In questi anni mi sono spesso chiesto come sarebbe stato scrivere il mio ultimo editoriale per TGM. Mi immaginavo una gestazione lunga, accompagnata da mille revisioni, da lacrime versate, da pensieri che si rincorrono riportando la mente ai momenti in cui ho cominciato, al primo pezzo scritto e alle notti passate nella redazione di Via Carducci, quando ancora la bandiera che sventolava era quella di Xenia di Riccardo Ferri e Stefano Monti, i primi a credere in me. Beh, sbagliavo.
La verità è che sono qui, 208 numeri dopo, mentre le ciano aspettano solo il mio pezzo per andare in stampa, a scrivere sul mio Mac con un foglio bianco di fronte.
Seduto al mio fianco c'è Claudio. C'è sempre stato, in questi anni. E' preciso, puntuale, una roccia. Soprattutto, è un amico. Ora è il suo momento e, ve lo confesso, non potevo sperare in niente di meglio per la famiglia di TGM.
Non la ho scelta a caso questa parola.
Perché TGM è ancora qui proprio per questo motivo: siamo un gruppo di amici che sono cresciuti insieme raccontando i videogiochi all'Italia. Abbiamo vissuto esperienze intense, siamo diventati grandi l'uno al fianco dell'altro numero dopo numero. Non ci siamo mai considerati colleghi. Siamo sempre stati — e sempre saremo — una famiglia.
Penso a Ivan, per esempio. Con lui mi sono scontrato un sacco di volte, spesso anche passando il limite. Ma siamo sempre stati capaci di chiederci scusa, di riconoscere i nostri errori. E sì, lo considero quasi come un fratello (c'è il quasi che altrimenti poi si allarga, eh). E cosa potrei dire di Mirko, che leggevo avidamente quando ero un ragazzino? TMB mi ha insegnato un sacco di cose con il suo modo di fare sempre pacato e misurato. Lo stesso hanno fatto Mario e Roberto, due facce opposte di una medaglia bellissima, capace di sopportarmi e supportarmi sempre, buttando il cuore oltre l'ostacolo in ogni occasione. Non posso dimenticarmi di ringraziare le persone con cui ho cominciato, quelle che più hanno condizionato il mio modo d'essere oggi, come Lalex, MA, MAO, Max, il Barone Bossetti, Gaaaahburri, il Duspa, il Raffo e SS, né quelle che ho incontrato nel mezzo del cammino, da Andrea Minini a Paolo Paglianti (ehi, GMC Sux!), da Max Rovati a Carletto Barone, da Gianluca Loggia a Claudio Tradardi, da Ugo Laviano a Marina Albertarelli, da Mattia Ravanelli a Raffaello Rusconi, o le new entry che poi new entry non sono, come Davide Mancini e Marco Tassani, due persone splendide e capaci di regalare serenità a tutto il gruppo. Un grazie lo devo anche anche a Danilo, Tobix, Nicolò Digiuni, Annina, Patriaggine, Riky, Rikkomba, Paolone. Grazie anche a tutti i PR che ho fatto ammattire e che mi hanno fatto impazzire e soprattutto a voi, cari lettori.
Siamo cresciuti assieme.
II grazie più grande, dopo quello a Olga e Giacomo, ì migliori genitori che potessi sperare di avere, va però a mia moglie Valentina, senza la quale davvero non sarei niente. La verità è che adesso ho realmente un groppo in gola. E la colpa è delle immagini stupende che questa rivista e queste persone negli anni mi hanno permesso di collezionare.
C'è però una cosa che mi permette di rendere più dolci queste lacrime: la consapevolezza che TGM esisteva prima di me, è sopravvissuta a scellerati cambi di logo ed editori, e continuerà a esserci anche dopo. Perché TGM, alla fine, è molto più che una rivista. E una famiglia. Una famiglia di cui io sarò per sempre il fan numero uno.
Davide "ToSo" Tosini