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Si, ricordo. Tutto accadde in una comune partita di Champions League, Lazio-Sparta Praga, seconda gare della prima parte della Champions 2003/2004. Ero allo stadio. Sentivo in me scorrere emozioni contrastanti, pensieri reconditi che venivano a galla, tensione alle stelle e finalmente il fischio d'inizio. Partiamo bene, attacchiamo con continuità e sento che saremo noi a passare in vantaggio, sbagliamo come sempre occasiono da gol molto ghiotte e la beffa nn tarda ad arrivare, lancio lungo a cercare la punta Ceca, incredibilmente Mihajlovic nn riesce a raggiungere la palla, l'attaccante è solo davanti a Peruzzi e...gol. Siamo sotto e tutto il mondo mi cade addosso, dopo un grande inizio ci troviamo inaspettatamente sotto. E allora mille pensieri affollano la mia mente, rabbia, dolore, voglia di andare avanti, si incita ancora di più la squadra in un momento così delicato, ma è tutto inutile, un'azione confusa, troppo confusa, la palla che stanzia insidiosa nella nostra area e...ancora gol, sotto di due e tutto da rifare. Duplice fischio. E con esso l'apparenza della morte, lacrime che nn hanno la forza di scendere ma che premono, rabbia inconscia che è sul punto di esplodere, ma si ricomincia, passa 1 minuto ed è gol, Simone Inzaghi, rapace getta la palla in rete ed è il delirio, i pensieri passati si cancellano, l'euforia prende il sopravvento, la convinzione di potercela fare emerge, si urla, si incita ed è calcio di rigore. Silenzio, chiudo gli occhi, li riapro, nn ho il coraggio di guardare, un attimo lungo un infinito e poi breve rincorsa e gol. Allora si da il via ad ogni emozione, ci si scatena, nn si pensa ad altro, nn esiste altro, nn esiste scuola, lavoro, obblighi, problemi, fidanzate, mogli, amici, figli, esiste solo l'urlo che presto tornerà.