mi sembra che i nostri amici Wu Ming abbiano cercato un po' troppo di riapplicare lo schema (stravincente) già letto in Q.
In quest'ultimo, avevamo il grande capitano Gert Dal Pozzo che per anni viveva (più o meno consapevolmente) lo scontro a distanza con il diabolico nemico Q, fino ad arrivare al gran finale con incontro e colpo di scena sulla sua identità.
Il protagonista è unico, indimenticabile e dotato di tutti i pregi che un uomo può collezionare: è intelligenissimo, colto, studioso, forte, coraggioso, imbattibile stratega, fortunato, indefesso combattente, misterioso, paraculo, sciupafemmine.
Nell'armata, lo schema è esattamente identico (conflitto a distanza, rutilante scontro finale e colpo di scena con agnizione inattesa) se non che, là dove avevamo un unico incredibile protagonista, qui ne abbiamo tre che (forse in maniera più credibile) si spartiscono grosso modo le stesse caratteristiche positive. Il dottor D'amblanc (colto, saggio, intelligente, studioso ma quando ci vuole anche uomo d'azione dal passato doloroso), Leo/Scaramouche (eroe misterioso, coraggioso lottatore e sciupafemmine paraculo) e Marie (pratica, incorruttibile, coraggiosa, incapace di vivere sottomessa e anche lei con un doloroso passato avvolto nel misterioso).