sarebbe tipo il topico sul qualunquismo indignato, però solo di roba con luce neli uooooci. così si evita di aprire tanti topic dispersivi
iniziam:
sarebbe tipo il topico sul qualunquismo indignato, però solo di roba con luce neli uooooci. così si evita di aprire tanti topic dispersivi
iniziam:
Exstra
sono ex stracomunitari,cioè erano super comunitari e adesso non lo sono piu
Fa parte dei loro nuovi diritti non saper scrivere in italiano, prossimo stadio potranno anche spacare buotilia
******** io dico solo una cosa, e per questa cosa mi hanno etichettato come "estrema destra" (cosa che non sono, per me destra e sinistra me lo puppano entrambi) Dovrebbe ritornare la pena di morte per fucilazione: Rapido, veloce, senza lunghi e inutili processi per poi rimettere in libertà sta gente inutile! (italiani inclusi ma guarda caso strano tra italiani e extracomunitari chi dei due favorisce di più il crimine?)
Migliaia di profughi sbarcati sulle coste italiane per fuggire dalla guerra in Libia
L’emergenza profughi dimenticata in campagna elettorale
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/emergenza-pr...#ixzz2LkvBx5fw
LECCE - «Non abbiamo soldi, non abbiamo un lavoro e non sappiamo dove andare». Il 28 febbraio terminerà l'“emergenza Nord Africa” e sulle migliaia di profughi, fortunosamente sbarcati sulle coste italiane nel 2011 per fuggire dalla guerriglia libica, incombe un futuro preoccupante. Sono i testimoni quasi inconsapevoli di un passaggio drammatico, lungo quasi due anni e minacciosamente imprevedibile, dall'emergenza Nord Africa a quella italiana: uomini, donne e bambini trasportati dagli eventi in un limbo di palpabile incertezza. Oggi qui, domani non si sa.
Henry è nigeriano, 30 anni, e anche lui, come molti, nel maggio del 2011, si è imbarcato a Tripoli per toccare terra a Lampedusa. Una settimana nel Cie dell'isola e poi via, a Manduria, Taranto, nel campo provvisorio, e per molti versi improvvisato, allestito dalla Protezione civile. Dopo 15 giorni, Henry è stato trasferito in provincia di Brindisi insieme ad un buon gruppo di suoi connazionali. Da allora, vive e sopravvive al “Greengarden”, una struttura alberghiera nelle campagne di Carovigno, adibita a centro di accoglienza per i profughi dei conflitti nordafricani. La sua storia è affine a quella di tanti. «Sono un elettricista - spiega - e ho lavorato in Libia per alcuni anni. Lì avevo uno stipendio dignitoso, intorno ai 1.000 euro. Vivevo bene e non avevo bisogno di altro. Ora non so cosa fare. Ci hanno detto che il 28 febbraio finirà l'emergenza Nord Africa e dovremo essere fuori da questo centro, altrimenti verrà la polizia a mandarci via. Il problema è che non ho soldi, non ho una casa, né un lavoro. Vorrei andare a Roma per cercare una sistemazione. Lì, forse, potrei lavorare. Chissà».
Henry il lavoro l'ha cercato a lungo; ma si sa, in alcune zone d'Italia, dove la diffidenza verso chi viene dall'altra parte del mare è quasi ordinaria, avere la pelle nera può fare la differenza. A lui, come ad altri, è stato negato questo diritto perché, «sì, magari sei anche bravo, ma avere un collaboratore africano può essere sinonimo di problemi».
Secondo i dati ufficiali della Regione, durante la fase di "emergenza" per le rivolte nordafricane, in Puglia sono state accolte 1.373 persone, delle quali 1.272 uomini. Molti originari della Nigeria, il 28%, del Mali, il 16 per cento, e del Ghana, il 14 per cento. Tutta gente che aveva la sua vita e il suo lavoro nelle zone devastate dalla guerriglia, soprattutto in Libia. In Italia, per gestire l'emergenza, lo Stato ha stanziato un totale di 1 miliardo e 300 milioni di euro. Sempre nel nostro Paese, in quest'ultimo anno e mezzo, sono stati accolti circa 26mila profughi, poi diventati meno di 18mila col passare dei mesi, e sono state esaminate circa 39mila richieste di asilo da parte delle Commissioni territoriali e delle loro Sezioni per il riconoscimento della protezione internazionale.
Dopo le prime settimane segnate dall'improvvisazione delle tendopoli, in Puglia, come su tutto il territorio nazionale, l'accoglienza dei profughi è stata affidata a centri Caritas, piccole cooperative o strutture turistiche, come hotel e residence. Sui criteri di smistamento si sa poco: di sicuro c'è che alcuni hanno avuto la fortuna di ritrovarsi in contesti dignitosi, altri no. La Protezione civile, incaricata di gestire l'emergenza, ha stanziato fino a 46 euro al giorno per ogni migrante; cifra con la quale ogni struttura ricettiva aveva l'obbligo di assicurare loro i servizi essenziali, dal cibo ai vestiti al cosiddetto “pocket money”: 2,50 euro al giorno. Gli unici soldi che ogni immigrato poteva gestire in maniera autonoma. E così, nella parvenza di un'ospitalità organizzata e di una nobile solidarietà si è consumato un altro dramma: quello dell'assistenzialismo.
Il denaro messo a disposizione dallo Stato per ogni profugo - in media, 40 euro giornalieri, ovvero, più di 1.200 euro al mese, quindi, 14.600 euro all'anno – contrasta con una continuata condizione di instabilità. Il perché di questo paradosso lo spiega bene Valeria Sallustio, presidente di Finis Terrae, associazione pugliese che si occupa di immigrazione, attiva nell'emergenza Nord Africa: «L'accoglienza italiana è stata basata sull'assistenza perché la legge ha voluto così. Come associazione operativa in un centro di accoglienza, all'inizio dell'anno scorso, abbiamo proposto una 'exit strategy': chiedevamo che parte di quei fondi fosse destinata all'inserimento di queste persone nella nostra società. Un processo che avrebbe portato alla loro autonomia: corsi di formazione, inserimento nel mondo del lavoro, ricerca di un alloggio al di fuori delle strutture ricettive. Tutte soluzioni che avrebbero contribuito anche al risparmio di denaro pubblico. Purtoppo, però, la nostra richiesta è caduta nel vuoto, probabilmente perché andava contro gli interessi di qualcuno. Uno dei problemi fondamentali è che lo stato di emergenza permette di stanziare fondi, distribuirli, ma senza un effettivo controllo. Così come è stato per le emergenze legate alle calamità naturali, anche in questo caso nessuno si è occupato di sapere come siano stati spesi tutti quei soldi».
Henry il lavoro l'ha cercato a lungo; ma si sa, in alcune zone d'Italia, dove la diffidenza verso chi viene dall'altra parte del mare è quasi ordinaria, avere la pelle nera può fare la differenza. A lui, come ad altri, è stato negato questo diritto perché, «sì, magari sei anche bravo, ma avere un collaboratore africano può essere sinonimo di problemi».
anche io il lavoro l'ho cercato a lungo, anzi lo sto cercando ancora, ma non vado a frignare da nessuno per questo
ah e non sono negro