Nell'APPARTAMENTO o
LA SKYPATA
Non che sia nuovo alle stranezze dell'astrofisica.
Tempo prima mi aveva chiesto in prestito, con voce rantolante ovattata dalla mano che le celava la bocca, un tubetto di supercolla. L'apice ballerino del suo incisivo si era spezzato durante qualche acrobazia sessuale conclusasi con un maldestro capitombolo sul pavimento e ora lei non poteva recarsi a lavoro con un dente monco, da qui la prima gengiva siliconata artigianalmente della mia vita. Ancora prima l'avevo sorpresa con orrore a filtrare i pesciolini dall'acqua putrida del suo negletto acquario ricorrendo allo scolapasta ufficiale dell'alloggio, oppure a sottrarre specchi ed utensili di cucina dagli spazi comuni in corrispondenza del rientro del suo promiscuo fidanzato, esperto minerario itinerante per l'Africa nelle sue trivellazioni, tanto dirette ai fondali oceanici quanto alla fauna femminile autoctona.
E non che sia la prima volta che la vedo nuda, ad esser sinceri. Certo, la nudità che avevo apprezzato era una nudità filtrata da pennello e tela, rappresentata con un gusto cubista in alcuni autoritratti prepotentemente espliciti che custodiva in camera ed avevo scoperto durante una gloriosa missione segreta volta a recuperare il mio tubetto di supercolla.
Eppure, la scena che mi si para davanti mi coglie impreparato.
E' nuda sul letto, girata di tre quarti, la schiena rivolta alla porta. La testa corvina scatta meccanicamente tra il pacchiano laptop cinese da 17' adagiato di fronte a lei ed il basso, tra le sue gambe oscenamente divaricate, dove la webcam indugia. Dalla schiena inarcata e, soprattutto, dai convulsi e profondi movimenti delle sue braccia deduco che la videocamera non è sola nell'esplorazione del suo bassoventre. Intanto, un faccione, forse quello del moroso, si muove sullo schermo, incorniciato dalla famigliare interfaccia di skype. La musica sovrasta le parole, o i suoni, che si scambiano. E, per la prima volta nella mia vita probabilmente, provo un profondo senso di riconoscenza verso Lady Gaga e la violenza che sta perpetrando sui miei timpani.
Occristo, mi dico, son finito nel bel mezzo di una skypata tra fidanzati separati da settimane!
E mentre il mio lato perverso mi intima di estrarre il cellulare e filmare per la maggior gloria del soft porno amatoriale italico, proprio mentre intendo dileguarmi dall'uscio e scomparire in camera mia ed evitare un incidente domestico di proporzioni gargantuesche, una denuncia persino, ecco in quel momento l'astrofisica estrae una mano dal nido delle sue cosce. Le dita stringono con cura un oggetto oblungo, squadrato, ronzante e vibrante, coperto ad un'estremità da un cappuccio nero. E mentre fisso ipnotizzato quel vibratore dai contorni tanto ostili l'astrofisica ne apre il cappuccio, svuota direttamente sul parquet il serbatoio dei peli pubici accumulatisi e noncurante riprende la rasatura della fagiana in lasciva diretta telematica.
Retrocedo a passo felpato e riguadagno la mia stanza.
Quei batuffoli neri, ancora oggi, sono li', inerti, ad accumularsi sul pavimento della mia deviata memoria di uomo di un quarto d'età.