La domanda sottintende un qualcosa di più profondo: “come farai senza il cibo, il tuo cibo?”.
Voglio quindi condividere la mia esperienza di cibo all’estero durante gli ultimi vent’anni.
Premetto che mia madre è australiana e quindi non sono cresciuto mangiando tantissima cucina tipicamente piemontese o italiana.
Ho invece conosciuto abbastanza presto alcuni piatti australiani come il dolce ‘pavlova‘ oppure piatti indonesiani come il nasi goreng che mia madre cucinava quando riusciva a trovare le spezie necessarie presso un gastronomo di Cuneo![]()
Inoltre una carissima amica di famiglia libanese ci fece conoscere, quando avevo 5 o 6 anni, il couscous, tuttora uno dei miei piatti preferiti.
Questa premessa per spiegare che nonostante sia cresciuto nella provincia piemontese degli anni settanta, quando non c’erano ancora tanti ristoranti con cucine esotiche, ero già a conoscenza della possibilità di mangiare un po’ “diverso”.
Una volta approdato all’estero ho dovuto imparare a cucinare per conto mio senza alcuna esperienza precedente.
Il primo anno sopravvissi “cucinando” riso liofilizzato in busta. La busta conteneva tutto il necessario, bastava aggiungere acqua e fare bollire il tutto lentamente fino a quando l’acqua era assorbita.
Ovviamente questa dieta non si può sostenere a lungo anche perché c’è un limitato numero di “gusti”![]()
Mi salvò l’acquisto di un libro di ricette di Ken Hom, un famoso cuoco statunitense di origine cinese.
Pian piano, sbagliando e imparando, iniziai a cucinare piatti cinesi che mi fecero apprezzare l’essere in grado di mangiare bene.
Inoltre ebbi l’opportunità di conoscere cucine a me sconosciute come ad esempio quella indiana, quella messicana e tante altre presenti a Brighton dove stavo studiando.
Di particolare impatto fu la prima volta che provare a mangiare una kebab. Totalmente ignorante dissi di volere la salsa al peperoncino. Le mie labbra e la mia bocca si incendiarono ma nacque un amore che durò per tanti anni soprattutto quelli studenteschi![]()
Con l’andar del tempo imparai a cucinare meglio e oggi se voglio cucinare un qualcosa di italiano non ho alcun problema anche trovandomi agli antipodi.
I ristoranti italiani all’estero offrono un po’ di tutto. Ci sono quelli che propongono piatti relativamente simili a quelli che troverete sotto casa in Italia ma ce ne sono tanti altri che invece adattano la loro offerta ai gusti degli “indigeni”.
Lo fanno modificando le ricette originali oppure inventandosene alcune di sana pianta.
Tutto ciò per dire che se state pensando di andare all’estero dovete mettere in preventivo che sarete voi a dover cucinare il VOSTRO cibo, fatto come piace a voi.
Gli ingredienti sono disponibili un po’ ovunque. Magari non perfettamente uguali a quelli che trovate in Italia. Molto probabilmente costano di più. Se però volete cucinare italiano sarà possibile.
Quello che dovete anche mettere in preventivo è che se mettete su una famiglia “internazionale” dovrete scendere a compromessi.
La vostra moglie è inglese (come lo è la mia) ed è cresciuta a ‘meat and two veg’ non avrà la stessa predisposizione per mangiare pasta ogni giorno.
Anche i vostri figli, magari nati all’estero, potranno preferire piatti non italiani.
E in ultimo una nota sugli orari: in alcune nazioni si cena alle sei di sera…![]()
Sopravviverete senza spaghetti alle vongole come li fa la nonna?![]()