Originariamente Scritto da
Olengard
Le "obiezioni" di Camus possono essere anche condivisibili, però io trovo che la descrizione la chiave del libro sia davvero pochissimo nascosta, dato che sta nelle parole di Vonnegut nella prefazione. Chiarissima, sbattuta in faccia, ma al contempo molto sottile.
Non riguarda tanto la guerra, quanto il fatto che, come ci si dice alla prima riga, siamo ciò che fingiamo di essere: potrà sembrare banale, ma trovo che abbia in realtà un retrogusto quasi spaventoso, e che sia un fortissimo richiamo all'azione e all'onestà.
Non è questione di nazismo o meno - certo il nazismo è il male assoluto, ma in fondo potevano pure esserci gli alieni. Il male è più profondo, è nella nostra codardia, nell'incapacità di essere davvero noi stessi - o forse nel non voler accettare che siamo davvero come ci presentiamo agli altri. Nel fatto che se accettiamo di mentire, o di non pensare, di non imporci a noi stessi, rischiamo di finire con il non capire neppure più dove sia la verità e dove no (nell'introduzione Vonnegut dice che se fosse nato in Germania sarebbe stato probabilmente nazista, per esempio).
Parlate di amore: sì, vero tutto, ma davvero il protagonista pensava di avere ritrovato sua moglie? Non si era accorto che non era lei, o forse voleva illudersi, ingannarsi di nuovo?
Campbell finisce con l'essere come il suo compagno di cella, che non sa spiegare come mai lui e molti altri si unissero ai SonderKommando.
Per conto mio, più acerbo del grandioso Ghiaccio Nove, ma buon libro.