Secondo Brewster Kahle, responsabile dell'organizzazione noprofit Internet Archive, i prodotti software sono, esattamente come i libri, i film, le canzoni, parte della nostra storia, e andrebbero per questo conservati in un luogo sicuro, prima che l'inevitabile degrado cui sono sottoposti i supporti attuali (floppy e CD) li facciano sparire per sempre dalla faccia della Terra.
Il primo problema che Kahle si è trovata davanti è quello della pirateria: per questo motivo sta richiedendo all'ufficio del copyright degli Stati Uniti di emendare il Digital Millennium Copyright Act, stabilendo un'eccezione del tutto unica per il suo sito, di modo che esso possa conservare del software protetto da diritto d'autore senza essere accusato di pirateria. La risposta dell'ufficio è prevista entro la fine del mese, e inevitabilmente avrà delle conseguenze su quello che le future generazioni (di qui a un paio di secoli almeno) avranno a loro disposizione.
La sentenza è tutt'altro che semplice, e non vi nascondo che non vorrei trovarmi nei panni di chi deve prendere la decisione: pur nell'ambito dell'eccezionalità dell'intervento, limitato al "museo" del software, potrebbe porre le premesse per legalizzare la pirateria, o comunque aprire la strada a decine di altre "associazioni senza fini di lucro" che vogliono conservare dei database di software. Pensate solo al fenomeno dell'abandonware...
Non vi nascondo neppure la mia perplessità di fronte ad una simile operazione: da una parte, trovo assolutamente grave la perdita di veri e propri patrimoni dell'umanità come DooM o MS-DOS 6.22; d'altro canto, a chi può interessare una copia d'archivio di Internet Explorer 4.1 o di Epic Pinball? Dovendo scegliere, opto senz'altro per la conservazione di tutto quanto, anche se si tratta di accumulare un bel po' di fuffa... Buon fine settimana a tutti!