[GC] L'Ultima Cena

[Never]

Sapevo che Janos non mi avrebbe ucciso, così come sapevo che portarlo fin qui avrebbe significato la sua morte... ma era stata una sua scelta in fondo e io non volevo giudicarlo per questo. Lo guardai negli occhi, mentre armeggiava goffo con il pugnale. Vidi l'istante in cui passava dalla vita alla morte, il momento in cui gli veniva spezzato il collo... strano... non provavo dolore, pietà, senso di colpa... nulla di nulla, anche se in un certo senso questo ragazzo si era fatto uccidere pur di non nuocermi... sentivo solo crescere una sottile inquietudine... PRigIONieRI!! ...sì, eravamo alla mercè di questi individui... ormai era chiaro. E quindi tanto valeva andare fino in fondo...

[The Puppet Master]

Solo un tonfo sordo
nel buio
la testa disarticolata
é così facile?
è così facile uccidere?
Markus...
è così facile morire?
Janos...
Una risata
è tutto così surreale
scoppio a ridere


ho paura

[Olengard]

Scivola la notte, scivola, va via.
Scivola sfumata in contorni che non riconoscete più.
Collari, dolore, risate, applausi, sangue, paura (ho paura, ma continuiamo, continuiamo).
Paura, paura che svanisce appena qualcuno vi sfiora, appena la loro voce vi accarezza le orecchie.

Scivola la notte, in colori sempre più lividi, sempre più spenti, in volti sempre più persi (vorrei parlare, ma cosa..?).
Volti visti solo la sera prima, caldi, gioviali, aggressivi addirittura. Volti di oggi, svuotati, finiti.
Il vostro volto riflesso nelle lucenti coppe metalliche, perduto, irriconoscibile a voi stessi (è così facile morire?).

Scivola la notte, scivolano parole su di voi. "Notevole questo, assaggia, peccato sappia un po' di servo", e risate, che non ascoltate, non capite. "Alla nostra unione, e alla fine di Cappadocius!", "E che continui la benedetta ignoranza di Hardestadt e dei suoi scagnozzi!", e applausi, e ancora risate. "E' piuttosto mediocre questo, ma credo ti divertirà molto la sua presunzione". E così, per ore interminabili, mentre i colori si spengono sempre più, sempre più...
Sempre più.

E' così facile morire?

[The Puppet Master]

Noi siamo la loro cena
il nostro sangue è il loro vino
il nostro corpo il loro pane
si stanno nutrendo di noi
e non riusciamo a muovere un muscolo per impedirlo
quasi lo volessimo
vedo i loro volti famelici aggirarsi fra i convitati
facendo scempio di corpi e di membra
la mia vista si fa sfuocata
le loro voci distorte
sento la mia anima fluire via
è così allora?
è questa la morte?
l'ho desiderata a lungo
eppure
adesso che è arrivata
la triste madama
non sembra...
così...
terribile...



ho freddo...
...
:silenzio:

[Colas]

[vi siete messi d'accordo, eh ]

[Olengard]

Colas ha scritto ven, 23 settembre 2005 alle 18:56
[vi siete messi d'accordo, eh ]

[Recupero frasi che mi piacciono per immergere di più i giocatori, questa è altissima narrazione...
By the way: today's the day, lady and gentlemen... ]

[The Puppet Master]

Olengard ha scritto ven, 23 settembre 2005 alle 19:14

Colas ha scritto ven, 23 settembre 2005 alle 18:56
[vi siete messi d'accordo, eh ]

[Recupero frasi che mi piacciono per immergere di più i giocatori, questa è altissima narrazione...
By the way: today's the day, lady and gentlemen... ]

[e io sarò ad una festa di compleanno argh ]

[Olengard]

Rumori in distanza.

Sangue che scorre.

Contorni che sfumano.

E' questa la morte? E' questa quella di cui parlavano i tuoi maestri, Wael? La trista mietitrice che tanto hai cercato, Ian?

E' questa la fine di tutto? Il mondo finisce non con un grido, ma con un gemito, un sospiro. Il mondo finisce sfumando lentamente in bianco.

Sangue, ancora sangue.

Parole ormai incomprensibili che echeggiano, tonfi di corpi accasciati sul tavolo, lacrime sommesse e nascoste.

E grida.

Grida.

Sempre più intense.

Sono qui.

Sono qui, sono alle porte.

Sono qui, ci attaccano!

"Sono qui, padrone, sono qui, le truppe di Hardestadt, sono qui! Attaccano il castello, le difese stanno cedendo!"
"I Fondatori? Siano maledetti!", "Siamo in trappola", "Qualcuno ci ha traditi!", "La lunatica, Teophana, è lei, deve morire!", "Taci, Al Nazir, è impossibile, lei non c'entra, devi essere stato tu, non mi sono mai fidato di te!".
"Silenzio!".
"Jadviga, Jadviga, sicuramente quella lurida bagascia, dannata Ventrue che mette sempre il clan davanti agli alleati!", "Io? Povero stolto, odio Hardestadt, l'ho attaccato con le mie truppe! Piuttosto, restiamo e mostriamo di non meritare un attacco!", "E cambierebbe idea? Ci ucciderebbe, lo sai bene, dobbiamo fuggire", "Siamo in trappola, sia maledetto Hardestadt, siate maledetti tutti voi!".
"Silenzio!".
"Giovanni ci ha tradito! Siamo stati stolti a credere volesse attaccare i suoi compagni Cappadociani!".
"Silenzio, ho detto! Seguitemi ORA, o siamo morti".

Grida nella stanza, grida fuori.

Sangue che corre.

Buio, sempre più buio.

La luce, lentamente, si spegne.

"Seguirti dove? Combattiamoli piuttosto, non c'è modo di fuggire!".
"Combatterli significa morire. Seguitemi nel reliquiario, lì non potranno seguirci! C'è un passaggio per le cripte!".
Una voce più calma: "Ci seguiranno comunque. E i tuoi soldati cadranno da patetici mortali quali sono".

La luce... sempre meno luce.

Grida sempre più lontane e perdute. Ovattate.

Silenzio.

Il cuore batte sempre più lento.

Più luce!

"Sì, è vero. La cena! La cena! Abbracciate le vostre prede, sono ormai spolpati, muteranno rapidamente, rallenteranno Hardestadt!"
"E se qualcuno sopravvivesse?".
"Mia gentile signora, parliamo dei fanatici guidati dal folle Hardestadt, non permetterà mai che uno di loro sopravviva...".

Un abbraccio. L'ultimo. Andarsene con un contatto umano. Andarsene con un bacio. Andarsene con...

Andarsene.

Buio.

[Olengard]

Metallo.
Fuoco.
Grida infernali.
Gola che brucia.
Metallo, il suo suono.
Fuoco sulle tende, dentro la vostra gola.

Grida, della gente attorno a voi, di quelli che sono con voi dalla sera prima.
Grida vostre.

Sbarrate gli occhi. La luce brucia. Li chiudete istintivamente, poi di nuovo li aprite, la gola in fiamme, il fuoco che rapidamente sta facendo proprie le tende.

La porta che dava sul corridoio da cui siete arrivati si spalanca di colpo, mentre lentamente alzate il capo dalla tavola terrorizzati. Vi guardate attorno sperduti, incapaci di capire cosa stia accadendo.

(tiro su Percezione+Sesto Senso diff.7; Ian 3 successi (e ti pareva...): 9, 7, 7, 6, 5; Wael 3 successi: 0, 0, 9, 6, 6, 5; Eloize 1 successo: 0, 8, 1.
Appena risvegliati vedete, chi con la coda dell'occhio, chi più chiaramente, anche se sempre in una sorta di trance, come spiriti nella notte, Giovanni e gli altri scendere attraverso una botola in fondo alla stanza.)

Entrano truppe armate, le tuniche ornate con una rosa rossa come simbolo.
Un uomo massiccio, alto, una cicatrice sulla guancia, i capelli nerissimi e corti li guida. Si ferma sulla soglia, avanza con sguardo rabbioso, il volto contratto in una smorfia. "Distruggeteli!", il suo tono è basso, graffiato. "Ma lasciatene uno vivo per l'interrogatorio".
Avanza il secondo in comando. "Arrendetevi, traditori! Il mio signore Hardestadt vi risparmierà se vi arrenderete senza combattere!". Lo riconoscete. Roderigo.

Le truppe avanzano a spade sguainate.

[Colas]

"Eccoli, sono i cani della guerra." Un misto di odori e sensazioni confuse, sembra di essere in un sogno caldo e assetato.

Eloize già da bambina aveva conosciuto la guerra, pur essendo cresiuta in una gabbia dorata, l'isola corsa galleggiante nel caldo mediterraneo che le ha dato i natali era terra contesa fra diversi regni e non era certo estranea a confronti bellici. Suo padre comandava dozzine di uomini come quelli, servili pedine senza scrupoli dall'esistenza naturalmente intessuta nella violenza stessa. Le poche volte che era potuta uscire dai possiedimenti aveva visto la loro malvagità quieta come un grande molosso dormiente, fra una birra e uno scherzo, nel dubbio che potesse risvegliarsi da un momento all'altro.

"Non starò certo qui ad aspettare che mi scarnifichino! Dov'è l'uscita più vicina?" Veloce tentò così di muoversi.

[Never]

La situazione stava precipitando... prima il folle inseguimento con Bajazeth, poi l'incontro con Teophania, quell'assurda cena, poi.... poi il nulla, vaghi ricordi, frammenti, e ora una piccola guerra... una fitta, dolore... DeLIRio!!! .... delirio diceva la mia testa... senza dubbio, e le grida dei soldati, il rumore metallico delle armi, il crepitio del fuoco non facevano altro che creare confusione, caos, pazzia... e furore, rabbia, sete, pulsioni disordinate venute da chissà dove... la mia mente e il mio cuore sembravano non voler sostenere quel carico di sensazioni... rimasi fermo, immobile, un lampo... FuGA! .... no... rimasi fermo... col caos potevo allearmi, nel caos potevo sopravvivere, del caos potevo nutrirmi...

GDR OFF

Ma possiamo già giocarci le nostre discipline o ci dobbiamo continuare a comportare come umani?

GDR ON

[The Puppet Master]

Luci in sala!
Eccoci qua
mi riconosci?
abbiamo percorso miglia fianco a fianco
dormendo nello stesso letto
vivendo nello stesso corpo
ho sempre vissuto nella tua ombra
nutrendomi delle briciole cadute dalla tua tavola
lo sapevi
tu sapevi!
lo hai sempre saputo!
io sono la bestia!
tu sei la bestia!
e ora ho vinto IO

a proposito, quasi dimenticavo
l'hai uccisa tu quella notte
TU

ora svegliati!



Il mio risveglio non fu dei più dolci, la sala era invasa da uomini armati e i nostri compagni erano in rotta verso una botola nel fondo della sala, cosa stava succedendo?
un sogno?
senza perdere altro tempo mi diressi verso la botola

[Olengard]

"Fermi, fermatevi, arrendetevi e vi sarà risparmiata la vita!"
E' la voce di Roderigo, nelle vostre orecchie, mescolata agli urli di dolore dei vostri compagni, alle grida di guerra dei combattenti, al sibilare delle lame. "Fermatevi! Lasciatene vivi il più possibile!"
Corri, Eloize, e corri, Ian, correte, verso la botola, verso una fuga, via da qui e da questa follia, correte, ma davanti a voi ci sono soldati. Provi a evitarli, Eloize, ti avventi su di loro, Ian, solo la libertà negli occhi, solo la paura che pulsa in testa, e una voce mai udita.
Correte, in una corsa di pochi secondi che sembra eterna, chi pensa che i secondi siano più rapidi delle ore, dei mesi, degli anni, non ha mai vissuto questo momento con voi.
Correte, verso una lama che si avvicina sempre di più alla vostra carne, che strappa il vostro abito, che si tinge del vostro sangue.
Poi è solo oblio.

Un soldato ti è alle spalle, Wael, e mentri senti il suo respiro fermarsi un istante, come di chi in battaglia sta caricando il colpo, senti la voce ferma di Roderigo: "Lascialo vivere. Lo prendo in custodia io". Si inginocchia di fianco a te. Il suo sguardo è molto più deciso di quanto tu l'abbia visto i giorni prima.
"Messer Wael, avremo lunghe cose da raccontarvi. Venite con me, lasciate questa stanza".

P.S.: le Discipline devono ancora risvegliarsi, al momento siete normalissimi umani (cioè, a parte il fatto che non respirate... )

[Colas]

[bel post grazie, e noi che dovremmo fare oltre che farci spiedinare? ]

[Olengard]

Colas ha scritto gio, 13 ottobre 2005 alle 12:01
[bel post grazie, e noi che dovremmo fare oltre che farci spiedinare? ]

Assolutamente niente, aspetto Nevvo e si riparte al volo

[Never]

Ordini... Ancora ordini... Eravamo prigionieri in questa lotta per il potere, tra due nemici di cui non conoscevamo nulla e che ci avevano in pugno... o almeno così credevano... La mente ora sembrava vuota, nemmeno le ormai solite fitte. Lentamente mi voltai verso Roderigo, il ghigno storto stampato sul viso, lo sguardo assente, distante. "E perchè dovrei seguirti, messere?"

[Olengard]

"Perché vi uccideranno, come stanno facendo con tutti. Non voglio vedervi morire, non voglio vedere morire nessuno. Nessuno di voi ha commesso colpe".
Grida attorno a te, ancora grida, la coda dell'occhio che percepisce Tanos e la donna cadere a terra, lo sguardo fisso davanti a te che vede una rozza lama passare da parte a parte Herlea, le orecchie che percepiscono laceranti urla di dolore di uno di voi contorto a terra, la sua pelle che si lacera e marcisce, i capelli che cadono.
Roderigo ti fissa negli occhi. "Signore, seguitemi".
Si alza, si guarda attorno. "Risparmiateli! Hardestadt, messere, risparmiate questi poveretti!"

[Never]

Urla, grida, dolore, acciaio, sangue... tutto vorticava intorno a me... come granelli di sabbia nella tempesta venivamo scossi dal vento senza poter far nulla... una fitta lacerante, mi piegai sulle ginocchia, il capo stretto tra le mani... AcCeTtA!! ... mi rialzai, vacillante... no, non c'era fretta, in realtà... "Venite a darci la morte e poi cercate di irretirci promettendoci la salvezza? No, grazie..." dissi, leggermente chino ma con gli occhi ben fissi in quelli di Roderigo...

[Olengard]

Roderigo socchiude solenne, esausto, disperato, gli occhi per un istante, poi si alza e ti fissa di rimando. I suoi occhi vagano un istante, poi tornano su di te.
"Non mi lasciate altra possibilità, messere", sospira.

E' una fitta di un istante, che non fai in tempo a anticipare, che non vedi e non senti arrivare.

Poi è l'oblio.

Post interlocutorio, ma entro la serata movimentiamo un po' il tutto, finalmente...

[Olengard]

Atto Secondo, Nelle stanze dei morti

Il mondo si apre incerto ai tuoi occhi, Ian, quando lentamente li apri e inizi a distinguere a fatica i suoi tremolanti contorni.
Sono continui scossoni ad averti svegliato, colpi dati contro le pareti di una carrozza immersa nel buio, in cui appena intravvedi fioche linee.
Non sei solo. Percepisci il profumo di quella bella ragazza che era con voi. Scorgi accanto a te, addormentato, svenuto, forse morto, uno dei mori.

Vieni colpito, trafitto da una lama, senti il sangue scorrere, ti senti come in uno spazio parallelo, assente a te stesso. La gola ti brucia, hai fame, sete, bisogno primario di cibarti. Ma non ne hai la forza. L'istinto viene meno all'ennesima trafittura. Guardie davanti a te, davanti a voi, che vi colpiscono. Senti il sangue scorrere e lo senti gocciolare dentro altro sangue. Per terra, forse, anche se dal rumore sembrerebbe un altro contenitore, forse una brocca. Ma poco importa, mentre precipiti nuovamente nell'oblio di un sonno privo di sogni.

[Olengard]

Ti risvegli appena la carrozza si ferma, Wael, e vieni fatto scendere con rudezza. Davanti a te una fortezza contorta, simile alle mani rachitiche di una vecchia, abbarbicata alla parete di un monte. Non sai dire se la luce grigia e fioca sia quella della prima serata o della tarda notte che sfocia lentamente nella mattina. Vieni portato per stretti corridoi giù, giù, sempre più giù nelle viscere della fortezza.
Siete in quattro, tu, la ragazza, il commerciante con cui avevi parlato la sera del tuo arrivo e l'uomo che era al tavolo con te. Il commerciante grida, cerca di fuggire, si lamenta e ancora grida, con parole che non conosci.
Quello che sembra il padrone, l'uomo che guidava le truppe, Hardestadt l'hai sentito chiamare, lo fa portare a sé dalle guardie con un gesto, lo fissa negli occhi, e l'uomo si zittisce di colpo, perso in una catatonia istantanea.

E ancora giù per le scale, gli altri portati di peso, e tutti gettati senza una parola in una cella che sembra più un pozzo, uno stretto parallelepipedo altissimo. Venite incatenati alle pareti, con catene che vi lasciano però abbastanza liberi di muovervi, potreste forse arrivare quasi a percorrere l'intera cella. Non sai che ora sia, sai che il tuo corpo è coperto di sangue rappreso e tagli, che i tuoi occhi non riescono a fissare le torcie, che hai fame e sete a un tempo, una fame e una sete disperata, ma non sai di cosa, una fame e una sete che non hai mai provato prima.

Le ore passano. Lentamente senti gli altri svegliarsi, biascicare qualcosa. Dall'alto, da una feritoia altissima, penetra nella cella una lama di luce. La fissi affascinato, all'inizio. Dev'essere mattina, e la lama va a stagliarsi nella parete opposta alla vostra.
Poi passano i minuti, passano le ore. E lentamente, ma inesorabilmente, la lama inizia a calare, scendere sempre più inarrestabile e veloce verso di voi, e si stacca dalla parete e inizia a percorrere il pavimento, a camminare, a correre verso di voi, e quel chiarore ti attanaglia, ti terrorizza e non sai perché, forse perché nella notte ho sempre vissuto, forse perché la notte è la mia culla, forse perché perché perché la luce si avvicina così, e cos'è che sento, cos'è questa paura questa sete cos'è questo bisogno di gridare cos'è, e gli altri non parlano cosa vogliono, cosa sono e chi c'è fuori sento che c'è qualcuno, perché non vengono a spezzare quella lama, perché non vengono a portarci via da qui perché siamo qui perché la notte non è più lunga e io e noi ora qui incatenati fermi silenziosi nel nulla nel buio nel pozzo della mano rachitica di una vecchia di un monte di un nulla di una notte troppo lunga, troppo breve, forse solamente troppo aliena.

[Never]

Nessun ricordo, prima del dolore. E del buio.
Urla, grida, rumori confusi. Un assalto, dei morti, qualcuno che fuggiva.
E ora una luce, sottile, tagliente. E spaventosa, letale... per qualche irrazionale e misterioso motivo so che devo temerla, evitarla.

Dove sono finito?

...HaI TroVAto La MoRTE EteRNa, ForSE...

Una fitta atroce mi squarcia il capo, crollo al suolo, il capo fra le mani.

...O ForSe noN FiNIrà QuI...

Sento la testa esplodere, urlo fino ad espellere tutta l'aria che ho nei polmoni. I muscoli tesi, fino allo spasimo. Strattono con forza la catena, il metallo mi taglia i polsi.

...In OgnI caSO COnoSceraI L'INferNo...

Un ultima fitta, devastante, spossante. Poi il nulla, silenzio. Provo quasi piacere nel sentire i muscoli rilassarsi, il dolore scemare. Cerco di alzarmi, cado goffamente. Riprovo. Riesco quanto meno a stare in piedi, pur vacillano.
Incrocio lo sguardo con i miei compagni di cella. Sono atterriti, evidentemente. Ma non sanno, non capiscono.
Anche io non avevo capito. Avevo pensato di avere tutto sotto controllo, invece il germe che Teophania aveva piantato in me iniziava a germogliare e a dispensare i suoi dolorosi frutti.

[Colas]

Un bambino, Angelica, non hai mai visto un bambino?
Quello con lo straccio bagnato di sangue sul capo è tuo fratello, lui è Simòn, è il primogenito e, mi raccomando rispettalo.
Il cielo è nero e i gabbiani volano alti sopra gli scogli spugnosi della Corsica.

Un'altro bambino, Angelica, non hai mai visto un bambino?
Quello con il mantello nero e la testa smarrita nell'aere è tuo fratello, lui è Filippo, è il secondogenito ricordatelo lo vedrai per poco. Sento urla soffocate e lamentose attorno, o sono i gabbiani?

Una bambina dalla pelle scura, Angelica, hai mai visto niente del genere? Questa incatenata nelle segrete di un crudele castello qualsiasi è tua sorellastra, lei è Eloize, e non ha avuto da me nemmeno una goccia di amore.

Sapessi quanto ho amato suo padre però, un amore segreto come quelli che si leggono sui libri. Lei poi è nata come una cagna bella però, il suo vero padre è stato ucciso da tuo padre. La gelosia è un germe che molti ne ha uccisi. Il sangue che bagna lo straccio di Simòn è proprio di quel colore vedi il riflesso sulle ciocche rapprese? Nero, come solo la pece più torbida può essere. Una spada di luce squarcia l'oscurità, i gabbiani si diradano e le onde diventano afone, un insetto di scaglie scintillanti che frinisce ma con antenne mute come le stagioni dimenticate.

"Un ratto, che bestiolina ributtante."

Madre de Dios
Ou suis-je?
Ditemelo...


Eloize, non ti ricordi di me? Portare questo straccio sul capo è faticoso, devo per forza parlartene. Non dormo la notte e il sudore mi scovolge, sono ormai vent'anni che le mie interiora rinchiudono un segreto velenoso. Vero.
Ti voglio bene sorella.

Eloize, mi aiuterai mai a ritrovare la mia testa? Forse è smarrita fra le pieghe del mio mantello o forse è fuggito assieme al mio stesso cuore dietro a una bellezza estranea verso chissà quali lide o forse è sottoterra nei pressi di un crocevia sconsacrato e blasfemo a far compagnia ai vermi. Salutameli.
Ti voglio bene sorella.

Eloize, vedo ancora le tue rughe ai lati degli occhi, mentre io ancora con il seno candido e immaturo sposavo il miglior partito di Pisa, vestivi di rosso tu al matrimonio e con quei trucchi sul viso così sfacciati. Ti eri agghindata così solo per fare scandalo come al solito. Dubito che esista in terra una vipera carica di più malvagi sentimenti di te. Diavolo.
Ti voglio bene sorella.

"Un buon bicchiere di rosso?"

Suegnos...
Est-il un cauchemar ma belle?
Forse si.

[The Puppet Master]

L'ho uccisa io...
l'ho sempre saputo...
quei mostri sono il parto della mia mente
sono un assassino
e sono vivo
senza neanche sapere il perchè
eppure mi sento così....
così...
così morto...
uno strano gelo mi avvolge
e vedo il volto dell'oscura signora
lì crogiolarsi al sole
non ho paura
ho già conosciuto le catene
il ferro, la pietra si possono infrangere
ma come si infrange la luce?

cammino lentamente verso il fondo della cella, lontano dalla luce
mi siedo per terra
aspetto

[Olengard]

GDR OFF
Un grazie a Colas e Puppet per la sessioncina di stasera che, come possono confermare, è stata una discreta dose di mazzate...

Per Nevvo, puoi scaricare qui la scansione della chattata (so che è una palla leggere il tutto in una quindicina comoda di immagini, ma pork, non avevo visto che il testo non era copincollabile... ) Don't worry se hai perso la sessione, ci siamo fermati alla fine dei loro due interrogatori individuali, quindi in realtà hai perso poco o niente...
Al mio ritorno ci metteremo d'accordo per una prossima sessioncina, poi per ricominciare normalmente...
Nella scansione manca solo una prima parte che però è riassumibile in queste tre parole...
GDR ON




Buio nella cella, non fosse per quella lama sempre più vicina... Eloize si desta, Ian si guarda attorno. Ti vedono, Wael, percepiscoon che sei tu...
Ma l'attenzione è su quell'uomo che grida, sul commerciante che urla "Maledetti, fateci uscire da qui, fateci uscire!", il commerciante che grida e si scaglia in avanti, verso la porta, verso il centro della stanza.
La luce, la morte, pensieri nella testa di Ian, o forse frasi smozzicate, poche parole tra lui e Eloize, che appena percepisci, perso nel tuo mondo e nei tuoi pensieri.
Fino a quando, al passare sotto la luce, gridando, le parole del commerciante si trasformano in un gemito di dolore, e il suo braccio inizia istantaneamente a bruciare, ad andare a fuoco, a esalare un fumo dolciastro che sale nella polvere della cella.
Si tuffa in un angolo, terrorizzato, gemendo.




GDR OFF
All'inizio della scansione troverai del testo in rosa, sono le parole del commerciante... in verde i miei commenti, in blu scuro le parole di Hardestadt... Ian in blu, e Eloize/Jozef ( ) in nero... emmò auguratemi buon viaggio, che spero davvero lo sia...