Lettera aperta al Campione del Mondo in carica alla luce delle sue recenti esternazioni
Non mi interessa se hai detto “la verità”. La verità è una e appartiene all’osservatore terzo e imparziale, se esiste; tu, al massimo, possiedi la tua versione dei fatti. E non dici niente di nuovo.
Non mi interessano nemmeno quelli che ti attaccano gridando al sacrilegio del Grande Totem Eptacampione, che è umano e fallibile, o che biasimano il gesto perché lui ora si trova in gravi condizioni. Nelson Piquet dovrebbe essere stato fulminato e incenerito già svariati milioni di volte per come parla di Senna.
Mi interessa che tipo di campione vuoi essere: hai scelto – mi pare – di essere colui il quale si arroga tutti i diritti in virtù di un grande talento e di innegabili successi. Diritto di sbeffeggiare gli avversari – compagno di squadra in primis – e di mancare di rispetto, anche a milioni di appassionati. E questo tipo di campione non mi piace. Un campione “lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”, non solo da quanto è bravo a vincere gare. E poi …
Caro Lewis Hamilton, questo è uno sport di squadra: se vinci non sei da solo.
Caro Lewis Hamilton, è dal tempo della favola del rospo e del bue che fare paragoni e sfidarsi a chi è più grosso non porta bene.
Caro Lewis Hamilton, ci sarebbe anche la questione della trave nell’occhio tuo e delle due bisacce di Giove: sono interessanti benché nessun rapper ne abbia mai disquisito.