervolke. Il guardiano delle carceri domandò loro come mai, essendo in tanti, si fossero lasciati arrestare da un solo gendarme. * Signore, rispose il più vecchio, il gendarme aveva un fucile e in questo fucile vi erano sette cartuccie „ . Avendogli il guardiano fatto osservare che tuttavia non avrebbe potuto ucciderli tutti, ne ricevette questa risposta caratteristica: Tutti no, ma almeno sette, e nessuno di noi aveva voglia di essere dei sette. Una sola prova del loro coraggio si può citare, ed è la strenua difesa che essi fecero nel 1557 del castello di Magy Ida contro il generale imperiale Purcheim. Però essi erano ben riparati dietro solide mura e trincee, e vi si difesero col coraggio della disperazione, cioè per salvare la loro vita.
§ 3. Furti di bambini. — Si racconta che gli zingari rapiscono i bambini, e tale leggenda fa ancora oggi il terrore delle madri nelle campagne. In realtà nessun fatto autentico si può citare che la provi. Basta considerare, del resto, che gli zingari sono di una prolificità straordinaria per persuadersi che, stentando già a mantenere la propria numerosa prole, non hanno alcun interesse ad impadronirsi dei bambini altrui, i quali, d'altra parte, sprovvisti delle doti naturali che contraddistinguono lo zingaro autentico, non potrebbero essere loro di alcun vantaggio e sopportare la dura vita che essi conducono.
Ultima modifica di Cesarino Artico; 01-03-15 alle 14:05:00
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