le indagini dei carabinieri hanno fatto luce sulla tragica vicenda
Ucciso dal pestaggio dopo il calcetto
Così morì Raffaele: sette arresti
Non fu un malore ad uccidere il 36enne di Casoria
nel 2011, ma le lesioni procurate da un branco
NAPOLI - Ucciso di botte. Era sembrata una tragedia dovuta a un malore: invece Raffaele De Rosa, 36 anni, di Casoria, in provincia di Napoli, morì il 27 aprile 2011 per le lesioni causate dal pestaggio subito pochi giorni prima da un branco di aggressori, i quali volevano vendicarsi per una lite durante una partita di calcetto che aveva visto protagonista il fratello di De Rosa. I carabinieri di Casoria hanno fatto luce sulla vicenda, arrestando oggi sette persone con l'accusa di omicidio preterintenzionale. LA STORIA - Il 27 aprile del 2011, la vittima si presenta all'ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore, dicendo di aver avuto un incidente stradale. Sul corpo lividi e contusioni. Viene tenuto sotto osservazione e dimesso nel giro di poco tempo. Dopo dieci giorni Raffaele ritorna in ospedale perché sta ancora male. Infatti è grave, questa volta risulta palese e viene trasferito nella rianimazione del «San Giuliano». Il giorno dopo Raffaele De Rosa muore. La magistratura, che già aveva disposto il sequestro delle cartelle cliniche, su segnalazione dei carabinieri, inizia a indagare. Resta il mistero del perché la vittima non abbia subito denunciato il pestaggio. La morte fu ufficialmente attribuita alle conseguenze dell'incidente. In realtà i carabinieri di Casoria raccolsero elementi sulla violenta aggressione subita da De Rosa in seguito alla lite su un campo di calcetto: malgrado al pestaggio avessero assistito diversi testimoni, tra cui anche alcuni parenti della vittima, le indagini si scontrarono con un muro di silenzi e reticenze. Malgrado l'assenza di denunce, fu esumato il cadavere e l'autopsia rivelò che il decesso era stato causato dalla rottura della milza provocata dalle percosse. Sei delle persone arrestate sono finite in carcere, la settima ai domiciliari.
IL GIP: OMERTA' DIFFUSA - Il pestaggio e la morte di Raffaele,avvennero in un contesto caratterizzato da un'omertà tale da ostacolare le indagini: lo sottolinea il gip Maurizio Conte nell'ordinanza di custodia cautelare notificata oggi dai carabinieri a sette persone. Il giudice sottolinea innanzitutto che «nessun contributo è stato fornito dalla vittima», che «nè in occasione del primo ricovero in ospedale, quando dichiarò di essere vittima di un incidente stradale, nè tantomeno in quello successivo intese rendere dichiarazioni sull'accaduto, in un inutile e incomprendibile atteggiamento di sfiducia, reticenza ed omertà, limitandosi (laddove veramente accaduto) a fare confidenze ad un nipote». Altrettanto biasimevole il comportamento dei familiari, che «pur nella evidenza di condizioni di salute assolutamente precarie, non avevano sollecitato ricoveri o adeguate cure mediche, ricorrendo ad un'autoambulanza e al ricovero in un presidio ospedaliero solo quando il quadro clinico si era notevolmente e irrimediabilmente aggravato». Gli stessi familiari «rendevano inoltre dichiarazioni in parte reticenti, non essendo credibile che non avessero ricevuto notizie direttamente dalla vittima e che non si fossero comunque informati di quanto accaduto. Tale atteggiamento aveva di fatto ostacolato le indagini».
Redazione online20 febbraio 2013 |