CIVAS, ti spiego perchè il mito dell'INDIPENDENZA PADANAw è solo populismo
Caro Beppe, uno dei classici di ogni populismo è pensare che per risolvere i problemi si debbano cambiare le norme, gli assetti istituzionali, fare le fantomatiche riforme, anziché intervenire sulla struttura produttiva (investimenti) per dare più lavoro ed emancipare le masse. Non sfugge a questo principio il referendum che si terrà in Scozia il 18 settembre per l’indipendenza. Il monumento al passato manifatturiero di Glasgow è la Finnieston Crane, un’enorme gru nell’ex-porto ora in disuso.Tutti i problemi della città (droga, alcolismo, disoccupazione, povertà infantile) sono la conseguenza delle politiche conservatrici del passato, che hanno distrutto l’industria manifatturiera buttando sulla strada migliaia di persone i cui figli e nipoti ora vagano come zombie per le vie di Glasgow, degni protagonisti dei romanzi di Irvine Welsh. Io al referendum voterò NO per 4 motivi: 1) Nel mondo globalizzato e multietnico il mito dello stato-nazione, basato su radici culturali o religiose comuni va classificato sotto la voce folklore o rottami dell’800. 2) I piccoli stati non contano nulla nel mondo globalizzato. Servono gli Stati Uniti d’Europa, altro che Scozia o Padania! 3) I piccoli stati sono facilmente influenzabili politicamente come mostrano le tensioni internazionali. 4) Io non nutro alcuna fiducia negli scozzesi e nella loro classe dirigente politica e imprenditoriale. Si badi bene la mia non è una motivazione antropologica, ma basata sull’analisi del presente in relazione al passato. I SI’ sono un misto di nazionalismi, utopie federal-socialiste, e generiche speranze alimentate dall’illusione che cambiando l’assetto istituzionale i posti di lavoro possano crescere come funghi dopo un temporale. Cos’ha impedito l’attuale classe dirigente di investire in posti di lavoro? Non certo l’assetto istituzionale che già offre ampissime autonomie alla Scozia. God save the Queen, dunque. Lo dico da europeo, non certo da unionista arancione.
Originariamente Scritto da Cesarino Artico
