Parecchi mesi addietro ero stato incuriosito, mentre ero alla Feltrinelli, da questo romanzo. Non so dire di preciso cosa mi abbia incuriosito, però è scattato quel mio quinto senso e mezzo libresco che talvolta mi colpisce (spesso anche a tradimento, perché qualche fregatura mi è capitata). A scatola chiusa quindi ho deciso di acquistare questo libro ma poi, a causa di altre necessità, l’ho temporaneamente accantonato. Il mese scorso ho finalmente scelto di approcciare Troppo umana speranza e devo dire che, al termine della maratona di circa 750 pagine, mi posso ritenere soddisfatto (seppur qualche difettuccio a mio avviso sia presente).
Partiamo però dall’autore, Alessandro Mari, al suo primo libro, un anno più vecchio del sottoscritto, che mi ha piacevolmente sorpreso per la prosa molto ricca e distante anni luce da ciò che ci viene propinato tutti i giorni dai nuovi autori e che spesso ricorda il fast food; letture veloci e non troppo impegnative che però lasciano insoddisfazione latente (almeno per quanto mi riguarda).
Troppo umana speranza ha tutti i crismi e le caratteristiche del romanzo popolare, tanto che in alcuni momenti mi è quasi parso di ritrovarci manciate di Promessi Sposi sparse qua e là. Difficile infatti non correre con la mente a Renzo e Lucia quando si parla di Colombino e Vittorina, sebbene il primo, certe volte, sembri più uno sciagurato personaggio dostoevskijano (alzi la mano chi non pensa a l’idiota). Romanzo popolare sì, però anche accurata ricostruzione storica, soprattutto per quanto riguarda la vicende di Garibaldi ed Anita, sofferte, agognate e ricche di fascino ed avventura (seppur in tal senso si sarebbe forse potuto fare di più). Mari quindi decide di proporci quattro grandi storie che si sfiorano in alcuni momenti e che hanno tutte il comun denominatore dell’unità d’Italia, di un ideale, di un sogno, di un fine ultimo di unità e libertà per ripartire con nuovo slancio. Bellissime anche le città che fanno da sfondo alle vicende: Milano, Roma, Londra, Genova, il Sud America, tutte descritte amabilmente e deliziosamente ricche di particolari e colori.
Tra i difetti (mie sensazioni personalissime) che mi sento di citare: il romanzo poteva essere sfrangiato di minimo un centinaio di pagine, poiché certi momenti languono un poco. Personalmente avrei reso più avventurosa la vicenda di Garibaldi, virando magari verso un Salgari mi verrebbe da dire. E’ vero che tale parte è forse la più bella, intensa e significativa di tutto il romanzo, però a mio parere Mari poteva spingere un poco di più sull’azione per dare maggior ritmo al libro. Infine mi è parso che gli avvenimenti storici talvolta siano difficilmente distinguibili (mi vengono per esempio in mente le cinque giornate di Milano) e si perdano nelle quattro vicende narrate. Ecco ciò che manca a mio avviso è una suddivisione dei capitoli per anni che avrebbe sicuramente aiutato a calarsi più all’interno del contesto ma soprattutto ad orientarsi dal punto di vista storico.
In conclusione direi che Troppo umana speranza è un gran bel libro. Se cercate un romanzo storico ben scritto, ben strutturato e soprattutto italiano, allora mi sento di consigliarlo pienamente a parte quei piccoli difetti che possono anche essere solo mie esigenze. Adatto soprattutto a chi ama perdersi nelle grandi storie stile Pilastri o similari. Complimenti ad Alessandro Mari perché scrivere a 30 anni un romanzo simile penso non sia proprio da tutti. Rimango in attesa di un eventuale seguito visto che più o meno tutte le vicende sono rimaste aperte.