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  1. #1
    Banned L'avatar di Caesar86
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    Lightbulb Emilio Lussu - Un anno sull'Altipiano

    Dunque, ho appena finito di leggere questo libretto di 200 pagine, che, lungi dall'essere un capolavoro, è comunque un'ottima esperienza bibliografica e un caposaldo della letteratura bellica.

    Premetto naturalmente che malgrado il credo politico di Lussu sia, emh, molto distante dal mio, ho cercato di farmene una visione più spassionata e rigorosa possibile, cosa comunque non difficile dato che "Un anno sull'Altipiano" è ambientato durante la giovinezza dell'autore.

    E' un libro, questo, scevro da qualsiasi messaggio politico evidente, che, seppur scritto dopo la fuga dal confino, ripropone nella semplice formula del "taccuino dei ricordi" tutta l'esperienza bellica dell'autore. Naturalmente Lussu si sofforma solo su taluni momenti e fatti della dura vita di trincea, quelli più nitidi e forti nella sua memoria, a cui però si dimostra sempre fedele, senza che abbia mai ad applicare modifiche, rivisitazioni o stravolgimenti.

    L'ambientazione è quello dell'Altipiano di Asiago, fronte verso il quale l'ufficiale Emilio Lussu e la sua pluridecorata Brigata -la Sassari- vengono inviati nel secondo anno di guerra, il '16, dopo essersi già sorbiti un primo anno di conflitto sulle pietraie del Carso.

    Lo stile letterario dell'autore e la forma della raccolta di memorie e pensieri sparsi ben si addicono alla rappresentazione della paradossalità della Grande Guerra, fatta di una eterna attesa nel fango delle trincee (anche se nei primi capitoli si parte respingendo una piccola avanzata nemica), di una noia e un tedio a cui in ogni momento può mettere tragicamente fine la fucilata di un cecchino boemo o lo scoppio di una granata isolata.

    Il tutto nell'attesa del prossimo assalto suicida, diretto da generali imbelli, affidato a "geniali" trovate tragicomiche quali scale a pioli da assedio medioevale, corazze infrangibili poi bucate come cartoni, batterie di artiglieria che sparano più su nostri che sui loro. Su tutto regna sovrano il cognac, vero motore degli eserciti e al tempo stesso lugubre messaggiero di un imminente attacco, il solo capace di spingere gli uomini verso la mitraglia nemica.

    Quindi, malgrado assalti, ubriacature collettive, ammutinamenti, decimazioni e fucilazioni, il senso profondo che si respira in queste pagine è quello di un tempo immobile, di un eterna contingenza, quasi che a cominciare il libro dall'ultimo o dal primo capitolo cambi ben poco. Daltr'onde il libro inizia nel 16 e continua nel 17, anni centrali e forse non particolarmente fondamentali per la Grande Guerra.
    Spoiler:
    Emblematica la chiusura del libro :<<La guerra ricominciava>>


    Naturale quindi che in questa atmosfera di "rarefazione del tempo" a uscirne risaltate siano proprio le figure umane dei protagonisti, descritti con linguaggio semplice nella loro umanità, nei loro egoismi e nei loro eroismi, nella tragedia e nella farsa.

    Trai vari spiccano "lo Zio", uno dei più infaticabili soldati della brigata, il ribelle Ottolenghi, l'astuto soldato Marrasi, il tenente amico di Lussu ma suo rivale in amore, il comandante toscanaccio bestemmiatore incallito, il sergente di cavalleria bonaccione e malinconico convinto che la grappa sia l'unica possibile salvezza dalla follia (e che per questo continuamente sfotte l'astemio Lussu), e soprattutto il Generale Leone.

    Figura tragicomica, prototipo dell'ufficiale cadorniano, vecchio ometto curvo e rattrappito, grinzoso ma fiero del suo grado, sdegnososo dell'altrui come della propria morte, il generale Leone non esiterà a mandare più volte al massacro i suoi uomini, non per cattiveria o sadismo, ma in nome di strategie folli e inutili (ma non sempre per sua totale colpa) e di un alto senso del dovere e del sacrificio.

    Spoiler:
    Chapliniane le scene in cui i suoi soldati pregano, scongiurano, complottano e a volte agiscono per farlo fuori, con esiti sempre disastrosi e comici al tempo stesso.
    Come quel soldato che soccorre il generale che, nell'indifferenza generale, sta per cadere in un burrone; questo soldato non solo non verrà in alcun modo ringraziato dal generale, ma sarà anche malmenato dai commilitoni per non essersi fatto i Qazzi suoi.
    O come quando, arrivata l'erronea notizia che il generale è rimasto ucciso, tutti gli ufficiali si mettono a brindare con goia alla sua dipartita, per poi vederselo spuntare all'improvviso d'avanti, severo e arcigno come al solito.

    Ma la scena più comica dell'interò libro è quella in cui il tenente Ottolenghi, amico di Lussu, durante un'ispezione esorta il generale ad osservare le trincee austriache dalla feritoia 14, una feritoia in disuso perchè proprio in virtù della sua ottima ubicazione è presa stabilmente di mira da un cecchino nemico che abbatte chiunque tenti di utilizzarla per l'osservazione:
    permettetemi di riportarvi il brano:


    <<Qui avanti abbiamo la più bella feritoia di tutto il settore>> disse Ottolenghi <<si vede tutto il terreno antistante e tutta la linea nemica, in ogni sua parte. Credo che non esista una migliore feritoia. E' qui. La feritoia n. 14>>
    Feritoia n. 14?? dicevo fra me. Siccome non avevo più visto quel settore da giorni conclusi che Ottolenghi avesse abolito qualche feritoia, spostato i numeri e attribuito il n. 14 ad un'altra feritoia.
    Alla prima curva della trincea Ottolenghi si fermò. Nessuna modificazione era stata portata alle feritoie della trincea. Le feritoie erano le stesse. Staccata dalle altre, oltre la curva, più elevata delle altre e ben in rilievo, era la feritoia n. 14 con la sua lastra d'acciaio. Ottolenghi si era fermato oltre la feritoia, lasciando questa fra lui e il generale.
    <<Ecco>> disse al generale, sollevando e lasciando subito ricadere l'otturatore <<il foro è piccolo e non consente l'osservazione che ad uno solo>>.
    Io feci del rumore, sbattendo il bastone su dei sassi, per richiamara l'attenzione di Ottolenghi. Cercavo i suoi occhi per fargli cenno di desistere. Eglì non mi guardò. Capì certamente, ma non volle guardarmi. Il suo volto era divenuto pallido. Il cuore mi tremava.
    Istintivamente, aprii la bocca per chiamare il generale. Ma non parlai. La mia commozione, forse, mi impedi di parlare. Non voglio diminuire in nulla quella che può essere stata, in quel momento, la mia responsabilità. Si stava per uccidere il generale, io ero presente, potevo impedirlo e non dissi una parola.
    Il generale si portò di fronte alla feritoia. Si mise allo scudo, piegò la testa fino a toccare l'aciaio, sollevo l'otturatore e avvicinò l'occhio al foro. Io chiusi gli occhi.
    Quanto durasse quell'attesa, non saprei dirlo. Avevo sempre gli occhi chiusi. Non sentii sparare. il generale disse:
    <<E' magnifico! magnifico!>>
    Aprii gli occhi e vidi il generale sempre alla feritoia. Senza spostarsi egli parlava:
    <<Ecco, adesso, mi par di capire...che il cannoncino sta appostato in trincea, mi pare difficile...Forse si...dove la trincea è in linea spezzata, mi pare possibile...ma non credo...come si vede bene...Bravo tenente!...è probabile che l'appostazione sia dietro la trincea, pochi metri dietro...nel bosco...>>
    Ottolenghi suggeriva
    <<Guardi bene generale, a sinistra, dov'è un sacchetto bianco, lo vede?>>
    <<Si, lo vedo, è molto chiaro...tutto è molto chiaro>>
    <<Io ho l'impressione che il cannoncino sia là. Non si nota niente, non viene fumo, ma il rumore viene di là. Vede?>>
    <<Si, vedo>>
    <<Guardi bene, non si muova>>
    <<E' probabile...è probabile...>>
    <<Se lei permette, adesso, faccio animare la nostra linea. Faccio sparare una mitragliatrice. E' facile che, per rappresaglia, il cannoncino spari>>
    <<Si tenente, faccia sparare>>
    Il generale si ritirò dalla feritoia e lasciò ricadere l'otturatore. Ottolenghi diede l'ordine che una mitragliatrice sparasse. Poco dopo, la mitragliatrice aprì il fuoco. Il generale si riaccostò alla feritoia e sollevò ancora una volta l'otturatore.
    Il cannoncino non sparò. Dalla trincea nemica rispose soltanto qualche colpo di fucile. Per due o tre volte il generale ritirò il volto dalla feritoia per rivolgersi a Ottolenghi, e la luce del sole ne traversava il foro. Mentre la mitragliatrice sparava,il generale guardava ora con l'occhio sinistro, ora con il destro.
    Il rumore dei colpi isolati e il tiro della mitragliatrice non svegliarono il tiratore al cavalletto.
    Il generale abbandonò la feritoia. Ottolenghi era contrariato.
    <<Farò sparare qualche bomba>> disse al Generale <<E' bene che guardi ancora>>
    <<No>> rispose il Generale <<per oggi basta. Bravo tenente! Domani, farò venire qui il mio capo di stato maggiore, perchè si renda conto esatto delle posizioni nemiche. Arrivederci>>
    Strinse la mano a noi due e si allontanò, seguito dai due carabinieri. Noi rimanemmo soli.
    <<Ma tu sei pazzo!>> esclamai.
    Il mio portaordini era a pochi passi. Sembrava non guardasse nè sentisse.
    Ottolenghi non mi rispose neppure. S'era fatto rosso in viso e girava attorno a se stesso.
    <<Vuoi vedere che, se apro ancora la feritoia, quell'imbecille di tiratore si sveglia?>>
    Levò di tasca una moneta da dieci centesimi, ne serrò leggermente l'estremità fra il pollice e l'indice, sollevò l'otturatore e l'accostò al foro. Un fascio di sole illuminò il foro. E fu tutt'uno: il sibilo della pallottola e il colpo di fucile. La moneta, strappata dal tiro, volò fra gli abeti.
    Ottolenghi sembrava aver perduto ogni controllo su se stesso. Furioso, pestava i piedi per terra, si mordeva le dita e bestemmiava.
    <<E ora ci vuole mandare il capo di stato maggiore!>>
    La notte disfaciemmo la feritoia n. 14.


    In definitva proprio un bel libro

  2. #2
    TGM Sparring SPIETATO L'avatar di sava73
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    Predefinito Re: Emilio Lussu - Un anno sull'Altipiano

    bella recensione!
    sei entrato in piena sintonia collo spirito di questo forum!

    Il romanzo non è il mio genere, ma da come lo descrivi , forse, se capiterà, ci daro' uno sguardo!

    Le storie di guerra mi piacevano molto ... ma anche MOLTO tempo fa!

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