Uno stadio rumoroso come un jet
Juve nella bolgia del Galatasaray
Cori e urla: Istanbul è nel Guinness degli stadi più chiassosi.
Domani la sfida tra Conte e Mancini. Llorente-Tevez davanti
Ci sono leggende fatte per essere smentite, come l’inospitalità di casa Galatasaray, dal gennaio 2011 la «Turk Telekom Arena», che ha mandato alla demolizione lo storico covo, lo stadio «Ali Sami Yen». Di 66 partite giocate lì dentro, i turchi ne hanno perse 9, non male, ma sempre oltre il doppio di quel che lascia ai nemici lo Juventus Stadium, tre sconfitte su 59 uscite: quella sì, terra proibita. Vale come conforto, ma non basta ovviamente a farne un viaggio turistico, anche per la sfida che aspetta i bianconeri, domani sera a Istanbul: ai confini dell’Europa, e non solo geograficamente, se in caso di sconfitta la Juve ne sarà buttata fuori. Champions o Europa League, neppure quella se il Copenaghen farà il miracolo con il Real, questo è lo stretto del Bosforo.
Dunque, oltre a un Galatasaray che in campionato è a -9 dalla capolista Fenerbahce, la Juve troverà molto baccano. Rispunta la leggenda, nel marzo scorso, quando arriva l’esordio casalingo di Drogba, e Fatih Terim, l’Imperatore che non è più in panchina, gli dà l’ultimo consiglio: «Ehi Didier, hai portato i tappi per le orecchie?». Anche più pandemonio dell’antico impianto, pure perché la capienza è stata quasi raddoppiata, a 52.652 spettatori.
Il pubblico urla da record, certificato, sul Guinnes dei primati: 131,76 decibel, come il reattore di un jet militare in fase di decollo. Fino a due mesi fa, quando hanno strillato più forte a Kansas City, domicilio dei Chiefs del Football americano: 136,6 decibel. Sarà battaglia di ugole, anche, e allora meglio avere tutte quelle a disposizione, avrà pensato Antonio Conte, che sull’aereo per Istanbul ha imbarcato tutto il coro, infortunati compresi: da Andrea Pirlo, non ancora aggiustato, al presidente Andrea Agnelli. A salutarli, ieri pomeriggio all’aeroporto di Caselle, un centinaio di tifosi. Sul palco torneranno cinque pezzi rimasti in deposito nella trasferta di Bologna: Bonucci, Lichtsteiner, Asamoah, Llorente e Tevez. Sapendo però di poter contare su tutti, proprio come ha dimostrato il turnover estremo con i rossoblù: cambiando il nome dei giocatori, il prodotto non cambia. La disarmante superiorità della Juve, almeno in Italia. Dovrà farla valere anche oltre confine, contro la squadra di Roberto Mancini, che sta deludendo, ma è pur sempre esperta. Da Snejider a Felipe Melo, con l’ascia di guerra dissotterrata: «È una partita storica, da vincere a tutti i costi».
E dire che di retorica già sarebbe pieno il terreno, se la «Turk Telekom Arena» ha cambiato la toponomastica del quartiere: si chiamava Seyrantepem, e ora fa Aslantepe, il Colle dei Leoni, il simbolo del Galatasaray. Se ne può uscir vivi anche senza avere Cristiano Ronaldo, che a settembre banchettò (6-1): l’8 marzo scorso, sbancò il piccolo Genclerbirligi. Da lì in poi, Champions esclusa, dalle urla non s’è salvato più nessuno, però. Unal Aysal, presidente del Gala, parla invece sottovoce: «La gara con la Juve non è vitale, anche se vogliamo vincere». E poi vale sempre la regola di Gigi Buffon, spianata sulla soglia del Celtic Park di Glasgow: «Mai visto un tifoso segnare un gol». Conteranno quelli sul prato. Ieri, gli unici a far paura erano su un cartonato gigante della Turkish airlines proprio a fianco del gate della squadra, Kobe Bryant e Leo Messi: ma fanno un altro sport.
Re: [CLUB 31] Juventus
Originariamente Scritto da Bobo
Già... ed anche questo è un aspetto da non sottovalutare
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