Se ci sono così tante civiltà evolute, perché non abbiamo ancora ricevuto prove di vita extraterrestre come trasmissioni di segnali radio, sonde o navi spaziali?
Conosciuta come paradosso di Fermi, questa costituisce una delle domande più pressanti che l'umanità si sia posta in merito al senso della propria esistenza.
E, bonus non da poco per noi lettori, Alastair Reynolds la elegge a fulcro propulsivo della sua opera prima, The Inhibitor Trilogy, che consta dei seguenti volumi:
- Revelation Space
- Redemption Ark
- Absolution Gap
All'alba del XXVI secolo, lo spettro socio-cultural-genetico matrice dell'umanità intera si è esteso in direzioni parallele e contrarie per comprendere ora un ancora più disomegeno agglomerato di fazioni interstellari. I Conjoiners, i cui innesti neurali nanotecnologici hanno accelerato ed esteso i processi cognitivi e interlacciato i conjoined in un'unica formidabile hive mind, sono uno sparuto gruppo retto da segrete oligarchie concentriche e di fatto costituiscono il pinnacolo evolutivo e tecnologico dell'universo umano. Tra i portenti a loro ascritti, le lighthugger, maestose vascelli in grado di raggiungere velocità sub-liminali permettendo cosi' i viaggi interstellari. Ad essi invisi, i loro antichi alleati Demarchists, una fazione basata su un arzigogolato sistema politico di democrazia anarchica, o appunto demarchia. Durante l'acme della civiltà demarchista, la celebre Belle Epoque, è stata raggiunta l'immortalità biologica, frutto di progressi nella bioingegneria, e in toto, frutto degli avanzamenti informatici che sono sfociati nella realizzazione di IA di livello alfa, atte ossia a superare il test di Turing. Con la fragorosa comparsa della Melding Plague, una malattia infettiva biocibernetica, la prosperità demarchista è precipitata in una lugubre, spietata decadenza che ha spalanacato le porte al conflitto con i conjoined. Terza fazione, gli Ultra, umani potenziati da impianti neurali e cibernetici, una costellazione di equipaggi delle ultime lighthugger rimaste, viaggiano tra gli spazi interstellari, spesso ibernati per decenni, l'unico credo unificatore il guadagno.
La lenta, impacciata eppure imperterrita espansione dell'umanità nello spazio ha contemporaneamente posto fine alla domanda circa la nostra unicità nell'universo e sciolto il paradosso fermiano.
Altre civiltà aliene esistono, o meglio, sono esiste.
L'universo pero' appare inspiegabilmente ostile alla vita intelligente e ancora più nemico di quelle civiltà che si affacciano al volo interstellare, come testimoniano i resti archeologici di ormai tredici razze extraterrestri estinte con cui l'umanità è venuta in contatto nel corso delle sue peregrinazioni celesti. E, sugli eventi che hanno portato alla scomparsa di una di esse, gli Amarantini, spazzati via in un battito di ciglia da un'eruzione stellare 990000 anni prima, è ossessivamente convinto ad investigare Sylveste, xenoarcheologo membro di una delle più antiche e potenti famiglie demarchiste. Le proporzioni della sciagura che le sue investigazioni scateneranno, bene, queste le lascio a voi da scoprire.
Dopo questo WOT di sinossi, qualche parere per invogliarvi nella lettura, ce ne fosse bisogno.
Reynolds è uno scienziato: vanta un PhD in Astronomia e ha per lunghi tratti lavorato all'ESA, l'agenzia spaziale europea, e si sente. Fisica e cosmologia in primis, informatica e bioingegneria a ruota, permeano tutta la sua opera. La sensazione è che la fantascienza dei romanzi non sia un semplice contesto, un espediente oppure un mezzo per raccontare una bella storia, ma il fulcro stesso. Le tecnologie descritte, una pletora anzicheno, stupiscono per potenza immaginativa, audacia eppure per verosimiglianza. Azzardate, certamente. Pretestuose e campate per aria, mai. Non a caso si parla di hard sci-fi.
Sulla complessità del mondo letterario in cui ci muoviamo non vi tediero' oltre, basti dire che la sinossi è altamente insufficiente
Le descrizioni che ci regala sono portentose: l'universo è immenso e atavico, si muove dall'eternità di miliardi di anni a tempi quantistici, da particelle virtuali a colossali ammassi galattici e Reynolds ne convoglia con evocativa maestria le ciclopiche scale crono-dimensionali. L'immensità delle lighthugger (nello spoiler uno schema realizzato dall'autore stesso) colpiscono sin dalle prime pagine di Revelation Space. La trama, inoltre, risulta appagantemente complessa e ricca di colpi di scena ed è sapientemente delineata per instillare quel brivido di piacere nel lettore quando percepisce che dietro allo schema nascosto delle cose ne è celato un altro, ancora più complesso ed antico.
Infine le note dolenti
Si tratta dei primi sforzi letterari di Reynolds, che poi ha scritto molto altro, e lo si sente principalmente nella caratterizzazione un po' carente dei personaggi, che per quanto ambigui e complessi paiono tagliati qua e là con l'accetta e nell'uso smodato di dialoghi della morte in cui si inciampa nel corso dell'opera, con cui alcuni personaggi raccontano ad altri personaggi cosa fecero altri personaggi centinaia di anni prima.
Terza nota dolente, limitata ai non anglofoni, temo che soltanto il primo romanzo, Revelation Space, sia stato tradotto in italiano (ed. Urania).
Per concludere:
alla Inhibitor Trilogy si affiancano altri due romanzi, The Prefect e Chasm City, e due raccolte di racconti, Galactic North e Diamond Dogs, Turquoise Days. In quanto slegati dalla trilogia, possono esser prima, durante o dopo di essa, per ammissione stessa di Alastair Reynolds non esiste un ordine particolare (seppure in Galactic North si trovano le origini di Clavain, uno dei protagonisti di Redemption Ark).