rubano la banda
rubano la banda
per chi si chiedeva dove finisse tutto quel RAME
Semplicemente se hai iniziato a posare le linee "l'altro ieri" dove arriva è tutta fibra.
il problema sarebbe se qualcuno (USA) rispondesse con altre armi atomiche
insomma il problema non è il limitato attacco nucleare, ma eventualmente l'imitato attacco nucleare.
io co ste cose ci ma poi ci rimango male, coi sensi di colpa, come un cattolico che si fa le pippe.
è strano, lo so.
io sto quasi finendo fallout 3 in questi giorni, mi trovo proprio bene, sono preparatoh...
beh certo, se vuoi che investitori stranieri aprano fabbriche nella tua nazione di solito cerchi di renderla appetibile. Ma a noi che ce ne frega a noi, c'abbiamo i carretti del gelato
Probabilmente la realtà è che la Romania, contrariamente all'opinione comune, non è un paese del terzo mondo di baraccopoli e bidoni in fiamme... ricordiamoci che Rom e compagnia cantante stanno tutti qua da noi, mica laggiù
Boh, colleghi che ci son stati per lavoro mi han riportato di quartieri dove si gira col carretto tirato con l'asino
Ma questo anche nel nostro Diversamente Settentrione potrebbe accadere
Secondo Zazzà era un bel posto
e io di Zazzà mi fido
Vabbe polacchi. Appena sentono sentore di russia vanno in crisi epilettica.
Cmq Putin lo ha messo ngulo a tutti quest'anno
Io continuo a sostenere che se c'è qualcuno che l'ha preso ngula è proprio Putin...ora vediamo come va l'inverno, ma se l'ucraina (e l'europa) reggono...Putin può anche strappare la crimea e qualche centinaio di km di territorio ucraino...ma per quanto ho già detto sopra il danno è comunque enorme.
Il tipo che vorrebbe bombardare la Polonia ha il mio COMPLETO appoggio heh.
intanto l'italia ha -20% nell'export grazie a putinn
Henry Kissinger, a dispetto dei suoi 91 anni, resta una delle intelligenze più lucide della politica estera internazionale. Fu lui, da Segretario di Stato di Nixon e Ford, a districare l’America da alcune delle crisi più delicate degli anni ’70. Guidò gli Usa fuori dal disastro del Vietnam, attraversò il conflitto dello Yom Kippur e diede vita al processo di distensione con la Cina.Oggi, lui è ciò che manca alla politica estera statunitense: un realista lucido, in grado di conciliare l’eccellenza americana con i bisogni di un mondo ormai multipolare.
Qualche mese fa sul Washington Post ammonì l’amministrazione Obama sull’Ucraina:“Nella mia vita ho visto quattro guerre iniziate con grande entusiasmo e sostegno pubblico, alle quali poi non sapevamo come porre fine; da tre ci ritirammo unilateralmente”; e aggiunse che l’Occidente deve capire che, per la Russia, l’Ucraina non potrà “mai essere solo un paese straniero”.
Kissinger è tornato a scrivere sul Wall Street Journal, anticipando parte dei contenuti del suo nuovo libro “World Order” ed offrendo così un saggio che illumina i possibili scenari globali con chiarezza e visione.
Per secoli, scrive Kissinger, “l’ordine mondiale è stato definito quasi esclusivamente dai concetti occidentali europei”: persone e Stati si consideravano “intrinsecamente competitivi” e, per limitarne le ambizioni di contrasto, ci si basava “sull’equilibrio del potere” e su una classe politica composta da statisti e leader “illuminati”.
Dopo la seconda guerra mondiale, gli Usa, forti della loro vittoria e trascinati da un’economia fortissima, “hanno cominciato a prendere il testimone della leadership internazionale aggiungendovi una nuova dimensione: la diffusione della libertà e della democrazia come forze capaci di realizzare giusta e duratura pace”. La visione del mondo americana ha considerato le persone “intrinsecamente ragionevoli e inclinate al compromesso pacifico”; su queste basi, “la diffusione della democrazia e il libero mercato sono diventati l’obiettivo primario per l’ordine internazionale”. Per sessant’anni questa visione ha funzionato: la diffusione della democrazia e di una “governance partecipativa sono diventate aspirazioni condivise se non realtà universali”.
Ora tutto questo sta saltando. Innanzitutto qui da noi. Kissinger non attacca direttamente il progetto europeo, ma afferma chiaramente che l’Europa ha deciso di superare gli stati nazionali senza creare in sé gli “attributi della statualità” generando un“vuoto di autorità all’interno e uno squilibrio di potere lungo i suoi confini”; insomma, un fallimento causato dai progettisti da officina di questa Europa di tecnocrati.
Nello stesso tempo, parti del Medio Oriente si sono dissolte in divisioni etniche e confessionali in conflitto tra loro che “violano confini e sovranità producendo Stati falliti che non controllano il proprio territorio”.
Il rischio futuro non sarà tanto una grande guerra tra Stati (tipo guerra mondiale), quanto un’evoluzione in “sfere d’influenza” composte da diverse nazioni e forme di governo “ai cui margini ciascuna sfera sarebbe tentata di testare la sua forza contro altri soggetti ritenuti illegittimi; una lotta tra regioni potrebbe essere ancora più debilitante della lotta tra nazioni”.
La soluzione per Kissinger è provare a costruire un nuovo “ordine mondiale di Stati che affermino dignità individuale e governance partecipativa, e collaborino a livello internazionale secondo regole concordate”.
Kissinger non parla più di democrazia. I valori universali non risiedono in una forma specifica di governo da imporre a tutti i costi. La sfida per l’America starà nel vincere la contraddizione tra “la celebrazione di principi universali e il riconoscimento della realtà delle diverse storie, culture e della visione di sicurezza di altre regioni”. Insomma Kissinger sembra dire che la democrazia non si esporta piùa me Kissinger sta simpatico. Se fosse così, un nuovo ordine globale non dovrebbe più fondarsi su un umanitarismo universalista, ma sul ritorno ad un sano realismo conservatore che tenga conto che culture, tradizioni e identità non sono accidenti della storia ma il fondamento di ogni costruzione umana.
edit: mi quota a cazzo, non è colpa mia
Ultima modifica di Kordian; 01-09-14 alle 10:58:36
Invidio i vecchi di 90 anni che pensano ancora al bene e al futuro del mondo... Ci sono giovani di 20 anni che se ne fregano se tutto va a scatafascioh!
Per quanto riguarda i danni all'export italiano vanno valutato bene e non in modo approssimativo...non basta dire che ci sarà un - 20% (sempre che questi dati siano veritieri).
Ad esempio...la GANCIA è in mano russa...si autosanzionano da soli ?
...e poi si parla come se poi la russia se ne potesse fottere dell'europa occidentale...con tutti gli investimenti che ha fatto...praticamente con la germania va a braccetto..
www-3.unipv.it/wwwscpol/forumiei/it/russiaeoltre/spigarelli.pdf
ma la GANCIA, quella dello spumante dimmerda?
No quella verde.
Le sanzioni infatti escludono gli alcolici
IO non penso che la Russia abbia il coraggio di lanciare un attacco nucleare perché sa perfettamente che le ritorsioni, anche a livello di attacchi nucleari contro, sarebbe insostenibile.
Quello che può fare è forzare sempre più la mano in Ucraina, sperando di avere la meglio e che prima o poi Ue e Usa mollino la presa
Dai, che pian piano ce la fannoInsomma Kissinger sembra dire che la democrazia non si esporta più
Il problema come ripeto da tempo è l'eventuale alleanza Russia-Cina
magari fosse veroh!Una persona più seria come il dissidente e analista russo Andrei Piontkovsky ha recentemente pubblicato un articolo nel quale sostiene che Putin sta davvero valutando la possibilità di un limitato attacco nucleare – forse contro una delle capitali baltiche, o contro una città polacca – per provare che la NATO è una entità vuota e senza senso che non oserebbe contrattaccare per timore di una catastrofe più grande. Durante le esercitazioni militari del 2009 e del 2013 l’esercito russo si è apertamente preparato per un attacco nucleare su Varsavia.
http://www.ilpost.it/2014/08/31/guerra-putin-europa/
Il Giornale oggi ci spiega perchè, in fondo, a Putin convenga spanare il culo all'Ucraina
Ecco i dieci motivi che danno ragione allo "zar" Putin
Il Cremlino è stato costretto a reagire all'intesa tra Ucraina e Unione europea: rischiava di perdere corridoi energetici e approdi nel Mar Nero. La minaccia Usa
Uno scacco matto al più abile giocatore di scacchi della scena internazionale. Dietro il tentativo di Stati Uniti ed Unione Europea di scippare a Vladimir Putin il controllo sull'Ucraina si celava quest'azzardo. L'azzardo prende il via lo scorso autunno quando l'Unione Europea cerca di far firmare all'allora presidente ucraino Viktor Yanukovich un accordo di libero scambio.
Dietro quell'accordo si celano intese economiche, politiche e strategiche che puntano, di fatto, a ridimensionare l'influenza internazionale della Russia e spostare verso oriente il raggio d'influenza dell'Alleanza Atlantica.
Un tentativo davanti al quale un giocatore di scacchi come Putin non può far a meno di reagire. Per almeno 10 ottimi motivi.
A Il capitolo politico dell'«Accordo di Associazione tra Kiev e Unione Europea» proposto da Bruxelles e firmato il 27 giugno dal presidente ucraino Petro Poroshenko, nascondeva il tentativo di far entrare l'Ucraina nella Nato. A Putin non erano sfuggiti i punti in cui si accennava alla necessità di «approfondire la cooperazione tra le parti nei campi della sicurezza e della difesa» e «promuovere una graduale convergenza in materia di politica estera e sicurezza, con lo scopo di un coinvolgimento sempre più profondo dell'Ucraina nell'area di sicurezza europea». Come dire strappare Kiev a Mosca e regalarla all'Alleanza Atlantica.
B Accogliendo l'Ucraina la Nato avrebbero potuto chiedere a Kiev di partecipare al progetto dello Scudo Spaziale Europeo e di accettare, come ha già fatto la Polonia, lo schieramento sul proprio territorio di sistemi radar e missili statunitensi con una portata di circa 3000 chilometri. Il progetto, presentato come un sistema per neutralizzare attacchi iraniani con missili di lungo raggio, punta, in verità a tenere sotto tiro Mosca e a bloccare eventuali sue mosse a danno di quei paesi dell'Europa orientale, ex membri del Patto di Varsavia, diventati parte integrante del sistema di difesa atlantico.
C Firmando l'accordo di partenariato propostole dall'Unione Europea Kiev avrebbe potuto cancellare i trattati di lungo termine che garantiscono alla Marina Militare russa di affittare e utilizzare Sebastopoli e gli altri porti sul Mar Mero. Senza quei porti la flotta del Mar Nero non avrebbe più potuto accedere al Mediterraneo e al cruciale scalo di Tartus in territorio siriano, una base navale fondamentale per consentire a Mosca di continuare ad esercitare il suo ruolo da grande potenza in Medio Oriente. Per questo ora, dopo essersi annessa la Crimea, Putin potrebbe prendersi anche Odessa.
D L' Ucraina è uno dei principali corridoi energetici, uno snodo cruciale per il passaggio delle tubature che portano in Europa il petrolio e il gas del Caucaso. Il 30% del gas consumato dall'Europa proviene dalla Russia. L'Ucraina stessa non può sopravvivere per ora senza il gas russo. La rottura tra Bruxelles e Mosca potrebbe spingere le nazioni europee a cercare altre rotte di approvvigionamento. Perdendo il controllo sull'Ucraina la Russia rischia dunque di perdere la cruciale partita che ha come obbiettivo il controllo dei mercati dell'energia nei prossimi venti trenta anni.
E In Ucraina hanno sede almeno 50 aziende che producono componenti e parti di ricambio fondamentali per l'industria militare russa. La sospensione delle forniture decretata da Kiev minaccia la produzione degli aerei Antonov, degli elicotteri d'assalto Mi 26 e degli Mi8 ed Mi17. A rischio anche gli aerei antisommergibile Albatross e le componenti fondamentali per la guida dei missili balistici. Senza i 400 motori per elicotteri acquistati ogni anno dalla «Motor Sich» e senza i sistemi geostazionari della «Zorya Mashproekt» Putin rischia di veder compromesso il proprio potenziale militare.
F La crisi dell'industria bellica, causata dal blocco delle forniture ucraine, rischia non solo d'indebolire militarmente la potenza russa, ma anche di causare un'impareggiabile danno economico. La produzione di elicotteri rischia di risultare compromessa per i prossimi 5 anni. Oltre a dover rinunciare alle entrate per oltre un miliardo di euro annui garantite dalle esportazione di armi Putin dovrà spendere quasi un miliardo e mezzo di euro all'anno per adeguare l'apparato industriale e metterlo in grado di sfornare le componenti prodotte fin qui dall'Ucraina.
G La perdita dell'Ucraina rischia di compromettere il più ambizioso progetto geopolitico di Vladimir Putin, ovvero la nascita nel 2015 dell'Unione Economica dell'Eurasia a cui aderiscono Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghisia. Il nuovo colosso, considerato una riproposizione dell'Unione Sovietica, rappresenta già ora un mercato da 171 milioni di consumatori con un prodotto interno lordo da 2 trilioni e mezzo di euro. Ma nei piani di Putin solo l'Ucraina con i suoi 46 milioni di abitanti e la sua produzione agricola e industriale consentirà all'«Eurasia» di contrapporsi a Stati Uniti, Europa e Cina.
H L'Ucraina e la sua capitale furono il fulcro di quel regno conosciuto con il nome di «Russia di Kiev» che nell'XI secolo, all'apice della sua potenza, si estendeva dai Carpazi a sudovest fino alla confluenza tra la Volga e il fiume Oka a nordest, toccando - a nordovest - il mar Baltico e seguendo - al confine sudorientale - il corso del Volga. Per questo per molti nazionalisti russi e per lo stesso Vladimir Putin, Kiev e i suoi territori restano storicamente parte integrante dei territori di Mosca.
I Il riconoscimento dell'indipendenza di Kiev da parte della Russia arriva solo dopo la fine dell'Unione Sovietica nel 1991. Per 900 anni dall'invasione mongola alla fine dell'impero austro ungarico non è mai esistito uno stato chiamato Ucraina. La Repubblica Nazionale dell'Ucraina Occidentale e quella Popolare, sorte nel 1918, vennero in breve assorbite da Polonia e Urss. Nel 2009 lo stesso Putin liquidò l'Ucraina con l'antico termine di «piccola Russia».
J Rinunciando al controllo su un'Ucraina considerata storicamente parte integrante della «grande Russia» Vladimir Putin teme di venir percepito dalla propria opinione pubblica come un nuovo Mikhail Gorbaciov. Il presidente che decretò la fine dell'Unione Sovietica è considerato da gran parte dei russi un inetto, responsabile del collasso della grande crisi economica e politica attraversata dalla Russia negli anni Novanta.