Per anni ho sempre pensato che l’attività videoludica fosse una delle più sicure al mondo: a lungo andare ci giochiamo qualche diottria, mettiamo su qualche chilo di troppo, a voler esagerare un tunnel carpale con i fiocchi. Ma nessuno avrebbe mai pensato che un tranquillo pomeriggio dedicato a farmare minerali preziosi sarebbe potuto trasformarsi in tragedia. È accaduto (e dove sennò) negli Stati Uniti d’America: l’ignaro azionista di Blizzard stava picconando un giacimento di Thorium in World of Warcraft quando un proiettile calibro .50 proveniente dall’appartamento adiacente ha forato un paio di pareti, è rimbalzato sul tavolo mancando la sua faccia di dieci centimetri, per poi conficcarsi nello stipite della porta dalla parte opposta della stanza. Tentato omicidio da parte del vicino esausto delle partite fino a notte fonda? Macché, solo un militare con il pallino delle armi da fuoco intento a insaponare le due Desert Eagle in suo possesso sul lavandino del bagno.
Prendendo spunto da un caso limite come questo, mi sono chiesto se il mio hobby (beh, lavoro) venga percepito dal vicinato in modo più o meno molesto. Fino a qualche anno fa i titoli singleplayer e un paio di buone cuffie permettevano di limitare i rumori molesti piuttosto bene: ora, con l’avvento di Teamspeak, Ventrilo, Skype e compagnia bella, evitare il chiacchiericcio anche durante le ore notturne è diventato sempre più difficile. Gare di Toca con volante che cigola e insulti ad Abbath, dungeon complessi, partite a Call of Duty 2 hanno ormai messo a dura prova la pazienza della zitellona che mi vive accanto. Per ora si è limitata a gracchiare un nemmeno troppo convinto “bastaaaaaaa…” dalla parte opposta del muro, ma chi può dire cosa accadrà in futuro?