21/11/2011 - PERSONAGGIO
Marchisio stile Tardelli: "Lazio e Napoli diranno se siamo da scudetto" 
Marchisio ha segnato 5 reti, capocannoniere della Juve con Matri
Il centrocampista fatto in casa ancora decisivo: «Io grande? Ogni anno vado sempre meglio» MASSIMILIANO NEROZZI
TORINO
A far certi paragoni ormai non si rischia più querela: da Tardelli a Gerrard, il modello preferito, per Claudio Marchisio pare essere solo questione di tempo e vittorie. Anche se lui resta il ragazzo tono pacato e testa bassa, che tornò alla base nell'estate 2008, dopo la stagione a Empoli: avrebbe dovuto far panchina per Poulsen e Tiago, figurarsi. Non fare il fenomeno dev'essere nel codice che gli han dato tredici anni di giovanili bianconere: «Se sono diventato un grande giocatore dovete dirlo voi - spiegava ieri dopo l'ennesimo partitone - io giudizi non me ne do». Di forza s'è presto il posto nella Juve e, ormai, pure in Nazionale: «Cos'è cambiato non lo so. Forse è grazie alle prestazioni che sto facendo, all'esperienza in più, alle partite internazionali che l'Italia mi ha dato l'opportunità di giocare». Mettiamoci anche i gol, cinque in dieci partite. Tanto decisivo da far cambiare religione ad Antonio Conte: il 4-2-4 s'è fatto 4-3-3. Come scudiero di Pirlo, stavolta avrebbe dovuto soffiargli il posto Vidal: giocano entrambi. Può scherzaci su: «Tutte le estati su di me ci sono voci di mercato, ma va bene così: ogni anno va sempre meglio».
Se non si sbilancia su se stesso, almeno azzarda la parola proibita: «Le partite con Lazio e Napoli ci diranno se la Juve potrà lottare fino alla fine per lo scudetto». Fin qui nessuno la pronunciava, e anche Marchisio davanti alle tv aveva fatto l'ultimo dribbling, subito dopo aver battuto il Palermo: «Dite che vinco la classifica dei cannonieri? Ma no, preferisco vincere un'altra cosa». Cioè? «Quella cosa». Idee molto più chiare sulla dedica per la rete: «Al secondo figlio, un maschio, arriverà in primavera». Il primo, Davide, era all'esordio dentro lo stadio. Mica poteva sbagliare, neanche l'obiettivo di giornata: «Che era non perdere l'occasione, perché le altre avevano pareggiato, e tornare primi». E ora, il doppio viaggio, a Roma, casa Lazio, e Napoli: «Due gare molto difficili, però abbiamo molta fiducia, serenità e voglia di fare risultato. Essere primi con una gara in meno significa che il percorso è quello giusto». Un po' come lui: «Quest'anno ho compiti differenti, ma anche se dovessi cambiare nuovamente ruolo non sarebbe un problema». Del resto in carriera gli han fatto fare l'esterno (Del Neri) e il trequartista (Lippi) e lui non ha mai battuto ciglio. Anzi: «Qualunque cosa faccio cerco di migliorarmi, e non limitarmi a eseguire il compitino».
Finalmente ha però il mestiere dei sogni: mezz'ala, di resistenza e assalti. «Gli inserimenti sono stati sempre nella mia indole, e se riesco a farli il merito è di tutta la squadra e di Vidal. Lui corre per quattro e molte volte riesco un po' a riposarmi in mezzo al campo per poi propormi sotto porta». Anche così s'è assemblata questa Juve, che l'ha sorpreso: «È cambiata la mentalità, e poi c'è fame e voglia di lavorare tanto. Merito di Conte». Così l'eccezionale dovrebbe diventare la norma: «Non credo che questa sia la mia miglior partita - dice ancora Marchisio - ce ne sono anche altre. Piuttosto ringrazio Vucinic per l'assist e Alessandro (Matri, ndr) per il velo». Il primo grazie va di nuovo a Conte, però: «È stato bravo a cambiare modulo e a trovare la giusta collocazione giusta per Vidal». E a lui.