A pochi giorni dall'uscita di Vista, il sistema operativo che, almeno nelle intenzioni di Microsoft, dovrebbe risollevare il PC gaming, e che le aziende sembrano già apprezzare parecchio, adottandolo ad un ritmo superiore di quello registrato per Windows 2000, cominciano a sollevarsi alcune perplessità proprio nell'ambito ludico.
Nessun editoriale anti-Microsoft, per carità, mi limito a segnalare interventi fatti da persone più autorevoli del sottoscritto, come John Carmack di id Software, piuttosto freddo nei confronti di Vista: «c'erano stati diversi vantaggi per i videogiochi nel passaggio da Windows 95 a XP, mentre di fatto questa volta non ce ne sono. Li stanno creando artificiosamente con le DirectX 10, che non c'entrano niente con il sistema operativo, ma che stanno spingendo per costringere la gente ad aggiornare il SO. Ho come il sospetto che potrei usare XP ancora per diversi anni, senza alcun problema».
C'è poi l'intervento di Alex St. John, uno degli "ideatori" delle DirectX, attualmente CEO e fondatore di Wild Tangent, publisher di casual games, assai preoccupato da alcune "feature" del sistema operativo che potrebbero mettere in crisi i piccoli sviluppatori di giochi indipendenti, che fino ad oggi potevano fare più o meno tutto quel che volevano.
Il primo problema, dice St. John, è legato agli account utenti: dal momento che in Vista si dovranno sempre utilizzare, ogni singolo demo scaricato dalla rete, prima di poter essere installato ed eseguito, richiederà all'utente una serie di passaggi "fastidiosi" come la digitazione della password di root, il cliccare "Ok" su un sacco di finestrelle di sicurezza di Explorer, ecc. Con il rischio piuttosto concreto, al terzo giro di pop-up e alert vari, di far passare alla gente la voglia di scaricare i demo dalla rete, che sono il principale veicolo di diffusione dei titoli casual.
C'è poi il Game Explorer integrato in Vista, che sostanzialmente "raccoglie" i giochi installati sul sistema operativo, e dove gli utenti si aspetteranno di trovare il loro materiale ludico. Uno dei requisiti che gli sviluppatori devono poter soddisfare per registrare il proprio prodotto all'interno del Game Explorer è la classificazione ESRB, pena un "Not Rated" nell'impostazione dei controlli parentali. E se si prova ad eseguirlo al di fuori del Game Explorer, l'applicazione verrà bloccata con richiesta di cancellazione.
Basterebbe attivare la classificazione ESRB allora, dove sta il problema? Semplicemente, nei costi: una valutazione di un titolo - ancorchè piccolo come un casual game - può costare qualche migliaio di dollari, cifra ininfluente per Electronic Arts o Microsoft stessa, che per i loro giochi stanziano milioni di dollari, ma che può incidere parecchio sul budget di piccoli sviluppatori, dove cifre analoghe vengono spese solo per la grafica.
Prima di lanciarmi in facili allarmismi sarà comunque necessario provare per benino Vista: alla fine mi par di capire che per non avere noie di alcun tipo basterebbe non registrare il gioco nel Game Explorer e lanciarlo come un'applicazione qualsiasi, o fregarsene della presenza della voce "not rated", e chi si è visto si è visto.
Certo la posizione preoccupata di St. John è comunque più che comprensibile: i casual games sono per loro natura concepiti per gli utenti più pigri, quelli meno interessati a perdere tempo per cercare di capire come far girare un gioco, quelli che faranno un grande uso di strumenti aggregativi come il Game Explorer, e che andranno in paranoia al pensiero che i propri figli possano giocare a materiale "Not Rated".
Proposta: e se la ESRB studiasse un modo per non far pagare la classificazione agli sviluppatori indipendenti, magari caricando i costi sui grossi publisher?