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- La Repubblica -
LA notte più lunga della Fortitudo, passata, dopo Napoli, ad arrovellarsi la mente tra l´occasione perduta e l´ostilità di un ambiente che non è piaciuto, spediva la truppa dei giocatori, tra schienali abbassati e compact disc nelle orecchie, a casa in pullman. A lato, sorpassava in tromba, seminando il torpedone, il Gran Cherokee di Teoman Alibegovic, rientrato di botto a Bologna, dopo aver caricato con sé Jasmin Repesa.
Silenzioso, ancora nero per sconfitta ed atmosfera del PalaBarbuto, il coach dovrebbe parlare oggi, vigilia di un´incerta e nebulosa gara 3, domani sera al PalaDozza (e in diretta Sky). Ieri, dopo il riposo mattutino e prima della sgambata pomeridiana, Repesa s´è concesso giusto caffè e giornali al Caffè Atlantico.
A pochi metri, parlava infatti il gm. Amareggiatissimo, s´è definito, abusando del superlativo. Terminato poi il caffè shakerato, da agitare c´erano solo i pensieri della notte. «Esci dalla partita e hai in mente solo qualche flash: poi, in macchina, cominciano a venire tutti fuori, alla rinfusa». Suggestivo. Ma l´analisi di Alibegovic si stacca presto dal poetico, puntando deciso al sodo.
«Già dall´arrivo m´ero accorto di quanto l´ambiente era tosto. Ma anche oggi mi chiedo perché si sia arrivati a questo punto. Quale? L´aver voglia di venire a vedere l´allenamento del mattino insultando staff e giocatori con offese assurde, anche a familiari. O l´aver voglia di aspettare la fine dell´allenamento per replicarle. O aspettarci al pullman, all´ingresso del palasport. O suonare le trombette, che sarebbero vietate, dietro la panchina di Jasko durante i time out. All´intervallo, poi, ero scioccato: sputi ai giocatori, piante sradicate e tirate a Repesa, botte al tendone. Ma perché? Ha ragione Messina: l´aria è insopportabile, e non l´ho vista né in Turchia, né in Grecia, né in Jugoslavia. Poi è chiaro, gli arbitri ne escono condizionati, e le direzioni escono insufficienti proprio per le difficoltà ambientali. Che non dovrebbero essere permesse».
Ci sarebbero i rapporti della Legabasket, e i funzionari spediti sui campi. Evidentemente le relazioni, chissà quanto accurate, non bastano. Ma il concetto è chiaro, e Alibegovic scuote più volte la testa, evitando di parlare di complotti o di climi creati ad arte.
«Credo solo - si limita - che attorno a questa squadra, Napoli, l´ambiente sia talmente carico che sta sfuggendo al controllo. Ripeto: in Italia le trombe non sono permesse, e gli sputi sono ferite morali peggio di un pugno. Non mi permetto di dire che questo clima sia un segno di inferiorità: dico solo che per quel mio "picchiare", sentito tante volte da altri operatori, mi hanno crocefisso. Qui si continua a parlare di arbitri, e noi abbiamo scelto di non commentare: l´abbiamo fatto, anche in Eurolega, costruttivamente, e anche dopo gara 2 potrei contare dieci episodi dubbi finiti per Napoli. Ma vogliamo essere positivi, e il pubblico di Napoli, che viene da Maradona e gli scudetti, ha un Dna diverso da quello non sportivo visto negli ultimi tre giorni».
Di positivo, annusando il clima, non c´è granchè. L´impressione che gara 3, domani sera al PalaDozza, rischi di diventare una tonnara, la si avverte e la si legge pure tra le righe dei forum sulla rete. «Per me, quel che succederà domani è un punto interrogativo. Mi chiedo: cosa possiamo dire ai giocatori se i club sono i primi a mandare certi messaggi? C´è poco spazio per sistemare la questione, e abbiamo omai capito che il clima è duro. Farò di tutto perché quello che è successo lì non succeda qua. Poi, anch´io vorrei parlare di roba tecnica, di Belinelli che viene rispettato la metà di quello che merita il secondo giocatore più forte del campionato, e dei calci antisportivi visti. Ci urlano "Ladri ladri"... La Fortitudo? Forse chi lo strilla non conosce la storia dagli anni ‘90 in avanti...». La storia attuale, invece, è questa. Bollente.