Era il 1996-1997 chissà, non giravo per i campi del Tennesseeee ♫, ma ero con amici di famiglia e relativi marmocchi al mare in Sardegna.
Posti bellissimi, mare chiaro e sfrontato nella sua meravigliosa naturalezza e anche le ragazze e ragazzine che bazzicavano il posto erano da alzabandiera istantaneo.
A quel tempo non badavo molto alla moda e avevo il classico costume a mo' di slippino -azzurro-, ma non ricordo nemmeno di aver mai pensato al problema erettivo.
Di sera ci si trovava tra tutti i marmocchi per le strade, vicino agli appartamenti affittati, che erano un mix tra turisti e
autoctoni e si giocava a pallone, a nascondino e si continuavano tutti quei giochi che durante il pomeriggio invece si facevano in spiaggia, sotto al sole, tranne entrare in acqua chiaramente o fare i castelli di sabbia.
Quelli più grandicelli andavano lungo una stradina buia verso la collina che portava in campagna aperta, dietro ad una fila spaventosa di fichi d'India e facevano quello che dovevano fare.
Noi più piccoli incuriositi da queste faccende "da grandi" ci siamo decisi una sera di andare a controllare sapendo che poco prima una "coppietta" era andata là a fornicare, non sapendo certamente in dettaglio cosa significasse fornicare.
Prendiamo tutto ciò che può far luce per addentrarci nell'ora spaventosissimo percorso.
Avete presente le vecchie torce con le lampadine da 3 volt (altroché led!) che facevano una luce così flebile che non potevi
vederti manco l'orologio? Ecco quelle! Quelle classiche piccoline che si accendevano girando il fanaletto? Quelle quelle...
Eravamo in tre quella volta, lo ricordo bene, io presi la mia torcetta delle Giovani Marmotte, gli altri degli affari simili e
con il cuor tremante ci avventurammo verso quelle zone misteriose.
Piano piano... badando di stare zitti e soprattutto illuminati più dalla Luna che dalle torcette ci incamminiamo lungo il percorso.
Siamo sempre all'erta, ogni animale che ci passa vicino è come uno zombi che vuole mangiarci, ogni "crack" lontano è qualcuno
che potrebbe averci scoperto...
Ad un certo punto sentiamo tipo delle flebili voci... ci fermiamo e tendiamo le orecchie che nemmeno un coiote affamato in mezzo
al deserto...
Sentiamo qualcosa... "vengo vengo!"
Ci guardiamo in faccia "ci hanno sentito ora il tipo viene a picchiarci!"
Siamo già preoccupati, forse ci avevano scoperto e stavano venendo lì da noi.
Stavamo già per darci alla fuga scombinata quando... "ngghhh ahhhhh!"
Ci blocchiamo, non capiamo bene cosa stia succedendo, ci riguardiamo in faccia, deglutiamo in sincrono.
Ci rendiamo conto che nessuno ci ha scoperto.
Sentiamo ancora delle voci sia di ragazza sia di ragazzo in un miscuglio, tutte assieme "ah sì, uuuhhh" e robe simili.
Antonio bisbiglia "forse stanno male", noi lo guardiamo "che facciamo?".
Decidiamo di andare a guardare
Davanti a noi una scena terribile, il settimo sigillo rotto, il demonio in terra, un nuovo format di barbara d'urso: una giovane
ragazza (16 anni forse), Sara, mezza nuda, con degli shorts azzurri abbassati e una tshirt bianca alzata fino a mostrarle il
piccolo seno, ricoperto da quello che allora pensavamo fosse "acqua, sputo, tanto sputo o forse pipì" giaceva quasi addormentata
sul terreno vicino a quelli che poi identificammo come serpi, davanti a lei o per meglio dire quasi sopra di lei c'era Luigione, chiamato così perché era grosso -dappertutto a quanto pare-, con i pantaloni abbassati e il coso di fuori.
All'inizio non ci notarono, ma poi Luigione si girò, occhi di bragia e disse "tu Fulvio, sii maledetto, tu e le generazioni che
seguiranno dopo di te, il tuo sangue e il tuo spirito, i figli dei figli dei tuoi figli!" e proseguì con voce ancora più cupa "
prenderò la tua testa, la scarnificherò con le mie unghie e ci urinerò dentro!" e ancora rivolgendosi agli altri "seppellirò i
vostri cadaveri lungo l'argine del fiume dove nessuno mai vi troverà, ma prima prenderò i vostri intestini e ve li legherò
attorno al collo...". Sara si girò di scatto, ci guardò anche lei con uno sguardo vacuo e disse qualcosa in una lingua sconosciuta, ma che ci fece rabbrividire.
Un sorriso quasi deforme si formò sul suo viso, la sua espressione cambiò radicalmente, intravedemmo una lingua che sembrava biforcuta uscire dalla sua bocca...
Scappiamo furiosamente, urlando e spintonandoci fino a giungere in paese, io persi anche la torcetta.
Il giorno dopo decidemmo di non farne parola con nessuno.
Sara e Luigi non furono più visti.
I genitori fecero denuncia di scomparsa dopo 2 giorni.
I carabinieri trovarono dei serpenti morti e dissanguati e dei pentacoli disegnati sul terreno nella zona del nostro incontro.
Mia madre mi chiese "Fulvio, tu li hai più visti a Sara e Luigi?".
Io risposi "sì, stanotte erano fuori nel balcone della mia finestra".