In una società con meno taboo e con una maggiore maturità sociale e civile non sarebbe nemmeno una cattiva idea, a livello educativo.
Mutatis mutandis, mi viene in mete quel gioco indie in cui si gestiva una multinazionale del cibo: alla fine ti dovevi adattare: o eri inefficiente/fallivi o ti ritrovavi a fare allevamenti intensivi o a utilizzare scelleratamente pesticidi, ormoni della crescita etc. Insomma la logica del trash food.
Ovvio che coi nazisti la cosa sarebbe un po' più delicata e presuppone che tutti siano in grado di provare orrore, cosa che non è assolutamente detta, quantomeno non nella stessa misura.
Più che altro: macellare esseri umani innocenti in un gioco piuttosto che in un altro non credo abbia tutta sta differenza. Al limite potrò dire che basare SOLTANTO il massacro su un intero gioco lo può rendere povero o poco interessante, ma altresì non credo assolutamente che chi ammazza in un giochino poi ammazzi nella realtà.
Per intendersi: per quanto il medium "videogame" possa senza dubbio (quantomeno per me) avere potenzialità culturali/artistiche, in giochini in cui si spara e basta senza trama o quasi (quindi senza alcuna velleità di questo tipo) sia di lana un po' caprina stare a fare distinzioni morali, laddove il discrimine secondo me deve essere cercato - ai fini dell'acquisto - altrove. Ovvero nel gameplay, nella realizzazione, nella profondità delle dinamiche etc.
Ancora di più, credo che tutto questo polverone (che sicuramente gioverà alle vendite) è abbastanza inutile: sarà il mercato a decidere. Ti interessa? Lo prendi. Pensi che ti farà cagare? Lo lasci lì.
Le crociate non portano buoni risultati in genere.