Chiude Lugaresi, il benzinaio del «self»
«Non ce la faccio più, devo lasciare»


Era diventato famoso anni fa per uno sfogo a suon di bestemmie registrato da una segreteria e finito online: «All’inizio non ero contento, poi la gente veniva a farsi la foto»



Tiziano Lugaresi

CESENATICO - Anche i miti soccombono alla crisi. E qui sì che ci sarebbe da sacramentare, ma lui la prende con la rassegnazione combattiva, per non dire arrabbiata, tipica dei romagnoli: «Chiudo, non gliela faccio più». Dice proprio così Tiziano Lugaresi, storico benzinaio della pompa Api di Cesenatico, vicino all’ex colonia Agip, famoso a sua insaputa per uno sfogo a suon di bestemmie, dieci anni fa, contro il personale di manutenzione che lo aveva lasciato solo con la colonnina self service in tilt un bel sabato mattina. E che aveva rilanciato nel mare magnum del web la registrazione di quella segreteria, assurgendolo a star. Infatti si è beccato una pagina anche su «Nonciclopedia» e «Miti di Romagna».

Lugaresi è vero che chiude?
«È vero, vado via a fine anno, non si guadagna più, bisogna lasciarlo il lavoro».

Da quant’è che rifornisce le auto?
«Sono qui da 28 anni. Ho fatto fare un po’ di conteggi, ho visto che non c’è più guadagno e sono solo spese, allora bisogna tagliare la testa al toro, perché a stare lì si fanno solo dei debiti e basta... meglio che andiamo via, sa voj ad fè (cosa ci vuoi fare, ndr)?».

E i clienti? Dopo quella telefonata alla sua stazione c’erano code chilometriche di automobilisti che venivano a vedere il fenomeno di Cesenatico.
«A loro dispiace, cio’, sono tanti anni che sono qui e li conosco, a un certo punto le cose sono così e allora mej che gnint (meglio che niente, ndr), la soluzione è questa».

Quanti siete a lavorare?
«Solo io. Eravamo io e mia moglie, ma adesso la faccio stare a casa e mi arrangio. Il lavoro è calato di botto con la crisi, la gente vuole gli sconti e l’altro giorno solo di Tari ho pagato 400 euro. Grazie alla Fornero andrò in pensione ad agosto 2016, mi inventerò qualcosa».

Lei era diventato un personaggio.
«Personaggio... adesso... era per quella storia del “self”. Non volendo un operaio di Rimini della manutenzione ha messo la mia telefonata in internet ed è successa questa pubblicità, i giovani si divertivano, ma io non l’ho mica voluta. Diciamo anche che da un lato mi dispiace per le bestemmie. Ero da solo quel giorno, non avevo calcolato la segreteria telefonica, i danni sempre al sabato vengono, quando la manutenzione non c’è. Loro han tenuto la telefonata, che tra l’altro l’ho fatta nel 2003 e tutto è scoppiato due anni dopo».

Un po’ le ha fatto piacere tutta questa notorietà, lo ammetta.
«Adesso, che mi abbia fatto piacere... “di prima botta no”, mi sono incazzato, sono andato dall’avvocato, le bestemmie finché sei a tu per tu... ma che le abbiano sentite tutti, ecco, non è che mi abbia fatto piacere».

Addirittura è andato dall’avvocato.
«Sì, sono andato dall’avvocato a fare causa a questa ditta. Parlando con loro però mi avevano detto che parecchie cose sono state cancellate, allora ho mangiato la foglia, si vede che le avevano preparate loro, “lasciamo che la cosa che vada come deve andare”, mi son detto, ci siamo divertiti e la gente si diverte ancora. Vengono addirittura a farsi fare l’autografo e le foto con me, sono ancora parecchi quelli che ascoltano quelle telefonate per la prima volta oggi. La scorsa settimana è passato pure uno da La Spezia, ha fatto la deviazione prima di andare a Mirabilandia».

É finito anche sullo Zoo di Radio 105.
«Non lo so, sono andato a Radio Studio Delta, a un concerto nel 2005 e ho fatto qualche sketch, la gente parla di soldi, ma io non ho mica preso niente, diritti d’autore... mo va là, me a gno fat gnint (non ho fatto niente, ndr)».

Quanti sono quelli che passano ancora da lei?
«Quanti? A boh, un bel po’, non li ho mica contati».

Qualche vip sarà passato però...
«Prima di quella storia è passato Philippe Leroy, l’attore francese lo conosci? Si è messo a lavare la macchina. Ma cosa devi fare, un articolo?»

Eh sì, chiude una storia di Romagna.
«Ah va bon».