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Ma come
La Campania accoglierà i rifiuti della Calabria. Sembra incredibile ma è così. L'accordo, raggiunto nelle scorse ore, è stato firmato e presentato oggi a Catanzaro dalla giunta regionale calabra (decapitata del presidente Giuseppe Scopellitti). L'intesa prevede l'arrivo in Campania di un quantitativo di rifiuti tal quale che oscilla tra le 300 e le 500 tonnellate. Rifiuti che verranno trattati negli impianti Stir di Battipaglia (Salerno), Pianodardine (Avellino) e Casalduni (Benevento) e restituiti al mittente per poi essere smaltiti all'estero.
Questo sistema andrà avanti per sei mesi, dopo si vedrà. "E' il tempo necessario per consentire alla giunta regionale della Calabria di rifare la gara" spiega l'assessore Giovanni Romano. "Noi non siamo una Regione canaglia e restituiamo il favore che ci è stato fatto" aggiunge.
Peraltro la Regione Campania verrà pagata per questo tipo di servizio. Il costo, che oscilla da Stir a Stir, è in media di circa 50 euro a tonnellata. "Si tratta di rifiuti tracciati, per cui non si corre alcun rischio. Ci sono tutte le garanzie" chiarisce l'esponente della giunta Caldoro.
Da Palazzo Santa Lucia fanno sapere, inoltre, che questo accordo "non ha alcuna ricaduta sul sistema di smaltimento della Campania perché saranno impiegati gli Stir che hanno una capacità di gran lunga superiore a quella necessaria per il fabbisogno giornaliero di quelle aree".
Ma Caldoro pensasse a pagare il trasporto pubblico che la dorsale Salerno-Napoli è totalmente bloccata!! Stamattina qualcuno è andato a chiedere la grazia alla Supplica della Madonna di Pompei per sperare che venga ripristinato il servizio.
invece buona notizia: trasporto notturno in metro e funicolare fino alle 2
Tutti i week end fino ad ottobre.
Stanno rifacendo pure molte strade, considerando che siamo passati dalle 0 strade della Iervolino alle circa 20 annue, in una fase tragica dal punto di vista economico, si è fatto un netto passo in avanti.
Ed il piano dell'area fieristica, del centro storico e di Napoli Est dovrebbero dare un'ulteriore bella sterzata dal punto di vista viario.
Con queste due cose Giggino guadagna punti..
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Il Sole 24 Ore la tocca piano.
Iniziano le grandi manovre verso le elezioni.
Napoli siccome immobile s'intitola il libro scritto dal filosofo Aldo Masullo nel 2009, ai tempi in cui l'inquilino di Palazzo San Giacomo si chiamava Rosetta Jervolino. Napoli siccome immobile potrebbe essere un format che attraversa stagioni politiche, epoche storiche, persino secoli, se pensiamo alle esibizioni laurine. Così come la Napoli dei vicerè salvifici, da Bassolino a De Magistris, segna lo scorrere degli anni in una città senza tempo.Napoli doveva essere la Barcellona italiana e invece è la nostra Caracas. Una città grumosa, sporca, sciatta che espone senza pudore - e forse in questo risiede il suo fascino - i suoi colpi a vuoto, la sua sconcezza e, allo stesso tempo, l'inarrivabile bellezza di cui si gode da via Partenope, il lungomare restituito (ma anche sottratto) ai cittadini e, nei week end, all'esercito di vu cumprà.
De Magistris voleva «scassare», e quel verbo che fece il giro d'Italia all'indomani della sua elezione dopo tre anni si ritorce contro di lui: Napoli è una città scassata, disseminata di gioielli - dall'Albergo dei poveri dell'architetto Fuga all'area flegrea punteggiata dalle ciminiere di Bagnoli - che come un metronomo segnano il fallimento di tutte le politiche dispiegate (si fa per dire) fino ad oggi.
L'invito al viaggio potrebbe cominciare da est o da ovest. Nulla cambia in termini di degrado. Fuorigrotta è il biglietto da visita dell'area occidentale. Un quartiere che con le propaggini di Soccavo, Pianura e Bagnoli conta 250mila abitanti. Lo stadio - oggetto di una vertenza pluriennale tra il presidente De Laurentiis e il Comune di Napoli e di progetti di ristrutturazione controversi - è un monumento alle sorti magnifiche e progressive di un'Italia liquefatta come il sangue di San Gennaro. Così la Mostra d'Oltremare, che sorge poco più in là, voluta da Mussolini per celebrare le conquiste coloniali. Tutto sembra un fermo immagine dell'epoca laurina. Davanti i cancelli sbarrati di Edenladia, la Gardaland partenopea, il primo parco a tema realizzato in Europa, campeggia un Sos: «Non possono finire così 50 anni di storia». Più avanti il cinodromo, dove fino a vent'anni fa 280 levrieri correvano dietro una lepre meccanica. A poche decine di metri le macerie del Palazzetto dello sport, teatro delle gesta vittoriose del Napoli basket. Quattro anni prima del cinodromo (1991) si spengono le ciminiere di Bagnoli: una storia infinita pure questa, con una bonifica mai completata, la società che doveva ricostruire l'area - Bagnolifutura - in bilico fra liquidazione e fallimento. I tecnocrati della premiata ditta Bassolino & Iervolino decidono di costruire, sempre con soldi pubblici, una zona termale e l'ennesimo centro congressi (a pochi chilometri dalle Terme di Agnano e dai centri congressuali della Città della Scienza e della Mostra d'Oltremare) completati e mai inaugurati. Le nuove e le vecchie opere marciscono al sole. Al culmine del loro delirio di onnipotenza, con i quattrini degli altri, progettarono una foresta impenetrabile di 120 ettari all'interno della vecchia acciaieria. Ci si aspettava una pioggia di offerte dai più grandi albergatori del mondo. Invece è stata scena muta. Ora il Comune intende correre ai ripari e smontare la variante al piano regolatore all'area occidentale voluta da Vezio de Lucia, l'urbanista bassoliniano che mummificò la città e bollò di simonìa, dunque di essere un demonio, chiunque si opponesse al suo piano urbanistico. Carmine Piscopo, l'architetto napoletano chiamato da De Magistris al capezzale della città solo un anno fa (su 12 assessori il sindaco ne ha sostituiti dieci in tre anni) promette che il nuovo ridisegno di Bagnoli, a cubatura invariata, attirerà l'interesse degli investitori italiani e stranieri che finora hanno disertato le gare d'appalto.
Il quadro è desolante: la crisi azzanna, la città s'impoverisce, le partecipate rimangono un carrozzone costosissimo e inefficiente, mentre falliscono uno dietro l'altro i grandi progetti che avrebbero dovuto restituire a Neapolis lustro e lavoro. Le vicende del Forum delle culture 2013, un marchio posseduto dalla città di Barcellona e ceduto in affidamento al bassoliniano Nicola Oddati, raccontano meglio di un pamphlet le convulsioni partenopee. Doveva essere una grande rassegna internazionale capace di riportare Napoli ai fasti del G7 del 1994, una sorta di Olimpiadi della cultura. Si vagheggiava una pioggia di finanziamenti statali, fino a 150 milioni, con i quali mettere mano anche a opere infrastrutturali. Oddati e i suoi, per preparare l'evento, cominciano a viaggiare per il mondo. Spendono tanto e rendicontano poco o nulla. Nel frattempo, il governo derubrica il Forum da manifestazione nazionale a regionale, tagliando progressivamente i fondi. De Magistris ci mette del suo. Prima nomina Roberto Vecchioni (che si dimette), poi l'ambasciatore Francesco Caruso (che si dimette), infine Sergio Marotta (che si dimette). Se ne va dal comitato scientifico anche Peppe Barra, un'icona della musica partenopea. Non c'è un progetto, mancano gli impiegati, la cassa è a corto di quattrini.
Scocca il 2013, la data del Forum. Gli organizzatori sono costretti a spostare l'evento dalla primavera all'autunno del 2014. Uno scuorno, come si dice a Napoli, per una manifestazione già inserita in calendario nel lontano 2008. Fuori tempo massimo, Caldoro e De Magistris si decidono a usare il pugno di ferro: commissariano il Forum e conferiscono pieni poteri al commercialista Alessandro Puca. Non funziona neanche stavolta. E pochi giorni fa rimuovono Puca, che a sua volta ricorre al Tar, per presunte irregolarità contabili. Una farsa. Il neodirettore del Corriere del Mezzogiorno, Antonio Polito, li chiama «i caduti del Forum». Ecco allora che arriva il decreto di nomina dell'ultimo commissario, Daniele Pitteri, uno che di mestiere organizza eventi culturali. A lui toccherà spendere i 16 milioni stanziati per la manifestazione, 11 per Napoli e cinque per il resto della Regione, ma in cassa al momento ce ne sono solo due. Risultato: i catalani sono così irritati per come è stato maltrattato il marchio che potrebbero chiedere i danni. Così finisce l'alleanza tra la Barcellona autentica e quella putativa. Si spara alto, poi si precipita tra le umane miserie e gli spaventosi limiti organizzativi.
Vogliamo parlare di monnezza? All'indomani della sua elezione, il sindaco De Magistris urla al mondo che la monnezza sparirà dalle strade e Napoli arriverà al 70% di differenziata. La prima promessa è stata mantenuta con l'aiuto della regina d'Olanda, foraggiata dai napoletani con 20 milioni all'anno più il 20% di tasse. La seconda, no. Si viaggia intorno al 27 per cento. E il sindaco, durante un forum con i giornalisti del Corriere del Mezzogiorno, ammette: «L'ho detto in un momento di euforia». Niente vero, lo contraddice il suo vice e assessore all'Ambiente, Tommaso Sodano: «Il 70% entro il 2015 è un obiettivo sancito dalla legge». Il vicesindaco dice al Sole 24 Ore che le condizioni di Asìa sono drammatiche: «Seicento dipendenti su oltre 2.400 con età media di 57 anni e ridotte capacità fisiche». La città è sporca? Asìa dispone solo di dieci spazzatrici. Ma il dato più sconcertante è un altro. A sei anni dalla catastrofe di monnezzopoli, con le immagini di Napoli che fanno il giro del pianeta, l'umido raccolto con la differenziata continua a essere inviato ai siti di compostaggio di Padova e del Friuli. Con i costi conseguenti. Sodano allarga le braccia: «Le tre gare d'appalto per un'area di compostaggio da 30 mila tonnellate nella zona di Scampia sono andate deserte». Il motivo è semplice: il 2013 è stato l'annus horribilis dell'amministrazione De Magistris. Le banche hanno chiuso i rubinetti a chiunque avesse tra i suoi clienti Palazzo San Giacomo. Rischio insolvenza in agguato (si veda l'articolo in pagina). Il vicesindaco è ottimista: «Il peggio è alle nostre spalle».
Il lavoro non manca. I cassetti degli assessorati grondano progetti: la mensa dei poveri e il coworking all'Albergo dei poveri, la riqualificazione di Napoli Est, con investimenti privati di 2,3 miliardi, una nuova cordata per Edenlandia. Il problema sono i tempi. Biblici. Ci sono voluti vent'anni per vedere una rete metropolitana attraversare le viscere di Napoli. Un'idea di Bassolino, comprese le opere di arte contemporanea che costellano l'underground. La stazione di via Toledo sembra una sala del Moma di San Francisco. Piccoli capolavori di estetica. Che dimostrano come Napoli possa ancora produrre bellezza e modernità.
Ma i napoletani non dimenticano. Il blog di Totonno è tappezzato di insulti all'ex sindaco e a De Magistris, «chillo curnut ca pensa a' regat d'a America's cap». Molti osservatori gli rimproverano di non aver dichiarato lo stato di dissesto non appena eletto. Un errore che l'ha costretto a convivere con le casse comunali eternamente vuote. A complicare le cose c'è l'isolamento del sindaco: il movimento arancione da lui ideato è naufragato, l'Idv è imploso, e pure il Pd non si sente tanto bene. Già, il Pd: un disastro nel disastro. Nel bene o nel male Bassolino è stato l'ultimo politico nazionale di rango prodotto da un partito che pure ha una grande tradizione. Da anni, invece, solo una confraternita di burocrati e affaristi. Il pessimo risultato del Pd in Campania, ha scritto Roberto D'Alimonte, ha determinato la mancata vittoria di Bersani alle ultime politiche. E ora, alle Europee, rischia di sancire quella di Renzi. Una frammentazione che non risparmia il Centro-destra e si riverbera negli equilibri della maggioranza. Il sindaco rimane in sella con il sostegno di un paio di voti dell'Udc. Sembra di essere tornati alle contrattazioni della Prima Repubblica. Gianni Lettieri, leader di quel che rimane dello schieramento conservatore, continua a proporre una sorta di grande coalizione. Spiega: «Napoli ha di fronte a sé dei problemi così drammatici che esigono il coinvolgimento di tutte le forze politiche». Proposta ragionevole ma impraticabile per la netta opposizione del sindaco. Bordate arrivano dalla Cisl. Dice il segretario regionale Lina Lucci: «Il paladino della legalità se ne infischia della trasparenza. Voleva fare la rivoluzione con il popolo e non dialoga neppure con le parti sociali». La Lucci è stata la prima a denunciare il caos nella gestione del corpo dei Vigili Urbani, blanditi con premi e bonus distribuiti a seconda degli schieramenti di potere interni a Palazzo San Giacomo.
È doloroso ammetterlo, ma il rinascimento della terza città italiana è di là da venire. Mirella Barracco che fu una delle protagoniste della primavera napoletana, lo ha spiegato di recente senza giri di parole: «Tutti i sindaci degli ultimi anni, non solo De Magistris, appena entrati a Palazzo dimenticano l'umiltà, perdono la capacità di ascoltare i cittadini e vedono in ogni critica un complotto». Difficile dirlo meglio.
Tanto per capire... che voto date voi utenti napoletani all'operato di De Magistris?
Un anno fa, stesso autore e stesso quotidiano
http://www.ilsole24ore.com/art/notiz...e-114733.shtml
Il Giro d'Italia passa a Nocera e ciclista urla al pubblico: «Terroni!»
http://www.ilmattino.it/SALERNO/giro...e/692283.shtml
Eh beh dopo Salvini a Napoli, qualcun altro è venuto in Bici!
Aggiornamento: Agnoli: "Ho urlato io 'terroni', ce l'avevo con i compagni"
Un genio!
Ultima modifica di SaTaN SHaRK; 16-05-14 alle 16:20:46
Nella camorra casertana ci sono due categorie di boss: quelli che comandano gli uomini e quelli che comandano le cose. Poi, ci sono i Capi: quelli che siedono al vertice, e non hanno nemmeno bisogno di esibire il potere semplicemente perché è tutta roba loro, uomini e cose.
Il pentimento di Antonio Iovine è la tappa finale di una guerra – nel senso letterale del termine – che la procura antimafia di Napoli ha scatenato contro il clan dei Casalesi negli ultimi tempi. Un gruppo criminale distrutto, ormai, sul piano militare e su quello dell'organizzazione territoriale, ma non su quello economico e finanziario. Iovine è stato un Capo: e se davvero racconterà tutto quello che sa, lo Stato potrà finalmente fare irruzione in quei santuari dove, per almeno vent'anni, si sono accoppiati la Bestia camorrista e l'imprenditoria collusa e la politica sporca.
Il padrino di San Cipriano d'Aversa conosce molto, quasi tutto dei canali di riciclaggio dell'economia casalese. Insieme a Michele Zagaria ha creato holding nei settori dell'agricoltura, del trasporto merci, dell'edilizia, della grande distribuzione che hanno contaminato, come metastasi, il tessuto produttivo regionale e nazionale e internazionale. Imprese pulite dove scorre sangue mafioso affidate a insospettabili manager che ora possono, per la prima volta, essere smascherati.
Un uomo potente, a dispetto del soprannome che lo accompagna fin dall'infanzia («'o ninno», il piccolino). Il pentito Gaetano Vassallo ha raccontato che, solo grazie al suo intervento, venne avviata, a Casaluce, in provincia di Caserta, una maxi-lottizzazione su alcuni terreni agricoli. «Antonio Iovine, dovendo partecipare all'affare della speculazione percependo una percentuale sugli appartamenti – ha riferito il collaboratore di giustizia – intervenne sul sindaco facendo diventare la zona edificabile». Così, senza nemmeno passare per il consiglio comunale.
Un altro pentito, Emilio Di Caterino, ha svelato invece che un'azienda vicina a Iovine ottenne un appalto da 10 milioni di euro a Villa Literno «per la riqualificazione urbana». «L'impresa Malinconico – aggiunse Di Caterino – è notoriamente una impresa di Iovine per cui questi fece sapere che avrebbe provveduto lui a garantire al clan Bidognetti la somma in percentuale sul lavoro». L'azienda «avrebbe dovuto pagare 300mila euro al clan Bidognetti, che comandava a Villa Literno».Ma Antonio Iovine conosce, più di altri, quel grande mistero che continua ad essere la gestione dei rifiuti nelle province di Caserta e Napoli ai tempi delle emergenze del 2004 e del 2008. Perché, in quegli anni, si sono saldate inconfessabili alleanze tra Stato e Antistato. E non si tratta dello sversamento illegale di immondizia nelle cave o nei campi della Terra dei fuochi di cui oggi tanto si parla. Nelle carte giudiziarie, in questi anni, sono affiorati qua e là inquietanti riferimenti a rapporti tra apparati di sicurezza e mafiosi casertani. I primi ad accorgersene furono gli agenti della Dia quando misero sotto controllo il cellulare di Cipriano Chianese, ex proprietario della discarica Resit di Giugliano e «ministro dell'Ambiente» dei Casalesi, considerato vicino proprio al «ninno». In quei brogliacci c'è di tutto. Un ispettore del centro Sisde di Napoli che gli telefona per evitare un trasferimento deciso dai suoi superiori. Uno 007 dell'antiterrorismo che s'incontra con lui nel basso Lazio per parlare di chissà cosa. Due marescialli del Reparto operativo del comando provinciale dell'Arma, alle prese con delicatissime indagini sull'ecomafia, che gli sono amici senza alcun tipo di imbarazzo o di cautela, pur risultando Chianese – c'è scritto nell'informativa – «da un decennio tra i maggiori sospettati di smaltimento di rifiuti, atteso quanto riferito dai collaboratori di giustizia». E ancora un generale delle Forze armate, che non è stato possibile identificare, e un maresciallo proprio della Direzione investigativa antimafia che lo tirano per la giacca per favori e interessamenti o semplicemente per un «caffè».
Cipriano Chianese è stato protetto, in questi anni, nella sua attività imprenditoriale? C'è stato un accordo tra camorra e appartenenti a strutture d'intelligence deviate per lucrare sul business della «monnezza d'oro»? E questa protezione, questi rapporti si sono estesi anche ad Antonio Iovine? Quattordici anni di latitanza non sono facili da sopportare se non si hanno soldi a volontà e un'estesa rete di fiancheggiatori e «talpe» in grado di sabotare le indagini. E Iovine, a differenza di Michele Zagaria, non se n'è rimasto chiuso in una botola sottoterra. Ha girato l'Italia. È stato all'estero. Si è fatto fotografare a Parigi, mentre le polizie di mezzo mondo gli davano la caccia. Se n'è andato a piazza di Spagna, a Roma, esibendo un documento di identità falso a un posto di blocco che non lo ha riconosciuto. Per catturarlo, c'è voluto un fuoriclasse come l'ex capo della Mobile Vittorio Pisani che lo ha braccato per mesi andandolo a stanare laddove nessuno sarebbe andato a cercarlo: a Casal di Principe, nella tana del lupo. In Procura, a Napoli, c'è un fascicolo sugli affari tra alcuni 007 e camorristi, ma è materiale che scotta. Se racconterà anche questo ai pm antimafia Cesare Sirignano e Antonello Ardituro, i suoi contatti con la politica e con le forze dell'ordine e dove ha nascosto il tesoro accumulato in una vita da Capo, Iovine sarà il detonatore di una bomba giudiziaria come rare volte se ne sono viste in Campania.
Sto qua se davvero si mette a parlare potrebbe azzerare mezza classe dirigente di sto paese. Ergo verrà fatto fuori in carcere con un caffè di quelli giusti
Lettoniente ma l'uso della parola pentito mi dà l'orticaria
Intanto...
Spoiler:A Roma, XV Municipio
****** è di nuovo così piena che la portate in altre città?
Anche qui stamattina era pienotto, credo ci sia qualche agitazione/problematica dell'AMA in merito...di solito sotto da me non sono mai disastrati, oggi erano relativamente decorosi ma, semplicemente, talmente pieni da non poterci infilare nulla zona EUR
edit:
http://www.romatoday.it/politica/rac...ni-fiscon.html
ri-edit per fonte di cui sopra e "motivazione" dei ritardi:
http://www.romatoday.it/cronaca/racc...olleferro.html
ri-ri-edit:
vitor ti rompo il culo come giornalista
Vedrai quando esonderà Malagrotta
A qualcuno avanzava una tonnellata di amianto...è l'ha lasciata vicino al centro di raccolta!
Possibile che nessuno abbia visto chi ha abbandonato tutto quell'amianto?
La faccia di bronzo dell'Assessore regionale ai Trasporti
Spoiler:
Pubblicata giornalmente sul suo blog/pagina Facebook
La realtà dei fatti dice invece
Spoiler:Avviso dalle stazioni: “Tutti i treni sono guasti, la Cumana non passa più”
La redazione di Freebacoli è stata appena contattata da uno studente universitario, residente a Bacoli, bloccato alla stazione di Mostra d’Oltremare.Questo è quello che ci ha comunicato.Ribadiamo soltanto che dinanzi a tale scempio, il silenzio degli amministratori locali, dei sindaci, degli assessori, dei politicanti (tutti dediti alla campagna elettorale per le europee), è assolutamente indecente.“Sono sceso in stazione insieme ad altri gruppi di studenti. Hanno annunciato all’altoparlante che il servizio è rallentato a causa di guasti ai treni, con ritardi di minimo 1 ora e mezza e che è preferibile servirsi di mezzi alternativi.Ci siamo recati dal capostazione per chiedere informazioni. Gli abbiamo domandato quanto c’era da aspettare e lui ci ha confermato minimo 1 ora e mezza, ma l’attesa può diventare molto più lunga poichè NON CI SONO PIU’ CUMANE. TUTTE LE MACCHINE SONO AL MOMENTO ROTTE.Gli abbiamo chiesto se il problema riguarda solo una linea o entrambe. Il capostazione ci ha risposto che i treni non passano più su nessuna delle due tratte e ci ha consigliato di prendere altri mezzi.Alcuni studenti di Bacoli e Monte di Procida hanno fatto presente che nemmeno i pullman camminano con regolarità, alcuni hanno chiamato i numeri verdi, ma i centralini non rispondono o risultano intasati. A questo punto il capostazione ci ha consigliato di farci venire a prendere o di prendere altri pullman per raggiungere la metro. Dopo queste parole la stazione si è svuotata, sono andati tutti via, è deserta.
Non vi sono cartelli, le porte continuano a restare aperte ma di fatto i treni non camminano. E decine di altri studenti sono rimasti bloccati in altre stazioni senza poter tornare a casa. E’ pura follia”
Dopo la Circumvesuviana, MCNE, adesso anche la Cumana è temporaneamente morta!
Adesso mancano Circumflegrea e Linea 2 e possiamo scordarci i trasporti regionali!
cavalli e diligenze
Io ieri l'ho presa la Cumana da Agnano...mi dite che Lunedì è meglio se mi sto a casa?
oggi abbiamo ucciso la prima blatta,è venuta prima del previsto.
ma una disinfestazione,no,eh?
qua tra caldo,monnezza e sporcizia...
Da me l'hanno fatta mercoledì.