TORINO - Dopo aver rivoluzionato la Juve, portandola da due settimi posti consecutivi allo scudetto, Andrea Agnelli vuole trasformare il calcio italiano. Un malato da salvare con ogni mezzo necessario: "Bisogna cambiare il calcio italiano e posizionarlo a livello europeo - così il presidente bianconero -. Il mondo del pallone si sta evolvendo, ma non aspetterà l'Italia. Questa è una presunzione mortale". Agnelli conclude il suo discorso di apertura dei lavori dell'assemblea azionisti bianconeri citando Bob Dylan: "Then you better start swimming or you'll sink like a stone, 'cause the times they are a-changing". Poi arriva il momento in cui devi cominciare a nuotare altrimenti affondi come una pietra, perché i tempi stanno cambiando. "La Juventus non intende affondare come una pietra ma il suo punto di galleggiamento sarà quello del calcio italiano, con cui vuole dialogare e trovare soluzioni. Con urgenza". Il numero uno bianconero cita anche Winston Churchill ("I problemi della vittoria sono più piacevoli di quelli della disfatta, ma non sono meno ardui"), promettendo di non sedersi sugli allori ma, anzi, rinnovando il suo impegno per il club: "Lo scudetto sul petto dei nostri ragazzi non ci deve mai far dimenticare il nostro mandato: vincere raggiungendo un equilibrio economico finanziario per garantire alla società e quindi sia ai suoi azionisti sia ai suoi milioni di tifosi una prospettiva di medio-lungo termine adeguata alla Juventus".
LA CLASSIFICA SORRIDE SEMPRE, IL BILANCIO NON PIANGE PIU' - E' passato un anno da quando, 18 ottobre 2011, la governance bianconera certificò di fronte ai soci "il peggior bilancio della storia juventina" e il presidente Agnelli annunciò urbi et orbi l'ultima stagione in bianconero di Del Piero. Da allora la Juve è tornata ai suoi livelli abituali.
La classifica sorride sempre e il bilancio non piange quasi più. "Per troppo tempo i presidenti della Juventus, compreso chi vi parla, hanno dovuto affrontare questa assemblea per commentare, spiegare e analizzare i risultati economici della società senza avere nel cuore il calore che una vittoria come quella che abbiamo vissuto pochi mesi fa porta con sé. La Juventus, la vostra società è campione d'Italia". In attesa dei proventi da Champions, le perdite sono significative ma dimezzate: "I numeri che avete oggi davanti ai vostri occhi testimoniano che la situazione è drasticamente mutata, anche se sappiamo che il cammino è ancora molto lungo e irto di difficoltà. Contiamo di proseguire nel percorso di risanamento".
LA RIVOLUZIONE IN SEI MOSSE - E' l'alba di una nuova era del calcio italiano, per Andrea Agnelli. La sua è una rivoluzione in sei mosse, anticipata nella lettera di inizio ottobre agli azionisti. "Riforma dei campionati, del numero delle squadre professionistiche e del settore giovanile; riforma dello status del professionista sportivo, oggi regolato da una legge del 1981; riforma della legge Melandri; tutela dei marchi; legge sugli impianti sportivi; riforma complessiva della giustizia sportiva, che non può trattare investimenti da milioni di euro come le dispute di un piccolo circolo sportivo".
L'ITALIA CHE AFFONDA - E' un quadro a tinte fosche quello che Agnelli fa del calcio italiano: "L'Italia nel 1997 era prima nel ranking Uefa e seconda per numero di spettatori allo stadio e per fatturato. Oggi siamo quarti: Inghilterra, Spagna e Germania si stanno distanziando e presto Francia e Portogallo li seguiranno". Il presidente bianconero chiede al Palazzo riforme urgenti per mantenere il passo dell'Europa che conta: "I presidenti, i media e in generale gli osservatori ci chiedono se sosterremo questo o quel candidato alla guida della Lega di serie A o della Figc. Nessuno, purtroppo, si domanda che cosa si debba fare per adempiere a questi due importanti incarichi. Il name-dropping ha sostituito progressivamente i contenuti, anzi, oggi viene addirittura confuso con essi. Quale candidato sostiene la Juventus? Sostiene una riforma strutturale del calcio professionistico, che non può più vivere essendo trattato al pari del movimento di base. Chi sostiene il contrario condanna l'Italia alla marginalità europea e mondiale. Questo non significa interrompere i meccanismi di solidarietà o rinnegare le istituzioni: vorremmo semplicemente che la locomotiva, perché di questo si tratta, fosse in grado di procedere al pari delle altre".
IL CALCIO AI TEMPI DELLA CRISI - Il calcio è secondo Agnelli un movimento da risanare nel più breve tempo possibile, per combattere con le armi delle riforme la crisi economica generale: "Il calcio - prosegue Agnelli - è un fenomeno che si sta evolvendo rapidamente e in certi casi anche drammaticamente. Il nostro movimento si trova oggi di fronte ad un bivio. Dopo i fasti degli ultimi trent'anni, stiamo oggi vivendo un declino rapidissimo che non accenna a diminuire. Il suo modello di sviluppo è bloccato da alcuni fattori che riflettono molto fedelmente la crisi in cui versa il nostro Paese. Sarebbe un errore oggi pensare che un'industria di questa portata non debba fare fronte alla crisi che sta colpendo duramente l'economia mondiale e in particolare quella italiana". La Juve vuole fare da apripista, si propone di indicare la strada al calcio tutto: "Nella stagione che ci porterà a celebrare il novantesimo anniversario del coinvolgimento della famiglia Agnelli nella Juventus, credo sia opportuno riflettere insieme sul fatto che la Juventus, quella che oggi è la vostra Juventus, ha sempre promosso i cambiamenti principali del movimento calcistico italiano ed internazionale. È una missione cui questa gestione non intende sottrarsi".
IL MODELLO STADIUM - L'effetto Stadium si vede, si sente, si tocca nei numeri del bilancio bianconero che, in attesa dei proventi da Champions, si è risollevato grazie ai ricavi da stadio, triplicati nel giro di un solo anno: "Lo Juventus Stadium è oggi una realtà davanti agli occhi di tutto il calcio italiano e ha iniziato a dare i suoi frutti sia sul fronte dei risultati sportivi sia sotto il profilo della contribuzione al margine del conto economico". Purtroppo, però, l'impianto sorto sulle macerie del Delle Alpi è un caso isolato nel desolante panorama degli impianti italiani: "Non ho grandi dubbi su quale sarà tra vent'anni il club italiano più amato - prosegue Andrea Agnelli -. La Juventus avrà ancora milioni di tifosi e i colori bianconeri continueranno a colorare le sciarpe degli stadi. Già, ma quali stadi? Tutti noi dobbiamo chiederci che cosa sarà diventato il calcio italiano tra alcuni anni. Molte nazioni hanno vissuto un declino calcistico, ma nessuna ha avuto un crollo così veloce. Siamo in presenza di un tracollo strutturale che non può essere spiegato solamente con la crisi economica".
MAROTTA: "BERBATOV? EVITATA BRUTTA FIGURA ALLA FIORENTINA" - L'assemblea degli azionisti è lo sfogatoio dei soci. Al solito, molte questioni più o meno importanti (dallo scarno buffet dello Stadium alle discutibili operazioni di mercato) vengono sottoposte all'attenzione della governance bianconera. Dopo aver ricordato alla platea la bontà dei colpi a costo zero che rispondono ai nomi di Pirlo e Pogba e annunciato di aver rifiutato 30 milioni per il cartellino di Vidal ("la Juve compra campioni, non li cede"), l'ad Marotta risponde a chi gli chiede conto dell'operazione-Berbatov: "Quando abbiamo saputo che il giocatore era sul mercato, ci siamo interessati alla possibilità di una sua cessione temporanea. Berbatov ci ha subito manifestato l'intenzione di non andare alla Fiorentina, perché aveva deciso di seguire il suo ex tecnico diventato manager del Fulham. La Juve non ha fatto nessuno sgarbo al club viola. Il nostro intervento ha anzi evitato alla Fiorentina una brutta figura, visto che aveva allestito un cerimoniale di accoglienza all'aeroporto di Firenze, pur sapendo che il giocatore non sarebbe mai arrivato".
"GIOVINCO VALE 15 MILIONI. IMMOBILE CAMPIONE POTENZIALE" - L'ad Marotta tranquillizza quindi quei soci preoccupati dalla possibilità che il club bianconero ripeta con Immobile l'errore commesso con Giovinco, ceduto in comproprietà al Parma (a 4 milioni; ndr) e quindi riacquistato dalla società emiliana a un prezzo piuttosto alto (11 milioni; ndr): "Quando abbiamo ceduto la metà del suo cartellino, Sebastian stava attraversando un momento di involuzione. Per riscattarlo abbiamo effettuato un esborso oneroso ma calcolato, perché crediamo che Giovinco possa dimostrare tutto il suo valore nell'arco del campionato. Stiamo parlando di un giocatore che può avere una valutazione di mercato intorno ai 15 milioni". Poi, in merito alla cessione al Genoa della comproprietà di Immobile: "Ogni operazione viene condivisa con Conte - prosegue Marotta -, che è il nostro responsabile tecnico. Immobile è a oggi un campione potenziale: la cessione della sua compartecipazione ha generato una plusvalenza di 4 milioni".
MAZZIA: "NOSTRO TITOLO AL +43%. PROSEGUE LA CAUSA CONTRO FIGC" - L'assemblea degli azionisti della Juventus ha approvato a maggioranza il bilancio 2011-12 della società che si è chiuso con una perdita di 48,65 milioni, la metà del record negativo di 95,4 milioni dello scorso anno. Merito dell'effetto-Stadium, intorno al quale entro il 2016 sorgerà il nuovo polo bianconero. "Dall'aumento di capitale a oggi il nostro titolo vale il 43% in più - annuncia l'ad Aldo Mazzia -, un apprezzamento che deriva certamente dai migliori risultati sportivi ma anche dal miglioramento dei conti economici. Credo, quindi, che la strada intrapresa sia quella giusta, e cioè quella di ricercare l'equilibrio dei conti contemporaneamente ai successi in campo". L'ad bianconero Mazzia ha quindi aggiornato l'assemblea degli azionisti sulle azioni legali bianconere: "La causa danni contro la Figc va avanti di fronte al Tar. Per la revoca dello scudetto del 2006 è stata fissata per il 17 giugno 2014 un'udienza al Tnas". L'assemblea ha quindi votato la nomina dei dieci componenti del nuovo cda bianconero. Confermati Andrea Agnelli, Beppe Marotta, Pavel Nedved, Aldo Mazzia e Camillo Venesio. Le new entry sono l'avvocato Giulia Bongiorno, l'ex presidente Rai Paolo Garimberti, Maurizio Arrivabene, Enrico Vellano e Assia Grazioli-Venier. "L'avvocato Bongiorno e il presidente del J Museum Garimberti avrebbero voluto essere qui con noi - così Agnelli -, ma sono impegnati rispettivamente a Roma per una causa in Cassazione e a Lione per il consiglio di sorveglianza di Euronews".
(26 ottobre 2012)