Anch'io mi sono intrippato sul finale di Ubik e chi l'ha capito mi potrebbe dire se ho indovinato.Mr Skellington ha scritto mer, 05 gennaio 2005 alle 22:13
Ubik senza dubbio,il finale è geniale
Spoiler:
Anch'io mi sono intrippato sul finale di Ubik e chi l'ha capito mi potrebbe dire se ho indovinato.Mr Skellington ha scritto mer, 05 gennaio 2005 alle 22:13
Ubik senza dubbio,il finale è geniale
Spoiler:
La natura proietta se stessa infinte volte.
Dai ditemi che ho indovinato?
"Palmer Eldrich" NON fa parte della trilogia di Valis (che comprende Valis, Divina invasione e La trasmigrazione di Timothy Archer).
Che poi dire trilogia di Valis fa troppo Rambo 1,2,3 la vendetta col furgone...sono accomunati da certi caratteri e temi, più che altro.
Mi sono avvicinato da poco a Philip Dick grazie al film Blade Runner ispirato ad un suo libro. Però vorrei sapere se sarebbe meglio cominciare da La svastica sul sole o da Ubik??? Che mi consigliate tra questi due??? Li ho citati perchè sono considerati da molti i capolavori dello scrittore e quindi vorrei incominciare da loro.
P.S. Come trama mi ha molto ispirato anche Labirinto di Morte?? Secondo voi merita??
io direi di topparlo un topic su dick, visto che richieste del genere si ripetono quasi ogni mese.
quanto alla tua richiesta, sono entrambi bellissimi: forse il primo è un po' più intellettualoide (e pesante), il secondo è un po' meno ragionato ma acchiappa di più. però per cominciare forse è meglio la svastica sul sole... con ubik potresti perderti nella miriade di universi paralleli e labirinti dickiani
la Svastica sul Sole!
è stato il primo libro di Dick che ho letto e mi ha spinto a leggerne molti altri! NOn dimenticarti I simulacri ( altro capolavoro )
tra i meno noti ti consiglio:
Scorrete lacrime disse il poliziotto
La penultima verità
Illusioni di potere
E di Labirinto di Morte che ne pensate? E' valido come libro?
mah, io non l'ho letto, ma credo che i romanzi importanti di dick siano soprattutto altri (ossia, quelli che ho comprato io )
Ho finito di leggere La svastica sul sole. Molto bello e anche particolare, effettivamente è un po' tostarello ma cmq che mi consigliate come libro da leggere ora???? Possibilmente più facile di questo che ho appena letto.
Ma hai già letto
"ma gli androidi sognano pecore elettriche?"
Perché è molto differente dal capolavoro di Ridley Scott !
Comunque procuarti anche i suoi racconti che sono eccezionali
Il mio preferito è:
Le tre stimmate di Palmer Eldritch
Penso sia il più allucinato di tutti
lo sto leggendo ora, mi mancano un centinaio scarso di pagine, finora veramente bello.TomBombadillo ha scritto sab, 18 giugno 2005 alle 20:14
Il mio preferito è:
Le tre stimmate di Palmer Eldritch
Penso sia il più allucinato di tutti
uppappappà
uppappappà
uppappappà
Ho appena terminato la "Svastica sul sole" e vorrei approfondire prossimamente le opere di Dick. Ho visto che in questo topic molti consigliano Ubik, merita? Altri suggerimenti?
Ubik stramerita!! Hai mika letto la mia recensione ? ( l'ho postata di recente )... sono abbastnza molto assai FANS di questo scrittore... ti consiglio tutto di lui..pure a caso..
ma x non brancolare nel buoi :
Illusioni di Potere
I Simulacri
La penultima verità
( e poi ti direi Le 3 stimmati di Palmer Eldrich... ma non l'ho ancora letto - ce l'ho sulla readlist... è il prossimo ! )
EDIT: ma che ho scritto?
se non ho ancora letto un libro le recensioni cerco di non guardarle
Ok segnati
a parte che mi segnalo da solo per aver ucciso l'italiano in un post solo ( ma davvero cosa ho scritto ) molti di quei libri si trovano in economicissime edizioni Urania..altri sono stati appena ristampati anche da case minori.. Le 3 stimmatti ecc ecc l'ho pagato 7 euri in edizione Fanucci ( non male )...
dulcis in fundo: le recensioni di solito non rivelano nulla ( spoiler docet ) , almeno le mie, e potrebbero anche aiutarti ad orientarti
Io "La svastica sul Sole" l'ho presa in edizione Fanucci e devo dire che mi ha soddisfatto in pieno (sia per il prezzo, sia per la presenza di una postfazione che mi ha chiarito alcuni dubbi ).a parte che mi segnalo da solo per aver ucciso l'italiano in un post solo ( ma davvero cosa ho scritto ) molti di quei libri si trovano in economicissime edizioni Urania..altri sono stati appena ristampati anche da case minori.. Le 3 stimmatti ecc ecc l'ho pagato 7 euri in edizione Fanucci ( non male )...
dulcis in fundo: le recensioni di solito non rivelano nulla ( spoiler docet ) , almeno le mie, e potrebbero anche aiutarti ad orientarti
Quindi mi sa che in futuro opterò nuovamente per Fanucci
Volevo segnalare che su Il Venerdì di Repubblica di oggi c'è un bell'articolo, Dick, il genio di Blade Runner un po' schizoide (ma pazzo no) firmato Valerio Evangelisti
Ho creduto di fare cosa gradita a molti copiando l'articolo di cui parlavo sopra
Spero di non violare nessuna legge dello stato
E se l'ho fatto, spero non se ne accorga nessuno
Dick, il genio di Blade Runner
un po’ schizoide (ma pazzo, no)
di Valerio Evangelisti
La più nota delle interviste filmate a Philip K. Dick, pochissime e rare, lascia un senso di sconcerto. Fu fatta verso gli inizi degli anni Settanta. San Francisco, la città in cui lo scrittore viveva, continuava ad essere uno dei maggiori centri della contestazione pacifista e per l’eguaglianza razziale.
A un certo punto dell’intervista, dopo essersi dilungato sui misfatti dell’amministrazione Nixon e sul controllo esercitato sui movimenti da Cia e Fbi, si inizia a comprendere come lo stesso Dick si consideri un sorvegliato speciale. Lo starebbero spiando e pedinando, quasi fosse un pericolo per il paese. Un’idea risalente all’effrazione del suo appartamento, pochi anni prima, che lo spinse a stabilirsi per qualche tempo in Canada.
Vero o falso? Pare che a qualche forma di sorveglianza fosse sottoposto, ma certamente ne esagerava i termini. Il che spinge a chiedersi se il massimo poeta della realtà fittizia fosse di sua indole paranoico. La risposta è controversa.
Un noto editor e documentarista francese specialista in fantascienza, Patrice Duvic, fu ospite di Dick per diversi mesi ed ebbe modo di osservarne i comportamenti quotidiani. Il suo responso è netto: Dick era un bugiardo matricolato. Con le sostanze allucinogene aveva meno familiarità di quanto pretendeva e, fosse o no spiato dai servizi segreti, conduceva una vita tutto sommato tranquilla e normale. Almeno in quel periodo, Dick non era più succube delle droghe che lo avevano costretto a una terapia per disintossicarsi. Tuttavia continuava a presentarsi come tale (e come irriducibile nemico del sistema) a chiunque lo interrogasse in merito.
Sia ver itiero o esagerato, questo lato esibizionista di Philip K. Dick (nato nel 1928, morto nel 1982), sarebbe comunque una dimostrazione, assieme al suo rapporto difficilissimo con le donne, del suo temperamento schizoide. Dove schizoide non significa in nessun modo schizofrenico.
Checché ne pensino alcuni suoi biografi – incluso il più noto in europa, Emmanuel Carrère – nulla porta a ipotizzare una follia di Dick. Non mancarono nella sua vita episodi psicotici, tuttavia rimasero isolati e non incrinarono la coerenza di un pensatore originale e profondo, che non fu filosofo solo perché ritenne che la fantascienza, con la libertà che assicurava, gli consentisse di esporre e divulgare la sua concezione del mondo.
La vita di Dick non è, nei dati esteriori, particolarmente interessante. Nato a Chicago in un ambito familiare in disfacimento, trasferitosi in California a cercare fortuna, trovò in un genere letterario allora negletto e confinato a riviste dalle copertine volgari un mezzo per campare. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, alcuni autori americani di fantascienza erano in effetti ben retribuiti, per quanto la critica li ignorasse. Dick, però, non fu mai considerato, nemmeno nel campo ristretto in cui operava, scrittore di Serie A. Tentò vari approcci alla narrativa generale (soprattutto con un romanzo straordinario, Un Oscuro Scrutatore, pubblicato nel 1977). Non ebbe alcun riscontro. Cominciò a essere rivalutato solo negli ultimi anni della sua vita, da parte della critica specialistica europea, anzitutto francese. Oggi è ritenuto uno dei maestri del romanzo americano post-moderno, e gli omaggi si sprecano.
Parlavo di episodi psicotici che occorsero a Dick, peraltro totalmente sano di mente. Nel 1963, mentre camminava tranquillamente per strada, avrebbe alzato gli occhi e visto nel cielo un’enorme maschera di metallo che lo fissava. Così riferisce. Undici anni dopo, l’incontro con una venditrice porta a porta, con uno strano ciondolo al collo, e un misterioso “raggio rosa” gli avrebbe fatto intuire la verità. Dal primo secolo dopo Cristo un impero invisibile ci farebbe percepire una realtà alterata, per mantenerci sotto il suo dominio, e nulla di ciò che scorgiamo esiste effettivamente.
Sembrerebbero le convinzioni di un pazzo. Smettono di esserlo se si considera la smisurata cultura di Philip K. Dick. Nessuno scrittore americano di fantascienza, finché lui visse, gli stava alla pari. Divorava Jung e la psicoanalisi freudiana, conosceva a menadito la letteratura ermetica e Plotino, assimilava gli autori gnostici della tarda latinità e i filosofi contemporanei. Finì per convincersi dell’esistenza di un Dio nascosto e sonnolento, soppiantato da un Demiurgo che opera il male fingendosi l’altro. La realtà che conosciamo è un’illusione ottica allestita da costui: solo l’azione attiva degli umani, particelle di un cosmo vivente e intelligente potrà destare il Dio che dorme, dato che è il pensiero attivo degli esseri senzienti ad aver dato forma alla divinità, latente in un mare universale di energie psichiche.
Mi fermo qui, però credo che una cosa sia chiara. Uno scrittore capace di elaborare una concezione del genere, e di approfondirla di romanzo in romanzo, non può essere né dileggiato (col definirlo “pazzo”) né trascurato. In effetti oggi pochi negano la sua influenza. Peccato che, essendo stato Dick autore soprattutto “di genere”, il riconoscimento letterario gli sia stato tributato post-mortem. Senza contare che alcune teorie scientifiche contemporanee, come quella dell’ ”universo olografico”, paiono confortare, sul piano sperimentale, certe sue tesi.
Quanto all’uomo Dick, non va visto né come un profeta né come un folle. Fragilissimo e in quanto tale cauto all’estremo, colse con la propria sensibilità esacerbata ciò che altri non vedevano: a volte miraggi, altre volte anticipazioni. Mise tutto per iscritto, e fù così – forse – che si salvò dalla psicosi. Sia onore a uno scrittore di tanto talento. E adesso attenti al cielo: la maschera di ferro la si vede di rado, però c’è
Aggiungo "un oscuro scrutare",
ma con le tematiche classiche di Dick centra ben poco...
L'articolo è incredibile, grazie Ragnarokker
Grazie ragnarokker se hai infranto qualche regola non saprei... ma io non faro' la spia