Ci siamo, finalmente. Il numero 300 campeggia sulla nostra copertina e compone la scritta "300 Volte TGM", la stessa che ritroverete anche in calce a tutte le pagine, perché questo, per noi e per voi, è realmente un momento storico. Ho quasi paura a scriverlo per esteso, il numero trecento, perché sento che è diverso, pesante nell'accezione positiva del termine, per un sacco di motivi. The Games Machine racconta di videogiochi da 25 anni: non sono in molti a poterlo dire e questo è già motivo di orgoglio. Il merito di questa "strana storia", tuttavia, non è solo nostro, anzi. Il primo e più grande grazie, infatti, è rivolto a chi, tutti i mesi in edicola, sceglie ancora TGM come sua compagna di viaggio.
Poi, subito dopo, veniamo noi. Tutti, nessuno escluso, a partire da chi ha contribuito a creare, venticinque anni fa, questa rivista, fino all'ultimo dei "puppies" (i moderni "nabbi") apparsi sulle nostre e vostre pagine preferite.
Quando ho cominciato, e stiamo parlando di 180 numeri fa, la situazione era molto diversa. In TGM, nel mondo, nelle nostre vite, nei nostri interessi. Le prime immagini che mi vengono in mente riguardano il grande stanzone di Via Carducci, quello in cui, tutte le sere, il signor Michele entrava chiedendo se ci fosse qualcosa da buttare. Poi ci sono le sfide infinite a Winning Eleven, che accompagnavano la quotidianità redazionale.
Ci sono le notti passate a chiudere i numeri, quelle in cui, a turno, ci si trovava addormentati davanti a una tastiera sulla poltrona nella stanza dei grafici, con un'unica lettera ripetuta ad libitum sullo schermo. Ci sono le copertine e gli strilli fatti con Stefano alle peggio ore dei giorno e della notte, quando i cellulari non erano così diffusi. Ci sono le cazziate di Max perché "come si fa a parlare di Omikron: The Nomad Soul senza fare un box su David Bowie?' Ci sono i primi E3, grandi viaggi nel Paese dei Balocchi. Ci sono le litigate, e a qualcuno non finirò mai di chiedere scusa, ma la giovane età può essere un'attenuante, ogni tanto. Ci sono le esclusive e i press tour, accompagnati dalla lotta con l'eterna rivale GMC. Ci sono un sacco di persone, alcune fugaci apparizioni, altre fondamentali per la crescita della rivista e della mia persona. Ci sono il Mao e l'Alex, che mi hanno fatto un regalo grande come una casa. Il MA, che con la "grazia" che chi lo conosce sa apprezzare, è stato un silente maestro per molti di noi, al pari di FBS, a cui personalmente devo la grafia del mio soprannome.
Ci sono TMB, Elvin, Paolone, Xam e Raffo, che definire veterani è poco. C'era la Roberta che assegnava le recensioni del Music Machine. Ci sono Riky e il Duspa, con il primo a fare da cavia involontaria per un sacco di esperimenti a base di bacche raccolte in giardino dal secondo. Poi Claudio, ancora oggi compagno di mille avventure e persona con cui confondevano il mio cognome, quindi Ivan, insostituibile per un sacco di motivi.
Ma c'è spazio anche per i miei genitori e quella santa donna di mia moglie (che hanno "sopportato" la vita di redazione e i miei orari folli), Roberto, Mario, Dan, Andrea, Paolo e Max nella lista di chi voglio e ho bisogno di ringraziare, a titolo personale e a nome di una rivista che, per me e per molti di voi, è stata realmente compagna di una vita. In tutti questi anni, TGM si è nutrita della passione dei suoi lettori e delle persone che, ogni mese, danno il 120% per creare un qualcosa di unico. Quel che possiamo fare ora, prima di lasciarvi alla lettura del numero, è ringraziarvi ancora e di cuore, perché assieme abbiamo raggiunto un traguardo importante.
Buon compleanno, TGM. E 300 di questi numeri.
Davide "ToSo" Tosini