Sanzioni commerciali anyone ?Ci invadono se lo facciamo? I panzer tetteschi della Culona calerebbero sulla penisola? le baguette francesi sfonderebbero le nostre porte? no davvero alla fine chi ti obbliga ad accettare un prestito del FMI o a svendere tutti i beni?
Se per assurdo un paese dicesse:" sapete cosa...non vi ripago un cazzo. Ci avete perso soldi, capita". Cosa pensate che farebbero Francesi e Tedeschi? ci dichiarerebbero guerra? parlo seriamente eh. Che cosa potrebbero fare per obbligare un paese a pagare?
Facciamo prima a dire che saremmo completamente tagliati fuori ed embargati da tutto il resto del mondo... toh, forse potremmo stringere affari con la Nord Corea
Che poi, notoriamente, siamo un paese grande, con scarsa densità di popolazione ed immense risorse naturali (chi ha detto Argentina? )
in effetti sarebbe uno spreco di risorse venirci a conquistare basterebbe un embargo ben organizzato e avremmo delle discrete difficoltà...
Secondo me però qualche Leopard II alle porte di Milano lo mandano lo stesso, così per scrupolo
Ma che embargo e sanzioni, quello che fa gola sono le riserve auree italiane, che se non sbaglio sono tra le prime cinque al mondo.
Si martella sul fatto che non siamo solvibili, dopodiché arriva l'FMI a prestarci soldi che non ci servono comtro i lingotti come garanzia. Poi si trova un pretesto qualsiasi per dire che non possiamo restituire i fondi e ti saluto.
qualcuno mi risorve questo dilemma: è vero che parte delle nostre riserve auree furono trasferite negli USA per ragioni di sicurezza ai tempi della guerra fredda e mai restituite?
Si ma è un discorso davvero per assurdo, perché senza quei soldi lo stato non potrebbe sostenere le proprie spese. Quindi si tratta di un'ipotesi impossibile, a meno di non voler rinunciare a polizia, ospedali, etc.Faccio un'altra domanda: il debito pubblico italiano è 2000 miliardi di euro circa. Ogni anno vanno in scadenza titoli di debito che vengono rimborsati a chi li aveva comprati tramite soldi che arrivano da nuovi titoli messi sul mercato. Se per assurdo nei prossimi 10 anni l'italia non emettesse più titoli e nel contempo riuscisse a saldare quelli in scadenza l'ammontare del debito calerebbe ogni anno no?
paradossalmente a livello di bilancio sarebbe preferibile un default, dal momento che, avendo l'italia un avanzo primario, il tesoro potrebbe finanziare tutta la spesa pubblica attuale e avanzarci pure dei soldi
More good news:
Not helping things is Hungary, which had a failed bond auction last week, and whose IMF rescue package is now in tatters. As a result the CDS on the country just hit an all time record 688 bps and moving much wider, while the forint dropped to record lows. As everyone knows if Hungary falls, which is now operating in a bailoutless vacuum, Austria will tumble promptly next. Next, leading to a blow out in Spanish-Bund spreads is a report in Spanish Expansion which said that Spain may request EU, IMF loans to help banks.
Ahhhhh....
Top Three Central Banks Account For Up To 25% Of Developed World GDP
For anyone who still hasn't grasped the magnitude of the central planning intervention over the past four years, the following two charts should explain it all rather effectively. As the bottom chart shows, currently the central banks of the top three developed world entities: the Eurozone, the US and Japan have balance sheets that amount to roughly $8 trillion. This is more than double the combined total notional in 2007. More importantly, these banks assets (and by implication liabilities, as virtually none of them have any notable capital or equity) combined represent a whopping 25% of their host GDP, which just so happen are virtually all the countries that form the Developed world (with the exception of the UK). Which allows us to conclude several things. First, the rapid expansion in balance sheets was conducted primarily to monetize various assets, in the process lifting stock markets, but just as importantly, to find a natural buyer of sovereign paper (in the case of the Fed) and/or guarantee and backstop the existence of banks which could then in turn purchase sovereign debt on their own balance sheet (monetization once removed coupled with outright sterilized asset purchases as is the case of the ECB). And in this day and age of failed economic experiments when a dollar of debt buys just less than a dollar of GDP (there is a reason why the 100% debt/GDP barrier is so informative), it also means that central banks now implicitly account for up to 25% of developed world GDP!
What does this mean? It means that nearly $8 trillion in world economic growth is artificial and exists only courtesy of central bank intervention - if one is looking for the reason why there is no mean reversion to a more stable period of time, there's your answer. It also means that central banks will never unwind their "assets", either actively, or passively, by letting them mature, as doing so would effectively mean an accelerated return to a non pro forma status quo, one in which global GDP suddenly finds itself $8 trillion less. It also means that in this age of ongoing consumer and corporate deleveraging, central banks will have no choice but to continue monetizing not to generate incremental growth, but to offset debt destruction elsewhere. And of course, in order to sustain global GDP growth of ~3%, they will have to print even more, in other words, accrue more liabilities (excess reserves) which of course would be funded by monetizing even more paper issuance (which Congress would be delighted to oblige with). Which is why we find the announcement by the Fed that it will notify in advance what the Fed Funds rate will be, to be beyond humorous: after all in an environment of active monetization, the only possible interest rate is zero (although the ECB tried a brief experiment otherwise, when it held higher rates than 1% to combat inflation even as it tried, unsuccessfully, to create a debt monetizing off balance sheet vehicle- the EFSF and the ESM).
Unfortunately, the worst news is that for everyone who feels that the global economy is fake - you are right: up to 25% of all economic growth is what in a different day and age would have been called "one-time and non-recurring" - unfortunately, since now this is the trump card on which the entire western model depends, "one-time and non-recurring" is better known as "constant and endless."
Our advice to anyone in the trading and investing business who has just had enough of central planning, and its ridiculous impact on capital markets which involves but is not limited to reacting to various disjointed headlines constantly, instead of trading based on a proactive, fundamentally-driven strategy is: find a new job. The new normal may be the "new paranormal", but more than anything it is the new centranormal. Because from now until the inevitable collapse of the financial system in its current form, nothing will change.
Scusate, ma avete visto il porcaio che han fatto a seguito dell'aumento di capitale di unicredit?
Con la consob che "indaga"
Crisi/ Unicredit si prepara al peggio: la lira potrebbe tornare
Venerdì, 6 gennaio 2012 - 11:31:15
Stavolta lo scenario c'è ed è certificato nero su bianco addirittura dai tecnici di Unicredit. La fine dell'euro è vicina? L'Italia potrebbe presto rispolverare le lire? Stando a quanto scritto nel prospetto informativo relativo all'aumento di capitale dell'istituto guidato da Federico Ghizzoni, sembra proprio di sì.
Certo, è solo una scenario, ma vedere il fallimento della moneta unica spiegato e analizzato in un documento ufficiale fa davvero tremate i polsi. A partire dal titolo del paragrafo: “Rischi connessi alla crisi del debito dell’area euro”.
"Le preoccupazioni relative all'aggravarsi della situazione del debito sovrano dei Paesi dell'area euro potrebbero portare alla reintroduzione , in uno o più paesi di valute nazionali o, in circostanze particolarmente gravi, all'abbandono dell'euro", spiegano i tecnici di Piazza Cordusio a pagina 66 del prospetto.
"L'uscita o il rischio di uscita dell'euro da parte di uno o più Paesi dell'area auro e/o l'abbandono dell'euro quale moneta, potrebbero avere effetti negativi rilevanti sia sui rapporti contrattuali in essere sia sull'adempimento delle obbligazioni da parte del Gruppo UniCredit e/o dei clienti del Gruppo UniCredit, con conseguenti effetti negativi rilevanti sull'attività e sui risultati operativi e sulla situazione economica, patrimoniale e/o finanziaria del Gruppo UniCredit".
È la prima volta che un documento ufficiale di una grande banca italiana parla di una tale ipotesi decidendo di mettere in guardia i risparmiatori anche da una possibile dissoluzione della moneta unica. Unicredit poi lo fa proprio mentre si appresta a chiedere denaro ai propri azionisti.
Naturalmente in Piazza Cordusio hanno subito cercato di gettare acqua sul fuoco, spiegando come si tratti ovviamente di un'ipotesi estrema, che però non poteva non essere presa in considerazione in un documento di quel tipo.
Il solo fatto che un rischio euro venga menzionato riesce però a dare l’idea delle tensioni e dei timori sul mercato. Timori acuiti nelle ultime ore proprio dalla sorte della banca di Ghizzoni in Borsa, all'indomani dell'annuncio dell'aumento di capitale.
E anche la Grecia...
Grecia: Papademos, senza accordo a marzo default
http://www.ansa.it/web/notizie/rubri..._40502609.html
a quanto potrebbe stare l'inflazione con il ritorno alla lira?
In un eventuale ritorno alla lira l'inflazione è l'ultimo dei tuoi problemi , il problema principale è la svalutazione iniziale della nuova moneta nazionale rispetto al dollaro. Qualche mese fa Nomura (banca jappofag) aveva fatto delle stime per l'euro meltdown e sui possibili cambi delle nuove valute rispetto al dollaro, l'italia era praticamente alla parità, e quindi avremmo avuto una svalutazione solo del 20-25%. A quelle condizioni, ci avrei messo la firma subito come limitazione del danno.
Invece, adesso come minimo avremmo una svalutazione di almeno il 35-40%
In più l'inflazione balzerebbe quasi al 10% o più nel giro di un paio di anni.
Satan, perchè devi sempre sparare roba a caso, non c'è alcun automatismo al riguardo
Questo non vuol dire che sia improbabile, ma non è l'uscita da una unione monetaria la possibile causa della probabile futura crisi inflazionistica
No non è l'uscita da una unione monetaria, ma il fatto che lo devi sempre prendere dietro. Ed i prezzi dopo un primo periodo di cambio equo si stabilizzeranno verso l'alto. Stesso discorso che c'è stato per l'Euro, all'inizio cambio reale, poi stabilizzazione ai 5c pieni e dopo ai 10c...
L'inflazione l'abbiamo vista anche con l'IVA al 21%: quel che costava 45 centesimi non doveva andare neanche a 46 in teoria, e invece è balzato a 50. E per cifre maggiori ci sono stati aumenti ingiustificati di vari euro.
A settembre accadrà la stessa cosa: i 50 centesimi diventeranno 55 (se non 60) e così via.
Se mai si tornerà al 20% di IVA, immagino che i prezzi caleranno di un terzo di quello che sono stati aumentati.
Al di là della svalutazione iniziale, il problema è che, tornando alla lira, la politica monetaria verrebbe decisa dalla Banca d'Italia e non più dalla BCE. Storicamente la BI, così come tutte le banche centrali ad esclusione della Bundesbank e di quelle a lei legate (quella Olandese in primis), è sempre stata piuttosto inflazionista (per svariate ragioni: debito pubblico alto, aumento dellla competitività tramite svalutazione, pochissima indipendenza dallo Stato, target inflazionistico praticamente assente...).In un eventuale ritorno alla lira l'inflazione è l'ultimo dei tuoi problemi , il problema principale è la svalutazione iniziale della nuova moneta nazionale rispetto al dollaro. Qualche mese fa Nomura (banca jappofag) aveva fatto delle stime per l'euro meltdown e sui possibili cambi delle nuove valute rispetto al dollaro, l'italia era praticamente alla parità, e quindi avremmo avuto una svalutazione solo del 20-25%. A quelle condizioni, ci avrei messo la firma subito come limitazione del danno.
Invece, adesso come minimo avremmo una svalutazione di almeno il 35-40%
La BCE, secondo il progetto originario, doveva essere modellata sul rigore della Bundesbank, quindi indipendente e basata in primo luogo sul pilastro del contenimento dell'inflazione a valori vicini al 3% (anche se, nel suo statuto, a differenza della vecchia Bundesbank, è presente anche il secondo pilastro, cioè quello della crescita economica). Per questo l'euro, in teoria, doveva essere una valuta forte e rigida, sul modello del Marco tedesco. Infatti, per anni (fino alla crisi) non ha mai acquistato titoli di stato delle varie nazioni europee ed ha mantenuto una politica monetaria comunque non troppo accomodante, più o meno in linea con il target di inflazione che si era data, senza aumentare troppo la base monetaria (meno di quanto fatto oltreoceano da Greenspan).
In pratica, al momento, la BCE ha ormai abbandonato questa linea di condotta e si sta adattando al modello della FED, annullando i tassi di interessi e acquistando titoli di stato dei paesi in difficoltà con le ovvie conseguenze sul proprio bilancio (come ben evidenziato dai grafici postati da DBX).
Un ritorno alla lira, oltre che politicamente assolutamente impossibile, al momento, significherebbe un ritorno alle continue "svalutazioni competitive", cioè al completo asservimento della BI alle esigenze dello Stato e delle industrie italiane (se qualcosa è rimasto): probabilmente riuscirebbe anche a far riguadagnare competitività all'Italia, ma attraverso un continuo debasement della valuta, con tassi di inflazioni a doppie cifre e occulta redistribuzione di ricchezza tra gli utilizzatori della valuta (gli italiani) a beneficio dei primi percettori della nuova valuta immessa nel sistema (imprese) e degli esportatori. Insomma, quanto visto nei decenni precedenti all'euro e in particolare negli anni '70 e inizio '90...
Quindi il problema vero, oltre alla svalutazione iniziale, sarebbe il dopo, cioè la gestione della politica monetaria in mano ad una banca centrale non indipendente dalla politica, dai grossi gruppi di interessi e sempre pronta a dire di sì ed inflazionare...
Ultima modifica di Odysseus; 08-01-12 alle 15:22:19
Cristo santissimo, Dio ce ne scampi