Faccio un pò di pubblicità sperando che qualcuno vada a vederlo perchè se lo merita ed è tranquillamente alla portata di qualsiasi spettatore. Stavolta non avete neanche la scusa della pessima distribuzione perchè si trova in 99 sale (grasso che cola seconda me) ma per ora ha incassato pochino.
Con Jusannin no shikaku (I tredici assassini) Miike confeziona un jidaigeki (film in costume) solido e appassionante, contenendo le sue abituali trovate stravaganti a sole due-tre scene, ma infondendo comunque al film il proprio stile. Sorprendentemente si avvertono addirittura echi da I sette samurai di Kurosawa, anche qui infatti i nostri tredici uomini si lanciano in una missione suicida per combattere – in netta inferiorità numerica – contro le truppe di un sanguinario pretendente allo shogunato in nome di un popolo oppresso, tendendogli un’imboscata in un paesino dell’interno. Diviso nettamente in due, ad una prima parte quasi teatrale nella quale Miike delinea un preciso contesto socio-politico e che serve soprattutto per il reclutamento e la caratterizzazione dei personaggi, fa fronte una seconda parte tutta azione, una battaglia campale di oltre 40 minuti durante i quali Miike sfrutta il budget a sua disposizione per imponenti scene di combattimento di massa e trovate di tutti i tipi, realizzando così uno dei suoi film più maturi e politici. Assolutamente consigliato agli amanti del regista e del genere, ma altamente godibile anche da tutti gli altri.