Uberto Pasolini lavora da tempo in Inghilterra come produttore (ha fatto Full Monty, chi l'avrebbe detto), questo č il suo secondo film da regista, vincitore di alcuni premi a Venezia.
Il protagonista č un (all'apparenza) insignificante omino impiegato al comune che si occupa di trovare i parenti di coloro che sono deceduti soli, e il cui corpo non č stato reclamato da nessuno. Quasi sempre non riesce a trovare nessun parente, e quando li trova spesso non riesce a convincerli a venire al funerale, cosģ che gli capita sovente di essere l'unico partecipante ai vari funerali. Egli stesso č un uomo molto solo, e mette nel suo lavoro dedizione, anima e corpo.
Un giorno il suo reparto viene tagliato, cosģ si ritrova a dover gestire il suo ultimo caso.
Avevo grandi aspettative per questo film, sia per le ottime recensioni, sia per il tema, in qualche modo affine a quello dello spendido Departures. La visione č stata soddisfacente, anche se forse uno zinzino di delusione serpeggiava nel mio giudizio che lentamente si componeva nella mia testa. Tutto realizzato molto bene, ma forse mancava un po' di quid.
Questo fino a 20 secondi dalla fine, perché lģ il quid arriva. Eccome se arriva. Come un treno. L'inquadratura finale, di grandissima rottura rispetto al resto del film, č rischiosissima, coraggiosa, forse anche ingenua o addirittura retorica, ma colpisce dritto al cuore e lascia senza fiato. Vi sfido a tenere calmi i moti del cuore durante questo finale.
Non sarą il film dell'anno ma č certamente da vedere, anche se non ci sono astronavi a curvatura, robot o mostri giganti.