Ora non c'entra nulla, ma leggendo queste cose quasi quasi vorrei che i marò realmente avessero sparato alla cazzo a degli indiani
http://www.affaritaliani.it/cronache...nni010613.html
Questo, caro Pin, perchè tu non pensi quadrimensionalmenteOra non c'entra nulla, ma leggendo queste cose quasi quasi vorrei che i marò realmente avessero sparato alla cazzo a degli indiani
http://www.affaritaliani.it/cronache...nni010613.html
Immagina l'arricchimento culturale, ma che dico: l'arricchimento culturale-eh!, che darebbero quelle madri al nostro paese!
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E' la loro cultura.Ora non c'entra nulla, ma leggendo queste cose quasi quasi vorrei che i marò realmente avessero sparato alla cazzo a degli indiani
http://www.affaritaliani.it/cronache...nni010613.html
Accettala nel nome del relativismo culturale.
E apri la porta di casa che quei rom devono pur esprimere la loro cultura.
(io da quando ho sentito un antropologo dire che bisogna capire i rom che ti vengono a rubare in casa, del relativismo culturale penso tutto il male possibile)
La funziona ricerca serve a poco, qualcuno di buona volontà può linkarmi le discussioni riguardanti i fatti del G8 di Genova?
ti vuoi tanto male?![]()
Andai in fissa anni fa, ogni tanto mi rileggo/riguardo tutto il materiale
Grazie Lux, ho cercato male e m'era uscito solo il topic di cesarino![]()
ricordate che questi sono quelli che si facevano problemi coi salumi italiani:
Acquisto Comprata la Smithfield, azienda di salumi
La Cina mette le mani sul cibo made in Usa E l'America ha paura
Allarme per la sicurezza alimentare
DAL NOSTRO CORRISPONDENTENEW YORK ? Quando mercoledì scorso l'azienda Smithfield Foods, uno dei più antichi e grandi produttori di carne suina in America, ha annunciato la cessione dell'attività al colosso cinese Shuanghui International, il web è insorto. Anche se Smithfield ha assicurato che la vendita «mira a portare più carne di maiale sulle tavole dei cinesi e non viceversa», l'accordo da 4,7 miliardi di dollari (un record) ha gettato nel panico salutisti, ambientalisti e medici Usa.«Le crescenti esportazioni di cibo dalla Cina agli Stati Uniti sono un potenziale rischio per la salute degli americani», lancia l'allarme il New York Times in un lungo articolo che cita i dati del dipartimento dell'Agricoltura secondo cui l'anno scorso gli Usa hanno importato quasi 2 milioni di tonnellate di prodotti alimentari cinesi. Dal pesce ai mandarini, dai funghi al tonno e dal succo di mele all'aglio e alle spezie, ormai è quasi impossibile non ritrovarsi nel piatto uno dei tantissimi prodotti alimentari made in China. L'invasione è continuata nonostante gli scandali finiti sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, dal latte in polvere alla melamina, dal riso al cadmio al maiale al clenbuterolo: tutte sostanze altamente tossiche.Dopo il caso delle carcasse di maiale che galleggiavano nel fiume Huangpu che fornisce acqua potabile a Shanghai, l'ultimo episodio ha riguardato la carne di topo, volpe e visone, miscelata con gelatina e nitrati e poi venduta come montone. «I cinesi meriterebbero un premio per la creatività nella sofisticazione dei cibi», ironizza Jeff Nelken, esperto di sicurezza alimentare.Ma fino a oggi l'America dei profitti facili ha preferito chiudere un occhio. «Più la Cina è immersa negli scandali alimentari e più noi importiamo i suoi prodotti», ha puntato il dito Patty Lovera, vicedirettore del Food and Water Watch, durante un'udienza congressuale l'8 maggio. E la deputata repubblicana della California Dana Rohrabacher ha incalzato: «Testare questi alimenti è una sfida che i governi del pianeta non possono vincere, data l'ubiquità dei prodotti cinesi sul mercato». Le attuali leggi sull'importazione non aiutano. Anche se le norme Usa impongono ai prodotti alimentari venduti nei supermercati e nei negozi di avere l'etichetta con il Paese di origine, una grande parte di questi finisce nelle cucine dei ristoranti dove il consumatore non ha la minima idea della loro provenienza. Non solo. «Quando i cibi importanti vengono trattati», sottolinea il New York Times, «l'obbligo di etichettarli non è più richiesto». Così mentre un filetto di merluzzo cinese deve specificare il Paese d'origine, il bastoncino precotto ne è esente. Il pessimismo di molti non è casuale. Da anni il governo di Pechino preme su Washington per esportare il suo pollame. Un'analoga richiesta riguardante la carne fresca di maiale e di manzo continua a incontrare le resistenze del governo Usa. Ma molti ora temono che il passaggio ai cinesi della Smithfield Foods possa non solo abbassare gli standard igienici della compagnia ma anche favorire in futuro l'immissione sul mercato Usa di salami e costolette di maiale avvelenati.@afarkasnyRIPRODUZIONE RISERVATASERGIO TACCHINI SIXTY HEMBLY ENERGIE KILLAH MURPHY NYE CRESCENT HYDE PARK VOLVO GEELY AMC ENTERTAINMENT HOLDINGS DALIAN WANDA CLUB MED AXA FOSUNT INT
Farkas Alessandra
Pagina 15
(31 maggio 2013) - Corriere della Sera
Guarda che il relativismo culturale serve appunto per capire ed elaborare soluzioni adatte al problema, non per chinarsi a novanta dinanzi ai soprusi.
Peccato che sia propagandato come atto di comprensione di soprusi e che non produca affatto soluzioni. Io ad uno che dice a una rapinata "Eh, ma bisogna capire la loro cultura" cosa vuoi che dica? Resto allibito e basta.
Sarà anche loro costume rubare ma non capisco perché si debba "comprenderlo" invece di osteggiarlo senza se e senza ma.
Beh ma questo non è relativismo culturale, ma buonismo becero.
Che non produca soluzioni, beh, se fossi in te non ci metterei la mano sul fuoco.
Le soluzioni più efficaci per arginare un fenomeno arrivano sempre dopo che lo si è capito - persino coi cormorani si è capito che è inutile prenderli a fucilate affinché evitino di rubare pesce dalle itticolture ma è più efficace adottare misure che prendano in esame il loro comportamento (come l'allestire vasche apposite di pesce di valore non commerciale), vedi un po' te se un approccio da "muro contro muro" può servire per degli esseri umani.Sarà anche loro costume rubare ma non capisco perché si debba "comprenderlo" invece di osteggiarlo senza se e senza ma.
Solo che bisogna scindere i due piani: un conto è l'atteggiamento che hai tu da privato cittadino (è tuo sacrosanto diritto pretendere che non ti si rubi in casa), un altro è quello che deve tenere un amministratore nella gestione della società (ed è qui che un amministratore intelligente può adoperare gli strumenti forniti dall'antropologia, tra cui il relativismo culturale).
Ultima modifica di Emack; 02-06-13 alle 13:29:01
va be', quella posizione è il corrispettivo di stormfront, follia pura.
La mia? Sono un filonazista?![]()
ma no, quella del tizio che ignora lo stato di diritto
Operativamente spesso è vero il contrario. Prima lo risolvi e poi capisci perchè non funzionava.Beh ma questo non è relativismo culturale, ma buonismo becero.
Che non produca soluzioni, beh, se fossi in te non ci metterei la mano sul fuoco.
Le soluzioni più efficaci per arginare un fenomeno arrivano sempre dopo che lo si è capito - persino coi cormorani si è capito che è inutile prenderli a fucilate affinché evitino di rubare pesce dalle itticolture ma è più efficace adottare misure che prendano in esame il loro comportamento (come l'allestire vasche apposite di pesce di valore non commerciale), vedi un po' te se un approccio da "muro contro muro" può servire per degli esseri umani.
Solo che bisogna scindere i due piani: un conto è l'atteggiamento che hai tu da privato cittadino (è tuo sacrosanto diritto pretendere che non ti si rubi in casa), un altro è quello che deve tenere un amministratore nella gestione della società (ed è qui che un amministratore intelligente può adoperare gli strumenti forniti dall'antropologia, tra cui il relativismo culturale).
Spesso operativamente ci si accontenta di una prima soluzione a breve orizzonte temporale, però, basta che funzioni adesso, poi il problema è di un altro, chissenefrega. Una soluzione vera non può esistere senza conoscere con sufficiente confidenza le cose. A meno che tu non voglia "eliminare" tout court la questione, ma trattandosi di esseri umani, non mi sembrerebbe tanto sensata come politica.
Ma le cose le conosci interagendo con esse, non guardandole aspettando di capirle. Vedi una situazione, provi a vedere se la soluzione che ha funzionato in un caso simile funziona anche in questo; se non funziona, passi ad un tentativo nuovo e vedi che succede. Finchè non provi proprio quella che risolve il problema e solo a quel punto ti rendi conto di che cos'era a causare il sintomo.Spesso operativamente ci si accontenta di una prima soluzione a breve orizzonte temporale, però, basta che funzioni adesso, poi il problema è di un altro, chissenefrega. Una soluzione vera non può esistere senza conoscere con sufficiente confidenza le cose. A meno che tu non voglia "eliminare" tout court la questione, ma trattandosi di esseri umani, non mi sembrerebbe tanto sensata come politica.
Se hai un'auto con lo scappellamento a destra, per prima cosa vai a guardare se ci sono banane nel tubo di scappamento, visto che l'ultima auto che scappellava ne aveva. Se non le trovi vuol dire che questa volta scappella per qualche cosa d'altro. Provi a cambiare le gomme ma continua a scappellare. Provi i freni e vedi che sono consumati. Li sostituisci e vedi che lo ora ha smesso di scappellare. Adesso che hai risolto il problema hai capito a cosa era dovuto: PRIMA è arrivata la soluzione e POI la comprensione.
Procedere in questo modo non vuol certo dire: non capisco perchè scappella e quindi faccio saltare l'auto così siamo sicuri che smetta. Anche perchè la migliore comprensione immaginabile, prima di essere messa in pratica non è altro che un'ipotesi, non puoi veramente sapere se è quella giusta finchè non la metti in pratica e quindi torniamo al punto di prima: prima agisci e poi capisci.
che tra l'altro è un macello farci ecoballe a norma
Guarda, Lux, che l'esempio della macchina è proprio sbagliato, visto che in genere vai dallo specialista - il meccanico - per una diagnosi
Un attimo, non sto invitando all'inedia, infatti prima ho scritto che esistono due piani d'azione: uno sull'immediato - che è quello che dici tu - e uno a lungo termine, che è il dominio di interesse di chi cerca soluzioni efficaci.Procedere in questo modo non vuol certo dire: non capisco perchè scappella e quindi faccio saltare l'auto così siamo sicuri che smetta. Anche perchè la migliore comprensione immaginabile, prima di essere messa in pratica non è altro che un'ipotesi, non puoi veramente sapere se è quella giusta finchè non la metti in pratica e quindi torniamo al punto di prima: prima agisci e poi capisci.
Per riprendere l'esempio dei cormorani, la prima soluzione è stata proprio quella di fucilarli: si è capito che era inefficace (tornavano ad orari diversi e soprattutto tornavano quelli più scaltri), e poi si è stabilito di fermarsi un attimo per dare modo agli ornitologi di comprendere effettivamente i termini della questione.
Col relativismo culturale hai semplicemente un metodo per capire con più chiarezza un problema relativo a culture diverse: infatti, oggi, nel mettersi in contato con tribù isolate, gli specialisti sono più cauti. Tra l'altro il relativismo culturale lo applichi pure quando studi la storia: non ti verrebbe mai in mente ti rimproverare un tuo antenato per la sua visione del mondo, o no? Non ti verrebbe mai in mente di condannare gli antichi romani perché usavano gli schiavi, no? Relativismo culturale è un modo come un altro per indicare un'appropriata opera di contestualizzazione: lo facciamo in ogni aspetto della nostra vita, non vedo perché ci debba essere questa levata di scudi proprio quando si ha a che fare con etnie diverse dalla nostra.
Tra l'altro, non si può affrontare un qualsiasi problema di sintesi senza avere avuto un'appropriata preparazione analitica del problema: per progettare una schiera di antenne devi sapere come funzionano, poi applichi le varie tecniche per caratterizzarle, e infine le realizzi. Oppure, puoi mettere assieme un po' di ferri e collegarli assieme - probabilmente funzioneranno, ma non costituiranno certo una soluzione ottima.
Ultima modifica di Emack; 02-06-13 alle 16:05:56
Non mi verrebbe mai di rimproverare un antenato solo perchè è morto e quindi non può creare problemi. Non è una questione di etnie diverse, è una questione di violazione della persona altrui, indipendentemente da chi lo fa e dal perchè lo fa. L'agente può avere motivazioni storiche, motivazioni attuali, limiti nelle proprie capacità cognitive ecc. Tutto questo non conta, conta solo che effetti produce con il suo agire e come intervenire per evitare che faccia danni. Per me relativismo culturale significa: sei a favore della schiavitù? Liberissimo di farti schiavo. Nella tua cultura il furto è una dimostrazione di scaltrezza da lodare? Benissimo deruba quelli che apprezzano il furto come te. Non accetti rimproveri dalle donne. Se le donne sono condividono il fatto che non devono contraddire l'uomo benissmo, ma non puoi pretendere che quelle di cultura diversa dalla tua stiano zitte per farti piacere, ecc. Non significa invece: siccome tu hai una cultura diversa dalla mia, allora devo tollerare che tu la applichi anche a me che non la ho.
O per dirla brevemente: non ho nessun obbligo a garantire l'espressione della tua cultura a scapito della mia.
Edit: riguardo alle antennte tutto dipende da quanto vuoi risalire nel ragionamento: perchè il bagaglio di informazioni teoriche che ti trovi già pronto e ti è utile applicare, è stato a suo volta formato tramite l'indagine e la sperimentazione precedente. Ad un certo punto qualcuno si è messo a mettere assieme ferri per vedere come andavano ed ha provato varie soluzioni fino a poter trarre una teoria.
Ultima modifica di Lux !; 02-06-13 alle 16:29:08
Questo è un modo molto grezzo per svicolare: hai capito benissimo quale fosse il senso...
E siamo d'accordo.Non è una questione di etnie diverse, è una questione di violazione della persona altrui, indipendentemente da chi lo fa e dal perchè lo fa. L'agente può avere motivazioni storiche, motivazioni attuali, limiti nelle proprie capacità cognitive ecc. Tutto questo non conta, conta solo che effetti produce con il suo agire e come intervenire per evitare che faccia danni.
E siamo d'accordo anche su questo.Per me relativismo culturale significa: sei a favore della schiavitù? Liberissimo di farti schiavo. Nella tua cultura il furto è una dimostrazione di scaltrezza da lodare? Benissimo deruba quelli che apprezzano il furto come te. Non accetti rimproveri dalle donne. Se le donne sono condividono il fatto che non devono contraddire l'uomo benissmo, ma non puoi pretendere che quelle di cultura diversa dalla tua stiano zitte per farti piacere, ecc. Non significa invece: siccome tu hai una cultura diversa dalla mia, allora devo tollerare che tu la applichi anche a me che non la ho.
Sacrosanto, ma mi sa che non ci siamo capiti.O per dirla brevemente: non ho nessun obbligo a garantire l'espressione della tua cultura a scapito della mia.
Certo, ma lo ha fatto seguendo un metodo, in modo tale da poter misurare gli effetti dei propri esperimenti e trarne qualche considerazione.Edit: riguardo alle antennte tutto dipende da quanto vuoi risalire nel ragionamento: perchè il bagaglio di informazioni teoriche che ti trovi già pronto e ti è utile applicare, è stato a suo volta formato tramite l'indagine e la sperimentazione precedente. Ad un certo punto qualcuno si è messo a mettere assieme ferri per vedere come andavano ed ha provato varie soluzioni fino a poter trarre una teoria.
E questo non fa che avvalorare quel che stavo affermando: solo dopo una sufficiente fase analitica, può arrivare una altrettanto efficiente fase sintetica (ovvero una fase in cui le soluzioni siano davvero ottime nei termini dei requisiti del problema).
Ed è quello che succede col relativismo culturale: è uno strumento affinché l'indagine di un fenomeno non sia inquinata da pregiudizi, molto semplicemente. Se poi vuoi ribattere col dire che non si può fare una teoria senza pratica, beh, son d'accordo, ma non è quello che stavo dicendo; stavo dicendo che non si può fare una buona pratica senza pure una buona teoria, che nel caso di interazioni tra popoli non si può ridurre ad ottusi muri contro muri, pena le tensioni sociali e tutto il resto appresso, e nel caso dello studio della storia, non si può fare adottando un sistema di valori decontestualizzato rispetto al dominio sotto indagine.
Ultima modifica di Emack; 02-06-13 alle 16:55:08
Quindi? Per quanti altri anni dobbiamo formare eserciti di fighe come mediatrici culturali per avere una cazzo di valutazione su come agire per risolvere i problemi che queste etnie stanno creando alla nostra sensibilità culturale?