Dopo il primo, pubblicato a febbraio, l'Ipcc ha varato il secondo capitolo del documento
Lo studio si concentra sulle drammatiche conseguenze del riscaldamento globale
Clima, trovato l'accordo sul rapporto Onu
"A rischio 20-30% specie vegetali ed animali"
Tra le situazioni più a rischio, l'accesso all'acqua per milioni di persone e la tutela della biodiversità

BRUXELLES - La scienza alla fine ha prevalso sulla politica, almeno per il momento. Dopo un temuto rinvio dovuto alle pressioni di Stati Uniti e Cina e Arabia Saudita, preoccupate per le conclusioni decisamente allarmanti, l'Ipcc, l'organismo delle Nazioni Unite che si occupa dei cambiamenti climatici, ha finalmente trovato l'accordo sul secondo capitolo del rapporto 2007. Dopo il primo capitolo sulla fisica dei cambiamenti, pubblicato nel febbraio scorso, quello attuale è il dossier che prende in esame le conseguenze pratiche dei mutamenti.

E sono conseguenze che fanno paura. Un innalzamento della temperatura media globale di 2-2,5 gradi rispetto al presente, si legge nel testo approvato, "potrà causare un forte aumento degli impatti" con spostamenti geografici di specie, perdite totali di biodiversità, riduzione della produttività agricola e delle risorse idriche in vaste aree. E questo determinerà un maggiore rischio di estinzione per circa 20-30% delle specie vegetali ed animali. In Australia e Nuova Zelanda le proiezioni climatiche stimano una forte perdita di biodiversità entro il 2020.

Gli impatti dei cambiamenti climatici, dicono gli esperti dell'Ipcc, "sono già in atto a livello globale e regionale e saranno più forti nel futuro". Inoltre, "molti sistemi naturali in tutto il pianeta sono stati già affetti da cambiamenti climatici regionali, in particolare da aumenti di temperature".

"Alla fine abbiamo un documento che spero attirerà l'attenzione in tutto il mondo", ha annunciato il presidente dell'Ipcc, Rajendra Pachauri. "Stiamo facendo le ultime correzioni della bozza - ha aggiunto - il lavoro non è facile ed è un documento complesso". Nella notte, tra mille tensioni, è stata fatta un'estenuante opera di limatura, correggendo alcuni aggettivi e alcune definizioni ("alto rischio" riferito al timore di perdita di biodiversità è divenuto ad esempio "crescente rischio"), ma la sostanza delle conclusioni messe insieme dallo staff di oltre duemila scienziati coordinato dall'Ipcc non è cambiata ed è la stessa anticipata dalla stampa nei giorni scorsi.

L'allarme per le conseguenze pratiche sulla vita umana e gli ecosistemi portate dal riscaldamento globale lanciato nel documento è pesantissimo. Stando alle previsioni basate su proiezioni scientifiche, già tra venti anni centinaia di milioni di persone rimarranno senza acqua a causa della siccità, mentre epidemie come la malaria si estenderanno anche in zone non tropicali. Nel 2050 l'Europa potrebbe perdere tutti i suoi ghiacciai e nel 2100 metà della vegetazione mondiale potrebbe essere estinta. Inoltre si ripeteranno ondate di calore anomalo in grado di uccidere migliaia di persone ed eventi climatici estremi come inondazioni e alluvioni.

Rispetto al precedente rapporto, pubblicato dall'Ipcc nel 2001, quello attuale è molto più allarmato e circostanziato e soprattutto affronta il riscaldamento globale non più come una vaga minaccia per un futuro lontano, ma come un fenomeno che sta già producendo i suoi effetti. "I cambiamenti climatici - spiega Neil Adger, uno dei leader della delegazione britannica nell'organismo Onu - non è qualcosa che riguarda il futuro, è già tra noi". Dopo l'estate l'Ipcc pubblicherà anche il terzo capitolo del suo rapporto 2007 nel quale vengono affrontati i possibili rimedi per contrastare il riscaldamento globale e mitigarne gli effetti.

(6 aprile 2007)