<<Qui avanti abbiamo la più bella feritoia di tutto il settore>> disse Ottolenghi <<si vede tutto il terreno antistante e tutta la linea nemica, in ogni sua parte. Credo che non esista una migliore feritoia. E' qui. La feritoia n. 14>>
Feritoia n. 14?? dicevo fra me. Siccome non avevo più visto quel settore da giorni conclusi che Ottolenghi avesse abolito qualche feritoia, spostato i numeri e attribuito il n. 14 ad un'altra feritoia.
Alla prima curva della trincea Ottolenghi si fermò. Nessuna modificazione era stata portata alle feritoie della trincea. Le feritoie erano le stesse. Staccata dalle altre, oltre la curva, più elevata delle altre e ben in rilievo, era la feritoia n. 14 con la sua lastra d'acciaio. Ottolenghi si era fermato oltre la feritoia, lasciando questa fra lui e il generale.
<<Ecco>> disse al generale, sollevando e lasciando subito ricadere l'otturatore <<il foro è piccolo e non consente l'osservazione che ad uno solo>>.
Io feci del rumore, sbattendo il bastone su dei sassi, per richiamara l'attenzione di Ottolenghi. Cercavo i suoi occhi per fargli cenno di desistere. Eglì non mi guardò. Capì certamente, ma non volle guardarmi. Il suo volto era divenuto pallido. Il cuore mi tremava.
Istintivamente, aprii la bocca per chiamare il generale. Ma non parlai. La mia commozione, forse, mi impedi di parlare. Non voglio diminuire in nulla quella che può essere stata, in quel momento, la mia responsabilità. Si stava per uccidere il generale, io ero presente, potevo impedirlo e non dissi una parola.
Il generale si portò di fronte alla feritoia. Si mise allo scudo, piegò la testa fino a toccare l'aciaio, sollevo l'otturatore e avvicinò l'occhio al foro. Io chiusi gli occhi.
Quanto durasse quell'attesa, non saprei dirlo. Avevo sempre gli occhi chiusi. Non sentii sparare. il generale disse:
<<E' magnifico! magnifico!>>
Aprii gli occhi e vidi il generale sempre alla feritoia. Senza spostarsi egli parlava:
<<Ecco, adesso, mi par di capire...che il cannoncino sta appostato in trincea, mi pare difficile...Forse si...dove la trincea è in linea spezzata, mi pare possibile...ma non credo...come si vede bene...Bravo tenente!...è probabile che l'appostazione sia dietro la trincea, pochi metri dietro...nel bosco...>>
Ottolenghi suggeriva
<<Guardi bene generale, a sinistra, dov'è un sacchetto bianco, lo vede?>>
<<Si, lo vedo, è molto chiaro...tutto è molto chiaro>>
<<Io ho l'impressione che il cannoncino sia là. Non si nota niente, non viene fumo, ma il rumore viene di là. Vede?>>
<<Si, vedo>>
<<Guardi bene, non si muova>>
<<E' probabile...è probabile...>>
<<Se lei permette, adesso, faccio animare la nostra linea. Faccio sparare una mitragliatrice. E' facile che, per rappresaglia, il cannoncino spari>>
<<Si tenente, faccia sparare>>
Il generale si ritirò dalla feritoia e lasciò ricadere l'otturatore. Ottolenghi diede l'ordine che una mitragliatrice sparasse. Poco dopo, la mitragliatrice aprì il fuoco. Il generale si riaccostò alla feritoia e sollevò ancora una volta l'otturatore.
Il cannoncino non sparò. Dalla trincea nemica rispose soltanto qualche colpo di fucile. Per due o tre volte il generale ritirò il volto dalla feritoia per rivolgersi a Ottolenghi, e la luce del sole ne traversava il foro. Mentre la mitragliatrice sparava,il generale guardava ora con l'occhio sinistro, ora con il destro.
Il rumore dei colpi isolati e il tiro della mitragliatrice non svegliarono il tiratore al cavalletto.
Il generale abbandonò la feritoia. Ottolenghi era contrariato.
<<Farò sparare qualche bomba>> disse al Generale <<E' bene che guardi ancora>>
<<No>> rispose il Generale <<per oggi basta. Bravo tenente! Domani, farò venire qui il mio capo di stato maggiore, perchè si renda conto esatto delle posizioni nemiche. Arrivederci>>
Strinse la mano a noi due e si allontanò, seguito dai due carabinieri. Noi rimanemmo soli.
<<Ma tu sei pazzo!>> esclamai.
Il mio portaordini era a pochi passi. Sembrava non guardasse nè sentisse.
Ottolenghi non mi rispose neppure. S'era fatto rosso in viso e girava attorno a se stesso.
<<Vuoi vedere che, se apro ancora la feritoia, quell'imbecille di tiratore si sveglia?>>
Levò di tasca una moneta da dieci centesimi, ne serrò leggermente l'estremità fra il pollice e l'indice, sollevò l'otturatore e l'accostò al foro. Un fascio di sole illuminò il foro. E fu tutt'uno: il sibilo della pallottola e il colpo di fucile. La moneta, strappata dal tiro, volò fra gli abeti.
Ottolenghi sembrava aver perduto ogni controllo su se stesso. Furioso, pestava i piedi per terra, si mordeva le dita e bestemmiava.
<<E ora ci vuole mandare il capo di stato maggiore!>>
La notte disfaciemmo la feritoia n. 14.