Quello per me è un problema del Codice Penale, che non è male ma contiene alcune pippe mentali da giuristi, impreziosite -dagli anni '30 quando ne uscì la prima prestigiosa edizione- da 80 anni di ulteriori strapippe mentali di sempre più scadenti legulei.
Io il C.P. lo semplificherei alquanto, accorpando alcuni reati (es. corruzione per un atto d'ufficio e per un atto contrario; in alcuni casi, es. concessione di autorizzazioni in casi borderline in cui i presupposti per concederle sono opinabili, il confine è pippa mentale) e lasciando un maggior margine di discrezionalità per la pena (cioè tenendo il minimo della pena del reato meno grave ed il massimo della pena del reato più grave).
O almeno in teoria. Perché poi leggo di certe sentenze e mi vien da pensare se sia davvero il caso di affidare maggiore discrezionalità a certa gente.
Mi chiedo se sia il sistema ovvero il contenitore che non va, o se siano i suoi contenuti ovvero i magistrati.Però, su questo forum, è da più di 13 anni che qualcuno fa notare come, una costante della giustizia italiana, siano le condanne in primo grado e le assoluzioni nei gradi successivi. A riprova della solidità e delle finalità del sistema giudiziario. Quindi io non mi agghiaccerei affatto.
Lo dico perché ormai conosco molti giurisprudenti, e molti di loro ha un affascinante modo di ragionare quasi logico, dove in quel quasi si nascondono un sacco di fregature -imho.
Ho la sensazione che ci sia qualcosa che non va nella formazione dei giuristi, ovvero nelle facoltà di Giurisprudenza. Ma è solo una sensazione, non ho "prove".