Visto finalmente "Un tram che si chiama desiderio"
Quando il cinema raggiunge il suo picco più alto, quando le interpretazioni bucano letteralmente lo schermo, quando ogni particolare sembra studiato con particolare e scrupolosa dovizia, quando le carte in gioco rendono la partita assolutamente perfetta, proprio come ritrovarsi inaspettatamente con una scala reale in mano.
Il mio impatto col film seguente è stato sconfortante, un vero fulmine a ciel sereno, la reputazione non è tutto ovviamente, ero perfettamente conscio della fama del titolo in questione ma non mi aspettavo tale empatia e coinvolgimento per il suo tessuto narrativo che scorre con inaspettata fluidità ed interesse.
Un'autentico e cinico dramma umano e sociale, raccontato con passionale realismo ci proietta in una malinconica New Orleans ove due sorelle verrano coinvolte emotivamente ( anche se in maniera del tutto differente ) nei confronti di un solo uomo, un rozzo, violento e primitivo Marlon Brando ( al suo trionfale debutto cinematografico ), che nonostante i suoi difetti riesce a risultate tanto irresistibile quando inappagabile nella sua sconfinata disumanità.
Interpretazioni quindi impeccabili, ma non è che la punta dell'iceberg, in profondità c'è molto di più, un universo tutto da esplorare.
Raramente infatti mi è parso di veder tanta analisi psicologica in un film, un'alternanza continua di sentimenti negativi e positivi che proiettano i protagonisti in uno stato spaziale più simile ad una rappresentazione teatrale che ad una cinematografica, ove ogni sguardo, ogni gesto, ogni movimento ci proietta in una nuova ed inesplorata dimensione delle "sensazioni".
Un dramma dal retrogusto amaro che avrà nel suo inaspettato e contradditorio epilogo la reale espressione dei mali che possono colpire il fragile animo umano e le loro dolorose conseguenze.
Entra subito e di diritto uno dei film più belli che abbia mai visto