Call center lager. La metà dei dipendenti denuncia titolare alla Dtl
In un'inchiesta sul lavoro nero condotta da Lucia Renati per il numero di Giugno del mensile TRE (tuttoriminieconomia) in allegato da oggi con il settimanale 'Il Ponte', emerge uno scenario inquietante: la direzione territoriale del lavoro ha raccontato la situazione vissuta da dieci ragazzi giovanissimi 'schiavi' di un call center di Rimini.
provincia | 06 giugno 2013 |
Il ‘lavoro ad ogni costo’ apre scenari inimmaginabili. Lo aveva già raccontato Paolo Virzì nel suo film ‘tutta la vita davanti’ ambientato nel mondo dei call center, ma, come spesso capita, la realtà supera la fantasia. Nel maggio scorso, alla direzione territoriale del lavoro sono arrivati dieci ragazzi, la più giovane 17 anni, il più ‘anziano’ non superava i 22. Erano in gruppo, per farsi coraggio. Perlopiù studenti, italiani. Hanno denunciato la situazione che stavano vivendo sul luogo di lavoro, un call center di Rimini. La titolare li chiudeva a chiave nello stabile. Se riteneva qualcuno particolarmente incapace, non si faceva scrupoli ad offenderlo davanti a tutti o addirittura a licenziarlo seduta stante. I ragazzi, per tre ore al giorno (con contratto a progetto) per 300 euro al mese netti, dovevano cercare di chiudere il maggior numero di contratti possibile con aziende e privati. Contratti di telefonia. Ogni contratto chiuso valeva 5 euro. I più bravi, al ritmo di una telefonata al minuto, arrivavano anche a mille euro al mese. Da contratto, la titolare ‘provava’ i centralinisti per i primi 5 giorni pagandoli 1 euro al giorno, 3 euro, dal sesto al decimo.
Il call center è ancora in funzione, nonostante la metà dei dipendenti se ne sia andato. La posizione della titolare è al vaglio della direzione territoriale del lavoro.
I dati sul lavoro nero: il grigio la fa da padrone.
Nel 2012 la direzione territoriale del lavoro ha ispezionato 1.298 aziende (500 su denuncia, ai quali vanno aggiunti coloro che si sono rivolti ad altri enti, il resto su iniziativa della Dtl), di queste, 5 del settore agricoltura, 44 dell’industria, 397 edilizia, 852 terziario, vale a dire attività ricettive, esercizi commerciali, ristoranti e locali in genere. Qui, sono state controllate 852 attività. In ben 482 sono state riscontrate irregolarità in materia di disciplina del lavoro (retribuzioni dichiarate solo per metà, straordinari non pagati, o pagati fuori busta), di cui 466 per lavoro nero puro. Inoltrandoci nel dato, risulta che su 3.055 posizione lavorative verificate, il 30% dei lavoratori sia in nero.
Ma nel terziario è il ‘grigio’ ad avere la meglio. Contratti part-time sulla carta che sono, di fatto, full timeoppure una 'chiamata' che dura tutta la stagione. In ristoranti ed alberghi, l’uso dei contratti atipici o del lavoro a chiamata viaggia sul filo della legalità.
‘Manca una mappa di rischio - ci dice il dottor Massimiliano Chieppa direttore del servizio ispettivo del Dipartimento del lavoro di Rimini– ci vorrebbe una banca dati comune tra noi, Inail, Inps e Guardia di Finanza per poter lavorare al meglio e senza rischiare di andare tutti dalle stesse aziende, come è capitato. Per ora, questo lavoro lo stiamo facendo su iniziativa personale in maniera ‘artigianale’.
Alle violazioni sul lavoro, corrispondono i contributi evasi. Nel 2012, l’imponibile contributivo evaso è stato di 1 milione 446 mila euro di cui 1 milione 376 mila (praticamente la totalità), nel terziario. Recuperati circa 877 mila euro dalle sanzioni.
Nel settore dell’edilizia, un tempo fortemente esposto all’irregolarità, con il testo unico del 2008 che prevede la sospensione lavorativa per chi viene ‘beccato’ con lavoratori in nero, il settore si sta via via regolando. La maxisanzione per il lavoro nero in edilizia è un forte deterrente: 1.500 euro di sanzione fissa alla quale bisogna aggiungere 37,50 euro per ogni giornata lavorativa effettuata illecitamente. Dal 1 gennaio 2012 al 31 dicembre, su 410 posizioni verificate (in ditte più che altro individuali o comunque con al massimo due dipendenti), ci sono state solo 36 contestazioni per lavoro nero. Erano state 64 nel 2011 (su 372 posizioni verificate).
15 su 90 nel primo trimestre del 2013.
L'approfondimento completo è sul mensile TRE di Giugno da oggi in edicola con il settimanale 'il Ponte'.
Io sono per l'introduzione della catapulta come pena per questi disgraziati come nei simpsons (manca l'immagine giusta, non riesco a trovarla..)
‘Manca una mappa di rischio, ci vorrebbe una banca dati comune tra noi, Inail, Inps e Guardia di Finanza per poter lavorare al meglio e senza rischiare di andare tutti dalle stesse aziende, come è capitato. Per ora, questo lavoro lo stiamo facendo su iniziativa personale in maniera ‘artigianale’.
mi sa che è proprio così che stiamo combattendo l'evasione fiscale e company