La vicenda quattro anni fa a Garbagnate. L'uomo, 31 anni, servì con lo spezzatino l’amanita falloide invece degli ovoli: in sette rimasero gravemente intossicati e furono ricoverati d'urgenza
Anziché il tanto ricercato ovolo, nello spezzatino c’era l’amanita falloide. Sempre di amanita si tratta, è vero, ma il problema è che la seconda, per l’uomo, nella maggior parte dei casi può essere mortale. E così un ristoratore di Garbagnate Milanese, Giuseppe L., 31 anni, è stato condannato – per «somministrazione di alimenti pericolosi alla salute pubblica» e lesioni colpose – a due mesi di reclusione (il pm aveva chiesto un anno con la sospensione della pena).
15 settembre 2014
Anziché il tanto ricercato ovolo, nello spezzatino c’era l’amanita falloide. Sempre di amanita si tratta, è vero, ma il problema è che la seconda, per l’uomo, nella maggior parte dei casi può essere mortale. E così un ristoratore di Garbagnate Milanese, Giuseppe L., 31 anni, è stato condannato – per «somministrazione di alimenti pericolosi alla salute pubblica» e lesioni colpose – a due mesi di reclusione (il pm aveva chiesto un anno con la sospensione della pena).
La svista poteva costargli anche più cara, visto che sette clienti del locale 'C’era una volta' hanno rischiato di morire. La vicenda risale al 12 ottobre di quattro anni fa. Il titolare del ristorante propone lo spezzatino con funghi come secondo piatto. Sette clienti si fanno tentare. Il problema è che il giorno dopo vengono ricoverati d’urgenza in ospedale. Qualcuno a Milano, altri a Rho. Scattano i controlli e si scopre come a causare l’intossicazione siano stati proprio i funghi. All’indomani dei ricoveri, il proprietario viene ascoltato per capire l’origine del problema. L’uomo garantisce all’Asl, come nel suo locale vengano serviti «esclusivamente funghi porcini sott’olio e champignon freschi». Al momento di verificare l’origine della intossicazione, però, Giuseppe L. non ricorda più il luogo in cui ha acquistato i prodotti per preparare lo spezzatino.
I riscontri presso i magazzini in cui si rifornisce di solito il ristorante danno esito negativo. Il giudice Maurizia Vezzoli, lo scorso 9 giugno, condanna l’imputato a due mesi di reclusione e al risarcimento del danno subito dai clienti e delle spese legali (in totale per una cifra intorno ai 13mila euro). Nelle sue motivazioni, appena depositate, Vezzoli sostiene come il ristoratore, con tutta probabilità, abbia acquistato i funghi «fuori dagli ordinari e tutelati canali commerciali, cagionando una intossicazione acuta» che avrebbe potuto avere anche un esito peggiore.
Re: Un funghetto trallallà, due funghetti trallallà...
magic italy
4 anni per arrivare ad una sentenza + tentato omicidio + depistaggio delle indagini + acquisto merce fuori dai canali consentiti = 2 mesi di condanna e 13 mila euro di spese
ad un tipo così gli dovevano dare almeno 1 anno di carcere (se non due, giusto per arrivare a pelo con l'indulto, da non finire in galera ma quasi, basta solo un divieto di sosta e BUM, in galera), millemila euro di multa e l'impossibilità di lavorare nel settore alimentare a vita (dal fruttivendolo, al macellaio, al commesso in un negozio di cibo, al ristoratore). Così la gente impara a fare la furba sulla pelle delle persone.