Ma cosa volete che gliene freghi alla Fornero se 200/300 mila persone si ritroveranno sotto un ponte?
Ma cosa volete che gliene freghi alla Fornero se 200/300 mila persone si ritroveranno sotto un ponte?
La «controriforma» degli statali
Patroni Griffi firma con i sindacati. Licenziamenti: niente indennità, solo reintegro I
ROMA - Anche il lavoro pubblico avrà nuove regole, compreso un riordino normativo dei licenziamenti disciplinari. Ma diverse dal privato. L'altra notte il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, le organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil, Ugl), le Regioni, le Province ed i Comuni hanno raggiunto una ipotesi di accordo che verrà firmata definitivamente entro settimana prossima per andare al Consiglio dei ministri di venerdì. Nelle otto pagine dell'intesa emergono molte novità. Una controriforma rispetto a quella varata con mille polemiche nel marzo 2009 dall'ex ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta? «Non ho ancora visto le carte - risponde l'ex ministro - ma non credo si tratti di una controriforma perché ho fiducia in Patroni Griffi e nel premier Mario Monti, se fosse così il Pdl si opporrà con tutti i mezzi, sarebbe un passo indietro che il governo e il Paese non si possono permettere».
Le ragioni di questa intesa risiedono nell'articolo 2 della riforma Fornero sul mercato del lavoro che rimanda proprio al ministro Patroni Griffi il compito di armonizzare la disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche. Articolo 18 compreso. L'intesa definita a Palazzo Vidoni interviene su molti aspetti. Sul licenziamento disciplinare, mentre per i privati sarà il giudice a stabilire - laddove sia illegittimo - se il lavoratore ha diritto all'indennità o al reintegro, per i pubblici è previsto solo il reintegro. Almeno così appare quando nel testo si parla di «garanzie di stabilità». Nei licenziamenti economici, al contrario della riforma Brunetta, ritorna il coinvolgimento dei sindacati in «tutte le fasi» di mobilità collettiva. Smontata la «Brunetta» anche nel sistema premiale. L'ex ministro aveva introdotto tre fasce di merito alimentate da un fondo con premi individuali. Ora ci sarà un nuovo meccanismo - da studiare - ma soprattutto nella valutazione prevarrà la «performance organizzativa».
In attesa del testo che presenterà il ministro, non è escluso, nell'ambito della spending review sotto la regia di Enrico Bondi, che venga ripresa l'analisi dei costi crescenti delle retribuzioni dei dipendenti pubblici rispetto ai privati. Uno studio proprio di Brunetta (aggiornato al 2007) sostiene che nell'ultimo decennio le retribuzioni pubbliche sono aumentate del 35% contro il 20% dei privati. Una differenza diventata cronica con la crisi dell'economia: in fase di espansione crescono infatti più i salari privati essendo legati alla produttività, ma se il Pil langue le retribuzioni pubbliche aumentano lo stesso grazie agli automatismi contrattuali.
Per fermare questo gap allora si discusse se introdurre una sorta di meccanismo (conosciuto come «Indice Tronti» dal suo inventore) ma non se ne è mai fatto niente anche in virtù del blocco dei contratti voluto dall'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Ora, con gli stipendi pubblici arrivati a superare i 170 miliardi di euro annui (con retribuzioni lorde medie pari a 49 mila euro annui contro i 35 del privato) la materia torna all'attenzione del governo.
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a leggere questo articolo, pare che con la "controriforma" di Patroni Griffi, gli statali siano ancora più tutelati di prima e che il gap rispetto al privato si allarghi ancora.
In soldoni ci costeranno ancora di più. gg
Dipende dagli statali...
Ti assicuro che i precari della scuola stanno abbastanza inguaiati (contratti ad ore in vista degli esami e degli scrutini, pensa te...).
Non vorrei fosse un modo per evitare (nel caso) di trovarsi a pagare seduta stante le 20 mensilità circa dovute in caso di licenziamento
Ultima modifica di Manu; 05-05-12 alle 13:11:56
Uno statale è uno statale, un precario dello stato è uguale a un precario del privato, anche peggio probabilmente.
Quoto, una mia amica insegnante di Torino sono dieci anni che viene licenziata a giugno e riassunta a settembre, nonché superata in ruolo dal calabrese di turno. Non avesse una famiglia, non avrebbe né di che vivere né prospettive di pensione.
Certo il fatto che si stia arrivando al punto da augurarsi quasi di vederlo cadere al più presto, questo governo, è emblematico...
secondo la riforma partite iva fasulle se non arrivano a 18000€ all'anno.
capisco l'esigenza di arginarne l'abuso ma così secondo me più che il numero dei dipendenti ad aumentare sarà il lavoro in nero.
Dovrebbero interventire sul costo del lavoro dipendente (e la scarsa flessibilità, checchè se ne dica) in modo da rendere conveniente assumere, imho
Ultima modifica di Frappo; 10-05-12 alle 14:23:09
Con la riforma ci sarà un ondata di disoccupati in più, secondo voi?
boh, non so più cosa pensare.
come già detto maggior flessibilità in uscita dovrebbe essere un'incentivo all'occupazione. Ma la maggior rigidità in entrata e le successive modifiche sull'art.18 per far contenta la Camusso temo avranno effetti negativi.
C'è anche da dire che, con la situazione economica attuale, anche togliessimo la riassunzione obbligatoria non è che le aziende farebbero la ola e assumerebbero a nastro.