1. Partecipa agli eventi indie
Non è facile come sembra. Per essere veramente indie, non basta l’atto di presenza ad eventi quintessenzialmente indie (come il MEI di Faenza, appena concluso, o qualsiasi concerto del Covo di Bologna). Esserci non è sufficiente: il vero indie kid deve impiegare almeno un quarto d’ora per arrivare dall’ingresso al primo punto di destinazione (bar, guardaroba, padiglione, stand), perché nel mezzo deve salutare (con due baci sulle guance se femmina, con una virile stretta di mano se maschio) un minimo di cinque persone e/o cinque gruppi di persone diverse. Un bonus viene assegnato a chi, entro cinque minuti dall’ingresso, abbraccia amichevolmente uno o più dei musicisti che si esibiranno nel posto.
All’uscita dal luogo, il vero indie kid deve avere accumulato almeno due indirizzi e-mail di persone con cui scambiare demo o fanzine o a cui inviare articoli, e deve avere tirato su almeno due adesivi, tre flyer, tutte le spillette possibili e un minimo di un EP a tiratura limitata.
Il vero indie kid, infine, ha almeno un amico che fa il giornalista musicale o l’organizzatore di eventi e che può farlo entrare a sbafo.
2. Vèstiti (imperativo) indie
Il principio del vestirsi indie è semplice. La massa degli indie kids è costituita da studenti universitari fuori sede poveri in canna, costretti ad indossare e rilavare ed indossare e rilavare in eterno la stessa maglietta dei Subsonica. Dato che i Subsonica non sono più indie da un pezzo (o quantomeno non sono più cool), l’indie kid ha davanti a sé due scelte:
- indossare la maglietta dei Subsonica sotto un’altra maglietta, dato che quella dei Subsonica ha le maniche lunghe
- fare incetta di magliette a cinque euro presso qualsiasi stand presente a un evento indie.
Il principio del vestirsi indie viene osservato rigidamente anche da chi, per fortuna, nascita o reddito, non avrebbe problemi a rifornirsi mensilmente al più vicino negozio Carhartt.
Frase-tipo: “Non posso uscire così. Sono vestita come Starsky!”
3. Non pettinarti
Il vero indie kid (maschio) deve sempre avere l’aspetto di chi si è appena alzato dal letto. Un principio talmente rigoroso da costringere i possessori di capigliature naturalmente ordinate a spettinarsi con il gel o la cera, per non essere bollati come fighetti o metrosessuali che dir si voglia. Il vero indie kid, quando non è un musicista in tour mondiale, vorrebbe moltissimo esserlo. In mancanza di tour mondiale, si accontenta di avere l’aspetto di chi da un mese dorme su un autobus senza docce.
4. Il vero indie kid non è un indie kid
Ovviamente non basta dire che ti piace Toxic di Britney Spears o che l’ultimo album di Kylie “spacca”. Il vero indie kid deve essere un ex metallaro o un ex rappuso: la condizione di pentito e il background di genere danno credibilità, e permettono di dire cose come “Oh, guarda che io di metal me ne intendo, io ascoltavo gli Iron Maiden!”. Obbligatorio ammirare almeno un cantautore a scelta fra Paolo Conte, Giorgio Gaber e Fabrizio De André. Guccini fra troppo comunista, Battisti fa troppo falò sulla spiaggia e De Gregori fa troppa televisione.
5. Parla indie
Sai cos’è uno split? Quando dici “Fosbury”, intendi il saltatore? Riesci a nominare almeno un gruppo del roster della Domino? Sai cosa vuol dire “roster”? Possiedi una spilletta con scritto “Cinzia mi odia”, e se sì, sai chi è Cinzia?
6. E soprattutto…
Ricordati che ti piaceva di più il demo.